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PITTORI: Mainardi Andrea

Sant'Agostino e il Torchio mistico

Sant'Agostino e il Torchio mistico

 

 

MAINARDI ANDREA detto il CHIAVEGHINO

1594

Chiesa di sant'Agostino a Cremona

 

Il Torchio mistico con Agostino

 

 

 

Mainardi Andrea detto il Chiaveghino (1550-1613) si cimenta in quest'opera con una delle sensibilità teologiche più sentite del Cinquecento e del Seicento: il cosiddetto torchio mistico. Il Cristo è paragonato all'uva e come l'uva viene torchiata ottenendo il vino, che dà forza vitale all'uomo, così il Cristo torchiato dalla Croce produce sangue per la salvezza spirituale dell'uomo. In basso a sinistra Agostino indica con la destra il Cristo che con il suo sacrifico redime l'umanità, mentre una folla accalcata e colorita segue la scena con molta attenzione. L'espressione dei presenti e la struttura scenografica evocano un senso di pathos narrativo di grande efficacia.

Mainardi dipinse quest'opera nel 1594 alludendo alla grandezza dei meriti di Cristo: il sangue che sgorga dalle sue ferite è la linfa dei credenti che viene raccolto e dispensato dalla Chiesa attraverso la penitenza e le indulgenze. Questa gigantesca Pala d'altare è conservata nella Chiesa di S. Agostino a Cremona.

 

La passione di Cristo e la sua funzione Redentrice trova nel torchio mistico un'alta forma espressiva della devozione popolare. Il Cristo viene premuto sotto un torchio formato dalla Croce: sotto di essa una tinozza ne raccoglie il sangue, mentre lo Spirito santo, sotto forma di colomba, preme il torchio medesimo. Il sangue viene raccolto in un calice da Agostino e da altri santi. Le scritte del tipo: "questo è il sangue del Nuovo testamento, bevete tutti di questo sangue, salva Signore il tuo popolo, ci ha amato e ci ha mondato dei peccati nostri nel suo sangue" spiegano ampiamente il senso della rappresentazione iconografica.

L'immagine del "Torchio Mistico" o di "Cristo pigiatore" ha una lunga storia. Possiede un carattere allegorico per cui Cristo è il frutto che va pigiato, il succo ricavato, in realtà il suo sangue, è la bevanda di redenzione per i peccati dell'uomo. Dal catino che raccoglie il sangue parte la linea che accompagna la sofferenza del peccato fino alla pressa del sacrificio di Gesù. La figura centrale di Cristo è accompagnata, ai lati, da altre immagini di sofferenza dell'uomo, assimilabili alla condanna di Gesù, ricordata dalla corona di spine, insieme ad altri strumenti di tortura e di prigionia quali la sedia con le catene e i ceppi. La lunga storia di questa particolare iconografia nasce nel Medioevo, con attestazioni risalenti al IX secolo. All'origine vi erano la raffigurazione della vite e del grappolo. La visualizzazione di Cristo nella pressa si diffonde invece dal XII secolo e con maggior realismo, e sempre più esplicitamente, Gesù viene dipinto mentre trasuda sangue sotto la pressione del torchio almeno dal XIV secolo. L'ispirazione all'immagine è tratta dal testo d'Isaia (63, 3): "Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno. Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti."

 

Spetta a sant'Agostino il collegamento tra questo brano d'Isaia e il grappolo meraviglioso del libro dei Numeri (13, 23)

"Tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga."

Nelle Esposizioni sui Salmi il commento è esplicito:  "Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono. / Nell'ora della paura io in te confido leggiamo "... Perché è tenuto nel torchio il suo corpo, cioè la sua chiesa. Che significa " nel torchio" ? Nelle angustie. Ma ben fecondo è questo essere spremuti nel torchio. Finché è sulla vite, l'uva non subisce pressioni: appare intera, ma niente da essa scaturisce. La si mette nel torchio, la si calpesta e schiaccia; sembra subire un danno, invece questo danno la rende feconda, mentre al contrario, se le si volesse risparmiare ogni danno rimarrebbe sterile. Orbene tutti i santi che soffrono persecuzioni da parte di coloro che si sono allontanati dai santi, stiano attenti a questo salmo e vi riconoscano sé stessi ... Il primo grappolo d'uva schiacciato nel torchio è Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente!

AGOSTINO, Esposizione sui Salmi, 55, 3-4