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PITTORI: Zuccari Federico

Visione di Sant'Agostino con Dio Padre

Visione di Sant'Agostino con Dio Padre

 

 

ZUCCARI FEDERICO

1550

Proprietà di Stato

 

Visione di Sant'Agostino con Dio Padre

 

 

 

L'opera realizzata su alabastro con la pittura ad olio ha una notevole estensione ed è datato 1550 quando Zuccari era appena arrivato giovanissimo a Roma.

"O Dio, creatore dell'universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, e infine di ottenere da te la redenzione. O Dio, per la cui potenza tutte le cose che da sé non sarebbero, si muovono verso l'essere; o Dio, che non permetti che cessi d'essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal nulla questo mondo, di cui gli occhi di tutti avvertono l'alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; o Dio, che manifesti a pochi, i quali si rivolgono a ciò che veramente è, che il male non è reale; o Dio, per la cui potenza l'universo, nonostante la parte non adatta al fine, egualmente lo raggiunge; o Dio, dal quale la dissimilitudine non produce l'estrema dissoluzione, poiché le cose peggiori si armonizzano con le migliori; o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no; o Dio, nel quale sono tutte le cose, ma che la deformità esistente nell'universo non rende deforme, né il male meno perfetto, né l'errore meno vero; o Dio, che hai voluto che soltanto gli spiriti puri conoscessero il vero; o Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della felicità, padre del buono e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre del pegno che ci ammonisce di tornare a te!

Te invoco, Dio verità, fondamento, principio e ordinatore della verità di tutti gli esseri che sono veri; o Dio sapienza, fondamento, principio e ordinatore della sapienza di tutti gli esseri che posseggono sapienza, o Dio vera e somma vita, fondamento, principio e ordinatore della vita degli esseri che hanno vera e somma vita; Dio beatitudine, fondamento, principio e ordinatore della beatitudine di tutti gli esseri che sono beati; o Dio bene e bellezza, fondamento, principio e ordinatore del bene e della bellezza di tutti gli esseri che sono buoni e belli; o Dio luce intelligibile, fondamento, principio e ordinatore della luce intelligibile di tutti gli esseri che partecipano alla luce intelligibile; o Dio, il cui regno è tutto il mondo che è nascosto al senso; o Dio, dal cui regno deriva la legge per i regni della natura; o Dio, dal quale allontanarsi è cadere, verso cui voltarsi è risorgere, nel quale rimanere è avere sicurezza; o Dio, dal quale uscire è morire, al quale avviarsi è tornare a vivere, nel quale abitare è vivere; o Dio, che non si smarrisce se non si è ingannati, che non si cerca se non si è chiamati, che non si trova se non si è purificati; o Dio, che abbandonare è andare in rovina, a cui tendere è amare, che vedere è possedere; o Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, ci unisce la carità; o Dio, per mezzo del quale trionfiamo dell'avversario: ti scongiuro!

O Dio, che abbiamo accolto per non soggiacere a morte totale; o Dio, da cui siamo stimolati alla vigilanza; o Dio, col cui aiuto sappiamo distinguere il bene dal male; o Dio, col cui aiuto fuggiamo il male e operiamo il bene; o Dio, col cui aiuto non cediamo ai perturbamenti; o Dio, col cui aiuto siamo soggetti con rettitudine al potere e con rettitudine l'esercitiamo; o Dio, col cui aiuto apprendiamo che sono anche di altri le cose che una volta reputavamo nostre e sono anche nostre le cose che una volta reputavamo di altri; o Dio, col cui aiuto non ci attacchiamo agli adescamenti e irretimenti delle passioni; o Dio, col cui aiuto la soggezione al plurimo non ci toglie l'essere uno; o Dio, col cui aiuto il nostro essere migliore non è soggetto al peggiore; o Dio, col cui aiuto la morte è annullata nella vittoria; o Dio, che ci volgi verso di te; o Dio, che ci spogli di ciò che non è e ci rivesti di ciò che è; o Dio, che ci rendi degni di essere esauditi; o Dio, che ci unisci; o Dio, che ci induci alla verità piena; o Dio, che ci manifesti la pienezza del bene e non ci rendi incapaci di seguirlo né permetti che altri lo faccia; o Dio, che ci richiami sulla vita; o Dio, che ci accompagni alla porta; o Dio, che fai sì che si apra a coloro che picchiano; o Dio, che ci dai il pane della vita; o Dio, che ci asseti di quella bevanda, sorbendo la quale non avremo più sete; o Dio, che accusi il mondo sul peccato, la giustizia e il giudizio; o Dio, col cui aiuto non siamo influenzati da coloro che non credono; o Dio, col cui aiuto riproviamo coloro i quali affermano che le anime non possiedono alcun merito dinanzi a te; o Dio, col cui aiuto non diveniamo adoratori degli elementi inetti e impotenti; o Dio, che ci purifichi e ci prepari ai premi divini: vienimi incontro benevolo!

In qualsiasi modo io possa averti pensato, il Dio uno sei tu, e tu vieni in mio aiuto, una eterna e vera essenza, dove non ci sono discordia, oscurità, cambiamento, bisogno, morte, ma somma concordia, somma chiarezza, somma costanza e durata, somma pienezza, somma vita; dove nulla manca, nulla ridonda, dove colui che genera e colui che è generato sono una medesima cosa; Dio, cui sono soggette tutte le cose prive di autosufficienza, cui obbedisce ogni anima buona; per le cui leggi ruotano i poli, le stelle compiono le loro orbite, il sole rinnova il giorno, la luna mitiga la notte, e tutto il mondo, mediante le successioni e i ritorni dei tempi, conserva, per quanto la materia sensibile lo comporta, la grande uniformità dei fenomeni, attraverso i giorni con l'alternarsi del giorno e della notte, attraverso i mesi con le lunazioni, attraverso gli anni con i ritorni di primavera, estate, autunno e inverno, attraverso i lustri col compimento del corso solare, attraverso i secoli col ritorno delle stelle alle loro origini; o Dio, per le cui leggi esistenti per tutta la durata della realtà non si permette che il movimento difforme delle cose mutevoli sia turbato, ma che venga ripetuto, sempre secondo uniformità, nella dimensione rotante dei tempi; per le cui leggi è libera la scelta dell'anima e sono stati stabiliti premi per i buoni e pene per i cattivi con leggi fisse e universali; o Dio, da cui provengono a noi tutti i beni e sono allontanati tutti i mali; o Dio, sopra del quale, fuori del quale e senza il quale non c'è nulla; o Dio, sotto il quale è il tutto, nel quale è il tutto, col quale è il tutto; che hai fatto l'uomo a tua immagine e somiglianza, il che può comprendere chi conosce te stesso: ascolta, ascolta, ascolta me, mio Dio, mio Signore, mio re, mio padre, mio fattore, mia speranza, mia realtà, mio onore, mia casa, mia patria, mia salvezza, mia luce, mia vita; ascolta, ascolta, ascolta me nella maniera tua, soltanto a pochi ben nota!"

AGOSTINO, Soliloqui, 1, 1, 2-4

 

 

Federico Zuccaro o Zuccari

Questo pittore manierista cinquecentesco, nato a Sant'Angelo in Vado nel Ducato d'Urbino nel 1539, è noto anche Federigo Zuccaro o Zuccheri. Figlio del pittore Ottaviano de Zucharellis, di origini nobili, e da Antonia Neri, era il terzo di una serie di otto figli. La sua attività è documentata dal 1550 quando si trasferì a Roma: giunto nella capitale per studiare giurisprudenza, Federico mostrò subito una grande predisposizione per la pittura e il disegno, tanto che il fratello maggiore Taddeo lo tenne con sé nella sua bottega romana. Nel 1565 Federico viene accettato nell'Accademia del Disegno a Firenze e successivamente entra nella Compagnia di San Giovanni di Terrasanta, a cui apparteneva suo fratello Taddeo già dal 1560. Nel 1573 Federico ne divenne il primo reggente a vita, un privilegio toccato in seguito solo ad Antonio Canova. Fra i suoi primi lavori, c'è il completamento delle decorazioni del casino di papa Pio IV e della Villa Farnese di Caprarola assieme al fratello. Visitò Bruxelles e nel 1574 era in Inghilterra, dove ricevette la commissione di alcuni importanti ritratti nell'entourage della regina Elisabetta I. Nel 1585 accettò l'offerta di Filippo II di Spagna per decorare il nuovo Escorial, dove lavorò dal 1586 sino alla fine del 1588, quando fece ritorno a Roma, lasciando l'incarico a Pellegrino Tibaldi. A Firenze Federico Zuccari visse in quella che era stata la casa di Andrea del Sarto, dove vi affrescò le lunette con scene di vita quotidiana rappresentandovi se stesso e la sua famiglia. Si sposò a Urbino con Francesca Genga, figlia di Raffaele pittore della celebre dinastia fra cui Girolamo Genga. Nacquero sette figli. Nel 1604 viene pubblicato a Pavia il suo libro Origine et Progresso dell'Academia del Dissegno, De Pittori, Scultori e Architetti di Roma. Nel 1605 pubblica a Mantova Lettera a Principi et Signori Amatori del Dissegno, Pittura, Scultura et Architettura, scritta dal Cavaglier Federico Zuccaro, nell'Accademia Insensata con un lamento della Pittura, opera dell'istesso. Nel 1607 a Torino pubblica l'opera ritenuta più importante l'Idea dé Pittori, Scultori et Architetti. Convinto accademico ed anti-naturalista, non accettò la pittura di Caravaggio. Morì il 20 luglio 1609 e con solenne cerimonia fu sepolto dai frati agostiniani nel loro convento di Ancona nella tomba di famiglia del suo amico mercante anconetano Marco Jovitta.