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PITTORI: Prospero Fontana

Particolare della Professione della beata Diana di Andalò nelle mani di San Domenico

Professione della beata Diana di Andalò nelle mani di S. Domenico

e sant'Agostino

 

 

FONTANA PROSPERO

1545

Bologna, Museo di san Domenico

 

Professione della beata Diana di Andalò nelle mani di San Domenico e sant'Agostino

 

 

 

Prospero Fontana ha firmato questa tela in cui la beata Diana di Andalò è inginocchiata a sinistra, in abito domenicano, le mani nelle mani di san Domenico, seduto al centro, con libro e chiave che scendono dalla cintola, giglio e stella in fronte. Presenta il capo girato verso sant'Agostino, a destra, in ricca pianeta rossa a fregi d'oro, che tiene aperto il libro della Regola.

Dietro la Beata, una monaca domenicana e dietro sant'Agostino, san Pietro martire, con giglio e mani incrociate sul petto. Lo fondo ricorda un paesaggio di paese, oltre due colonne laterali. Ai piedi di sant'Agostino, scopriamo un modellino del tempio domenicano. In alto il pittore ha rappresentato la Trasfigurazione, mentre osserva il vero soggetto della tela e cioè la Professione della beata Diana di Andalò nelle mani di San Domenico.

Dipinta a olio su tavola, la tela misura 248x163 cm e venne realizzata nel 1545.

 

 

Prospero Fontana (1512-1597) è stato un pittore italiano, di stile manierista. Dopo un praticantato con vari pittori manieristi, Prospero Fontana aprì a Bologna una scuola che ebbe un ruolo notevole nella maturazione della pittura emiliana nella seconda metà del XVI secolo. Sul finir della carriera, fu però eclissato dai cugini Carracci che si erano formati proprio presso la sua scuola. Fontana fu un eccellente ritrattista divenendo uno dei pittori preferiti del pontefice Giulio III. Fu considerato fra i miglior ritrattisti del suo tempo. Discepolo di Innocenzo da Imola, poco più che sedicenne Fontana fu tra gli aiutanti di Perin del Vaga, già allievo di Raffaello, nella decorazione di Palazzo Doria a Genova. Attorno al 1550 iniziò a lavorare per Giulio III a Roma; lavorò in Castel Sant'Angelo; decorò, assieme a Taddeo Zuccari, Villa Giulia e affrescò il loggiato di Palazzo Firenze in Campo Marzio. Verso il 1560 si recò in Francia: il soggiorno francese, tuttavia, fu breve, perché Fontana, gravemente ammalato, dovette essere rimpatriato. Poco dopo Fontana accompagna il Vasari a Firenze, dove lo coadiuva, insieme a Livio Agresti, nell'affrescare Palazzo Vecchio (1563-1565). Ripartì l'anno successivo per Città di Castello, dove aveva ottenuto l'incarico di decorare Palazzo Vitelli a Sant'Egidio. L'opera lo impegnò, con aiuti, dal 1572 al 1574, ma la sua parte centrale, le 22 scene delle Storie dei fatti dei Vitelli nel Salone, è spesso citata per la rapidità con cui venne eseguita. Da Città di Castello Fontana ritornò definitivamente a Bologna. Nel 1550 affrescò la Palazzina della Viola (scene della Vita di Costantino), nel 1551 Palazzo Bocchi (affreschi delle Virtù e degli Dei), tra il 1550 e il 1556 Palazzo Poggi (Scene della vita di Mosè nella relativa sala e vari altri affreschi in altre sale); nel 1560 aveva dipinto la Disputa di Santa Caterina per il santuario della Madonna del Baraccano; tra il 1566 e il 1568 aveva decorato a fresco la cappella Pepoli in San Domenico e nel 1570 aveva partecipato alla decorazione del nuovo abside nella Chiesa di San Pietro. Fontana continuò a dipingere fino al 1590, ma nell'ultimo periodo rimase «senza commissioni e senza seguaci».

 

Diana di Andalò nacque a Bologna verso il 1200. Ammiratrice dei primi Predicatori, appoggiò il beato Reginaldo di Orléans, uno dei padri predicatori mandati da san Domenico a Bologna, nella compera della località di Vigne, contigua alla chiesa di San Nicolò, la futura chiesa di san Domenico. L'atto porta la data del 14 marzo 1219. Quando nell'agosto dello stesso anno san Domenico andò a Bologna, Diana, con altre giovani dame, fece nelle sue mani il voto di vita religiosa. L'anno dopo chiese a san Domenico di poter fondare un monastero. Si decise così l'acquisto di un terreno a tale scopo alla periferia della città, ma il vescovo negò la sua autorizzazione. Il 22 luglio 1221 Diana entrò nel monastero delle Canonichesse di Ronzano, ma ne fu strappata dai parenti con la violenza; nel trambusto, la ragazza ebbe una costola rotta. San Domenico la consolò con lettere, oggi perdute. Poté tuttavia tornare a Ronzano, dove dimorò fino al giugno 1223. Dopo che il beato Giordano di Sassonia, successore di san Domenico, ebbe fondato il monastero di Sant'Agnese, Diana vi vestì l'abito dell'Ordine e ne fu eletta superiora. Morì nel 1236.