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PITTORI: Sogliani Giovanni

Santa Monica e san Nicola da Tolentino a Firenze, Refettorio del convento di S. Maria di Candeli

Santa Monica e san Nicola da Tolentino

 

 

GIOVANNI ANTONIO SOGLIANI

1514

Firenze, Refettorio del convento di S. Maria di Candeli

 

Santa Monica e san Nicola da Tolentino

 

 

 

Verso la metà del XIII secolo il benefattore Lapo Corsi fece costruire a proprie spese un monastero per le suore agostiniane di Candeli, una frazione di Bagno a Ripoli.

Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del secolo successivo la chiesa e il monastero vennero ingranditi e abbelliti, come testimoniano i lavori al refettorio e la sua decorazione ad affresco nel 1514.

L'interno della chiesa è uno dei più pregevoli esempi di architettura tardo barocca a Firenze per la completezza dell'apparato decorativo e plastico. Vi si conservano interessanti dipinti coevi al restauro del primo Settecento: nella volta un affresco con l'Assunzione di Niccolò Lapi, incorniciata dalle architetture illusionistiche di Giuseppe Tonelli; le finte architetture di Stefano Papi nella controfacciata, importate come una loggia da cui si affacciano figure benedicenti; le pale degli altari alla parete destra sono di Francesco Botti (Santa Chiara) e di Jacopo Vignali (Sant'Agostino), all'altar maggiore di Carlo Sacconi (Immacolata Concezione) e infine al lato sinistro di Tommaso Redi (Transito di san Giuseppe).

L'ex-convento si articolava attorno ad un chiostro, tuttora esistente. Il muro nord separava il monastero da quello contiguo di Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Il grande refettorio è coperto da una volta unghiata sorretta da capitelli semplici in pietra serena. Le lunette dei lati est e sud sono decorate da alcuni affreschi, già attribuiti in passato al Franciabigio, oggi invece sono ritenuti di Giovanni Antonio Sogliani, un allievo fiorentino di Lorenzo di Credi. Essi raffigurano, da sinistra, un'Annunciazione, i Santi Tommaso e Antonio sotto la Croce, Sant'Agostino nello studio, i Santi Nicola da Tolentino e Monica, qui raffigurati, e una grande Ultima Cena, dispiegata su tre lunette, ispirata a quelle di Domenico Ghirlandaio in San Marco e Ognissanti.