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PITTORI: Girolamo Mechesi

La Madonna Assunta, il Padre Eterno, i Santi Girolamo, Agostino, Caterina di Alessandria, Ginevra Tiepolo e il figlio Costanzo II Sforza di Girolamo Marchesi

La Madonna Assunta e santi

 

 

GIROLAMO MARCHESI

1513

Milano, Pinacoteca di Brera

 

La Madonna Assunta, il Padre Eterno, i Santi Girolamo, Agostino, Caterina di Alessandria, Ginevra Tiepolo e il figlio Costanzo II Sforza

 

 

 

Questa Pala d'altare (315x180 cm) fu eseguita da Marchesi come ex voto nel 1513. Gli venne commissionata da Ginevra Tiepolo moglie dello Sforza. La donna è stata ritratta in ginocchio e in preghiera con le mani giunte assieme al figlio Costanzo II Sforza ai piedi di Agostino e di Caterina d'Alessandria. Agostino è ritto in piedi a sinistra nelle sue tradizionali vesti da vescovo: con la destra regge il bastone e un cartiglio che inneggia all'amore. Con la mano destra accompagna lo sguardo rivolto verso il cielo, la Madonna, il coro dei santi e il Padre trinitario che osserva la scena dall'alto. La scena ci presenta la Madonna Assunta, il Padre Eterno, i Santi Girolamo, Agostino, Caterina di Alessandria, Ginevra Tiepolo e il figlio Costanzo II Sforza. 

 

 

Gerolamo Marchesi

Girolamo Marchesi (Cotignola, 1471 - Roma, 1550) è un pittore italiano del rinascimento, con personalità rilevante nel panorama bolognese entro il terzo e quarto decennio del Cinquecento, connotata dalla progressiva adesione alle novità raffaellesche. Nato a Cotignola, da cui il suo soprannome di Girolamo da Cotignola, paese di origine degli Sforza, il Marchesi fu garzone di bottega degli Zaganelli, in particolare di Bernardino da cui trapelano richiami alla pittura bolognese, ferrarese e veneta e si evidenziano palesi ripetizioni di quegli eleganti schemi perugineschi tanto cari al suo maestro. È invece da Francesco che acquisisce il timbro nordico che caratterizza la sua vena anticlassica, per poi decidere di camminare da solo, maturando una sorprendente svolta stilistica sulla scia del grande Raffaello. La sua pittura passa dallo stile tardo quattrocentesco, praticato fino al limite del 1520, a quello cinquecentesco, caratterizzato dall’imitazione di Raffaello e dei suoi seguaci. Si recò a Napoli dove ebbe l'aiuto del commerciante fiorentino Cambi Tommaso. Secondo Giorgio Vasari, sposò in quella città una donna di malaffare. Per i Francescani di San Marino dipinse due pale d’altare nel 1512 e nel 1520, oggi conservate nell’omonimo museo di Stato. A Ferrara ha lasciato una Adorazione dei Magi e nella chiesa di Santa Maria in Vado un dipinto di due santi (1518). Dipinse con Biagio Pappini a San Michele in Bosco. A Rimini dipinse con Benedetto Coda e Lattanzio della Marca, ma non conosciamo il destino di questi dipinti. Lavorò anche a Forlì, San Marino, Cesena, Bologna e Pesaro.

La complessa congiuntura culturale entro la quale egli, come altri artisti della sua generazione, si trovò ad operare determina il rapido avvicendarsi nella sua produzione di una fase romagnola e un aggiornamento romano. Il passaggio a Bologna lo conduce ad approfondire le ragioni del suo classicismo attraverso l'esempio dei raffaelleschi locali, come nello Sposalizio della Vergine del 1522 conservato nella Pinacoteca di Bologna.