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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Raffaello SanzioPITTORI: Raffaello Sanzio
S. Agostino: pala di santa Cecilia
RAFFAELLO SANZIO
1514
Bologna, Pinacoteca Nazionale
Pala di santa Cecilia con sant'Agostino
Pala ammiratissima da Goethe che nel suo "Viaggio in Italia" rimarcherà come Raffaello avesse sempre fatto quello che altri avevano desiderato fare: i cinque santi, scrive, in gruppo del tutto indifferenti a noi, ma la cui esistenza appare così perfetta, che a un tal quadro augureremmo vita eterna. Nella struttura della Pala, Agostino si trova a sinistra di Cecilia la Patrona dei musicisti, che tiene in mano una specie di organo ed ai piedi ha decine di strumenti musicali. Agostino indossa i vestiti vescovili, il viso è maturo, con la barba, lo sguardo vigile. La Pala di santa Cecilia è conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
L'opera fu commissionata da Elena Duglioli, una pia nobildonna bolognese poi beata, per la cappella consacrata alla santa Cecilia nella chiesa di San Giovanni in Monte. Un documento del 1514 cita il nome della nobildonna, moglie di Benedetto dell'Oglio, la cui vita spirituale si ispirava a quella della santa, di cui aveva ricevuto una reliquia dal cardinale Alidosi, legato pontificio a Bologna. La commissione della pala a Raffaello fu caldeggiata dal canonico fiorentino e futuro vescovo di Pistoia Antonio Pucci, con l'interessamento del cardinale Lorenzo Pucci. Trafugata da Napoleone a Parigi nel 1798, la tavola ritornò in Italia su tela nel 1815.
Santa Cecilia è al centro della sacra conversazione ed è raffigurata a piena figura. Abbandonati gli strumenti musicali a terra di cui è protettrice, Cecilia volge uno sguardo al cielo dove è apparso un coro angelico che intona una melodia celestiale. Tra le mani trattiene a stento un organetto portatile, da sui si stanno sfilando due canne. Gli strumenti musicali vecchi o rotti, una viola, un triangolo, due flauti, dei sonagli, due tamburelli con la pelle lacera rimandano alla caducità della musica "terrena", dato che i flauti, i tamburelli ed i cembali, sono connessi al culto di Bacco.
Attorno a Cecilia, l'unica capace di ascoltare la musica celeste, si trovano quattro santi a semicerchio, che rievocano la forma della "cantoria" celeste. A sinistra san Paolo, vestito di camice verde con il manto rosso, regge la spada. Ha un atteggiamento meditativo e dà le spalle a chi osserva. San Giovanni evangelista in secondo piano, è riconoscibile dal libro ai suoi piedi su cui si trova l'aquila; il suo sguardo si incrocia con quello di sant'Agostino, sull'altro lato, vestito di piviale ricamato. Maria Maddalena tiene in mano l'ampolla degli unguenti e fissa lo spettatore. La scelta di questi quattro santi si lega al tema dell'ascesa al cielo e dell'estasi: Giovanni e Maddalena secondo la tradizione ascesero al cielo, mentre Paolo e Agostino ebbero visioni dirette di Dio. Sullo sfondo si scorge un paesaggio collinare con il profilo di una chiesa all'orizzonte, probabilmente quello del santuario di Santa Maria del Monte a Bologna. Il paesaggio è dominato da un ampio cielo, nel cui mezzo si apre la teoria di sei angeli in coro, ciascuno intento a leggere uno spartito.
Raffaello Sanzio
Raffaello Sanzio nato a Urbino nel 1483 e morto a Roma nel 1520, è pittore e architetto italiano, tra le figure centrali del Rinascimento. Figlio del pittore Giovanni Santi, esordì nella bottega del padre, da cui si staccò a partire dal 1500. Nel primo periodo di attività dipinse sotto l'influenza dello stile del Perugino e alla maniera della scuola umbra, come testimoniano lo Sposalizio della Vergine (1504, Pinacoteca di Brera, Milano) e la Crocifissione con la Madonna, due angeli e i santi Gerolamo, Maddalena e Giovanni Evangelista (1503 ca., National Gallery, Londra). Alla fine del 1504 Raffaello si recò a Firenze con l'intento dichiarato di studiare le opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo e fra Bartolomeo.
La sua evoluzione artistica nel corso del soggiorno fiorentino può essere ripercorsa esaminando i numerosi dipinti sul tema della Madonna con il Bambino. Ancora di ispirazione umbra è la Madonna del Granduca (1504-1505, Palazzo Pitti, Firenze); alcune prove successive mostrano l'influenza di Leonardo nella composizione e nel ricorso alla prospettiva aerea: La belle jardinière (1507, Louvre, Parigi), Madonna del Cardellino (1507 ca., Galleria degli Uffizi, Firenze); mentre lo studio sull'opera di Michelangelo è evidente nella Madonna Bridgewater (1507 ca., National Gallery, Edimburgo). L'ultimo dipinto eseguito a Firenze, la Madonna del baldacchino (1508, Palazzo Pitti), una pala monumentale, rimase incompiuto a causa della partenza dell'artista per Roma. Fra il 1504 e il 1508 Raffaello lavorò anche per la corte dei Montefeltro a Urbino, dipingendo molte tavole tra cui San Giorgio e il drago (1505 ca., National Gallery of Art, Washington). Ma l'esito più alto di questi anni è rappresentato dal Trasporto di Cristo morto, opera datata e firmata (1507, Galleria Borghese, Roma), una composizione movimentata che risente della lezione di Michelangelo, nella quale le figure mostrano una ricca varietà di attitudini e di espressioni.
Nel 1508 Raffaello fu chiamato a Roma da papa Giulio II, che gli commissionò la decorazione ad affresco di quattro stanze in Vaticano. Il soffitto del primo ambiente, la Stanza della Segnatura (1509-1511), è decorato da quattro tondi con le allegorie della Teologia, della Filosofia, della Poesia e della Giurisprudenza. Sotto la Teologia è affrescata la scena della Disputa del Sacramento, mentre sulla parete sottostante la Filosofia c'è la celebre Scuola di Atene: all'interno di un'architettura illusionistica, ispirata probabilmente al Bramante e ai suoi progetti per la nuova basilica di San Pietro, e rappresentata con un rigoroso uso della prospettiva, Platone, Aristotele e altri filosofi dell'antichità studiano o discutono.
Sotto la Poesia, è dipinto il Parnaso, con il dio greco Apollo circondato dalle Muse e dai grandi poeti. Nella seconda stanza vaticana, detta Stanza di Eliodoro (1511-1514), Raffaello affrescò sulle pareti, con l'aiuto di allievi, alcuni episodi che testimoniano l'intervento di Dio nella storia della Chiesa: la Cacciata di Eliodoro, la Liberazione di san Pietro, l'Incontro di Attila e Leone Magno e la Messa di Bolsena. Nel 1514, dopo la morte di Giulio II, il successore Leone X nominò Raffaello "architetto della fabbrica di San Pietro" e un anno dopo "conservatore delle antichità romane". Preso da molteplici impegni e assorbito da varie attività, Raffaello dipinse solo una parte della terza stanza vaticana, nota come la Stanza dell'incendio di Borgo (1514-1517), mentre la quarta, la Stanza di Costantino, fu realizzata dagli allievi dopo la sua morte. Tra il 1514 e il 1517 Raffaello realizzò dieci cartoni raffiguranti episodi della vita degli apostoli per gli arazzi della Cappella Sistina, oggi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Inoltre progettò la Cappella Chigi per la chiesa di Santa Maria del Popolo, terminata dal Bernini, ed eseguì le decorazioni, tra cui il Trionfo di Galatea (1513 ca.), per la Villa Farnesina. Oltre a queste opere importanti universalmente note, Raffaello dipinse molte tele altrettanto interessanti. Tra i ritratti, genere in cui eccelleva per l'estremo realismo della rappresentazione e la capacità di introspezione psicologica, si ricordano quelli di Giulio II (1511-12, National Gallery, Londra) e di Leone X con due cardinali (1518-19, Galleria degli Uffizi).
Un altro soggetto prediletto fu la Madonna (Madonna Sistina, 1514 ca., Gemäldegalerie, Dresda; Madonna della seggiola, 1514, Palazzo Pitti). Tra gli altri quadri di soggetto religioso è necessario ricordare la Trasfigurazione (1517-1520, Pinacoteca Vaticana), rimasta incompiuta alla sua morte e completata nella parte inferiore da Giulio Romano: la tela costituirà un modello importante per i pittori del Seicento, in particolare per Caravaggio e Rubens.