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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Antonio CarpeninoPITTORI: Antonio Carpenino
Particolare di sant'Agostino
ANTONIO CARPENINO
1539
La Spezia, Museo Diocesano
Gloria di san Nicola da Tolentino con la Vergine e sant'Agostino
Si tratta di una tela cinquecentesca che fu dipinta dal Carpenino per celebrare la gloria di san Nicola da Tolentino, per la chiesa di S. Agostino a La Spezia. Il famoso frate marchigiano, agostiniano di grande importanza nel XIV-XV secolo, è stato raffigurato al centro della composizione in piedi, sopra un appoggio marmoreo di forma ottagonale. San Nicola indossa la cocolla nera agostiniana: con la destra impugna un crocifisso che guarda con intensità, mentre con la sinistra impugna un fiore di giglio. Sul petto si nota il sole raggiato, un simbolo che lo caratterizza nella iconografia di ogni secolo. Due angeli gli stanno ponendo in testa una corona che vede la presenza della colomba dello Spirito Santo. Al di sopra c'è un'altra corona che gli viene offerta simultaneamente dalla Vergine con in braccio il Bambino e da sant'Agostino. Il santo vi è stato raffigurato nelle tradizionali vesti vescovili, l'aspetto anziano, una folta barba bianca e lo sguardo grave ma compiaciuto per il bell'esempio di san Nicola. Sopra tutti Iddio Padre porge una terza corona. Sul piano terreno una folla di persone, giovani, donne, anziani guardano stupiti la scena indicando con ampi gesti la grandiosità dell'evento.
Nel 1533 circa il Carpenino è ricompensato dalla comunità della Spezia per alcuni dipinti da lui eseguiti in occasione dell'arrivo di papa Clemente VII di ritorno dal matrimonio della nipote Caterina de' Medici, celebratosi a Marsiglia. Proprio questa commissione ci conferma l'importanza ormai acquisita dall'artista spezzino. Molte tavole dell'Autore sono andate disperse. Nel 1552 il pittore risulta ancora vivo perché in un libro dell'estimo di quel tempo si è trovata una casa registrata a suo nome. La precisa data della sua morte non si sa, ma da un atto rogato in Genova nel 1564 si deduce che in quell'anno il pittore non è più in vita.
Il soggetto della tela dipinta dal Carpenino è incentrato sulla figura dell'eremita agostiniano raffigurato in modo statuario sopra un plinto con i suoi tradizionali attributi : il crocifisso, i gigli, la stella sul petto. Nel registro superiore si dispiega la triplice incoronazione con al vertice Dio Padre tra una gloria di cherubini, al di sotto a destra, la Vergine assisa in gloria con il bambino, Sant'Agostino in abito episcopale a sinistra e, quindi, San Nicola, due angeli con gigli,offerenti la terza ed ultima corona sul capo del santo. Nel registro inferiore, intorno alla figura di San Nicola in un interno di chiesa, un piccola comunità di fedeli assiste al sacro evento.
La leggenda della vita di san Nicola da Tolentino rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.
Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.
Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.
La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.
Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.
Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.