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PITTORI: Bernardino Lanino

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa nella Basilica di san Sebastiano a Biella (foto di Raffaella Greppi)

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa (foto dell'arch. Raffaella Greppi)

 

 

BERNARDINO LANINO

1510-1515

Biella, Basilica di san Sebastiano

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco, che raffigura sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa in una lunetta, si trova nella Basilica di S. Sebastiano a Biella. Attualmente si può ancora osservare nella stessa cappella terminale sinistra dove trova posto la pregevole statua di S. Agostino: l'affresco, assieme ad altre due lunette, è stato dipinto per i tre portali della Basilica. Tutti e tre gli affreschi sono stati attribuiti al pittore Bernardino Lanino. Oltre ad Agostino compaiono nelle lunette anche le immagini dei santi Sebastiano, protettore dalla peste, e san Pietro. Attualmente nella cappella sono state collocate delle fedeli copie degli originali. Il santo è stato raffigurato a braccia aperte e in atto di benedire il fedele con la mano destra alzata. Con la sinistra regge un libro chiuso e il bastone pastorale. In testa Agostino porta una semplice mitra e tutto è improntato a una sobria eleganza. Il santo è stato raffigurato a mezzo busto nelle sue vesti episcopali ricche di colore ma semplici nell'aspettoi. In testa porta la mitra. Con la mano destra inguantata in bianco abbozza una benedizione al fedele che guarda il quadro. Con la mano sinistra regge un libro chiuso e nello stesso tempo sostiene il suo bastone pastorale. Il viso del santo non esprime particolari sentimenti propri di un'arte raffinata. Il suo viso, piuttosto segnato già dagli anni, porta una foltissima barba che gli scende fin sul petto.

 

Il complesso di san Sebastiano venne costruito nel primo Cinquecento dopo l'arrivo a Biella nel 1498 della Congregazione dei Lateranensi. Ci vollero quasi cinquant'anni per realizzare i lavori che furono commissionati da Sebastiano Ferrero, generale delle finanze presso la corte dei Savoia, oltre a Bartolomeo, che apparteneva alla congregazione lateranense, e Andrea Ferrero. I lavori di questo splendido esempio di architettura rinascimentale lombarda furono iniziati nel 1500 e conclusi nel 1551.

La facciata tuttavia rimase incompiuta fino all'Ottocento mentre l'interno venne rimaneggiato nel 1885. La piante del tempio è a croce latina a tre navate, mentre la copertura della navata centrale è a botte decorata a cassettoni e sorretta da esili colonne, mentre le navate laterali hanno quattro campate con volta a crociera dove si aprono altrettante cappelle ai lati. Una delle cappelle sul lato destro è famosa perché custodisce il Polittico cinquecentesco dell'Assunta di Bernardino Lanino. In una cappella della navata sinistra, si trova un affresco cinquecentesco che raffigura la crocifissione il cui sfondo rappresenta la città di Biella. Opera di un maestro della scuola lombarda, fu eseguito su commissione di Filiberto Ferrero Fieschi, signore del feudo in cui si trovava il monastero di San Gerolamo, che si può individuare sullo sfondo della Crocifissione. Le navate laterali ospitano immagini di gusto erudito classico: filosofi romani e dell'antichità greca, episodi mitologici o bucolici, figure di condottieri militari romani e greci.

All'interno della chiesa è senz'altro interessante la decorazione ad affresco all'interno dell'edificio, poiché si ispira al motivo della grottesca, tipico del Rinascimento.

Il coro, in legno intagliato, opera di Gerolamo de Mellis del 1545, è caratterizzato da un singolare motivo decorativo realizzato con l'inserzione di placche di bronzo e di ceramica di Limoges del XIII secolo.

Interessante è pure il polittico di Defendente Ferrari, con al centro Maria, Gesù Bambino e i Santi.

A nord-ovest della chiesa si trova il chiostro dell'antico convento, che presenta un portico aperto con eleganti arcate. Il monastero di san Sebastiano fu edificato vicino alla chiesa, con una struttura che si sviluppa su due piani.

 

 

Bernardino Lanino

Bernardino Lanino nasce a Mortara nel 1512. Da giovane fece il suo apprendistato nella bottega di Gaudenzio Ferrari. Quando Ferrari si trasferì a Milano verso il 1540, Lanino si mise in proprio. A questo periodo risalgono i dipinti dell'Assunta e del Compianto su Cristo morto, eseguiti per la famiglia Ferrero in San Sebastiano a Biella. In quegli stessi anni affrescò anche le cappelle della Pentecoste e della Flagellazione al Sacro Monte di Varallo. Lanino si sposò Dorotea, figlia di Girolamo Giovenone, e dopo la morte di Gaudenzio Ferrari avvenuta nel 1543, Lanino subentrò al maestro nella piazza artistica milanese. Nell'arco di tempo del suo soggiorno milanese dipinse gli affreschi dell'oratorio di Santa Caterina presso la Basilica di San Nazaro, quelli della cappella di San Giorgio in Sant'Ambrogio, la pala con il Battesimo di Cristo, oggi al battistero di Busto Arsizio (1554). Oltre alla presenza di una forte impronta di Gaudenzio Ferrari, Lanino fu affascinato da Leonardo e dai suoi seguaci. Le ultime opere piemontesi furono gli affreschi per il Duomo di Novara del 1553, il ciclo di Santa Caterina a Vercelli, il Cristo alla colonna per Trino Vercellese e la Madonna del Rosario per San Lorenzo a Mortara dell'anno 1578.

Alcune sue importanti opere si trovano a Londra alla National Gallery, a Parigi al Petit Palais e a New York. Lanino morì a Vercelli, nel 1583.

 

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6