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Sant'Agostino e Madonna in trono e santi
CALLISTO PIAZZA o CALLISTO DA LODI
1529
Breno, chiesa di sant'Antonio
Sant'Agostino e Madonna in trono e santi
La scena dipinta da Piazza detto anche Callisto da Lodi ha come elemento centrale la Madonna in trono col Bambino, attorniata a santi. Il soggiorno in Valcamonica è l'occasione per conoscere da vicino le opere del Romanino. All'arte del pittore bresciano è ispirata anche questa composizione, specie nel gruppo centrale. La dolcezza colloquiale dei santi, fra cui spicca la figura straordinaria di Agostino, tuttavia, è tipicamente espressione dell'arte di Callisto. L'atteggiamento di Agostino, è serena e infonde serenità in chi lo osserva. Lo scenario sullo sfondo, con un ampia veduta su un lago attorniato da monti e scene di vita campestre rendono ancora più godibile la scena nella sua profonda tranquillità e riesce a trasmettere un senso di sicurezza e gioia.
Durante la sua permanenza in Val Camonica Callisto si appassiona al colore ricco di Tiziano e studia appassionatamente le incisioni di Durer. Al rapporto con Moretto fanno direttamente capo le pale d'altare (come l'emozionante Madonna e Santi di sant'Antonio a Breno) mentre negli affreschi continua a prevalere il senso narrativo popolare e drammatico del Romanino. Dagli anni Venti, Callisto si impone come uno dei più interessanti autori di cicli di tele e affreschi in Lombardia.
Fra le più importanti va ricordata la collaborazione all'Incoronata, scrigno della pittura lodigiana del Rinascimento con le Storie del Battista (1529-32) e la Passione di Cristo (1534-36). L'osservazione degli affreschi cremonesi del Pordenone e il contatto con Giulio Campi segnano un ulteriore sviluppo della sua arte che interno al 1540 si orienta verso una personale interpretazione del manierismo lombardo. Finalmente lavora a Milano con una pala d'altare in Santa Maria presso S. Celso e con gli affreschi in San Maurizio.
Callisto Piazza
Figlio d'arte, Callisto si forma nella bottega del padre Martino e dello zio Albertino, entrando nella logica di una logica della famiglia alla quale partecipano intere generazioni. Rispetto ai parenti, tuttavia, Callisto esce dalla dimensione provinciale e trovando stimoli per un aggiornamento culturale per un aggiornamento culturale che lo pone in dialogo con i maestri di altre città. In particolare, decisiva per gli sviluppi dello stile di Callisto è stata la decisione di trasferirsi nel 1524 a Brescia e in Val Camonica, dove segue un percorso parallelo a quello del Romanino, con risultati paragonabili. Tra il 1526 ed il 1529 opera, in Val Camonica, ad Erbanno, Borno, Breno, Esine e Cividate Camuno. Nel 1530 lascia la canonica di San Lorenzo a Brescia; al suo posto subentrerà Romanino.
Tra i due pittori sembra esserci quindi un rapporto ravvicinato, magari una collaborazione professionale che però nessun documento certifica. Nel 1538 mentre è a Crema si sposa con la nobildonna Francesca Confalonieri, con la quale dà alla luce il primo figlio. Si sposta poi a Milano, dove affresca una sala del Castello Sforzesco; realizza poi varie opere a Novara, all'Abbazia di Chiaravalle e in altre zone della regione.
La bottega dei Piazza si estinse a fine Cinquecento con Fulvio e Muzio, figli di Callisto e con Scipione e Cesare, suoi fratelli.