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PITTORI: Duccio di Buoninsegna

Agostino Dottore della Chiesa

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

DUCCIO DI BUONINSEGNA

1255-1316

Polittico della Madonna con Bambino e Santi, Pinacoteca Nazionale di Siena

 

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

Uno dei massimi prodotti della bottega di Duccio è il polittico 28 della Pinacoteca di Siena, che Brandi ipotizzava trattarsi di quello citato nell'elenco di Fabio Chigi del 1625 che si trovava nell'Abbadia di San Donato, già san Michele Arcangelo e che recava la firma e la data "Duccius Boninsegna de Senis 1310."

Nei quattro santi laterali tuttavia manca Michele per la cui badia sarebbe stato eseguito il polittico. Può darsi che Duccio quando cominciò la Maestà, abbia lasciato incompiuto il polittico n. 28, terminato dai suoi collaboratori ma da lui sottoscritto e datato 1310. Questa data converrebbe agli esordi di Ugolino di Nerio, uno dei più qualificati discepoli di Duccio, le cui prime notizie risalgono però al 1317. Nella Madonna col Bambino dello scomparto centrale, dal manto ancora razzato di fili d'oro secondo l'uso bizantino, ma già sensibilizzati dal linearismo gotico, la dolce e pur costruttiva fermezza dei profili, la delicatezza degli incarnati e l'affettuosa intensità dello sguardo sono in tutto degni di Duccio che forse eseguì anche il Redentore nella cuspide.

Pittore senese, molto lodato dal Vasari per la sua ecletticità, Duccio ha raffigurato questo bel sant'Agostino in uno scomparto del Polittico della Madonna con Bambino e Santi, oggi conservato alla Pinacoteca Nazionale di Siena. La figura del santo è ancora alquanto ieratica con scarso movimento: con la mano sinistra regge un libro mentre con la destra benedice. Duccio lavorò anche nelle chiese di sant'Agostino ad Arezzo ed Ancona. Questo polittico della scuola di Duccio è uno dei più ricchi esempi di pala d'altare di media grandezza.

Il nuovo tipo di quadro, che rappresenta l'immagine a mezza figura di Maria con i santi, è di conformazione ancora semplice. Solo la Vergine dovrebbe attribuirsi al pennello di Duccio; però il piviale di sant'Agostino è di lavoro così magistrale che è quasi impossibile non attribuirlo al maestro. I santi hanno perso la rigida compostezza che hanno nei quadri di Guido da Siena e in una unità meravigliosa sono congiunti con la madre divina: una luce soavissima e diffusa su tutto il quadro fa apparire le figure dolcemente meditabonde.

 

 

Duccio da Boninsegna (1255-1316 ca)

La data di nascita di Duccio, sulla quale non si hanno peraltro notizie precise, è posta concordemente dalla critica intorno al 1255. Il nome dell'artista ricorre per la prima volta in un documento del 16 novembre 1278 relativo a un pagamento di 40 soldi fatto a "Duccio pictori" dall'Ufficio della Biccherna del Comune di Siena per aver dipinto dodici casse per la custodia dei documenti. A questa data il pittore è in grado di riscuotere pagamenti per lavori eseguiti. Altri pagamenti sono registrati nel 1279 al 1295 per la pittura delle perdute tavolette dei registri della Biccherna. E' del 1280 la prima notizia riguardante le multe che il Comune di Siena inflisse più volte all'artista nel corso degli anni. Nel 1285 i rettori della Società dei Laudesi di Santa Maria Novella a Firenze commettono per la propria sede a "Duccio quondam Boninsegne pictori senesi" una grande tavola dedicata alla Madonna, oggi concordemente indicata con la Madonna Rucellai. Del 1287-1288 sono i documenti relativi alla grande vetrata del Duomo di Siena.

Nel 1295 fa parte della Commissione circa la controversia per l'erezione della Fonte Nova o Fonte Ovile. Nel 1308 Jacopo de' Marescotti commette a Duccio la grandiosa pala della Maestà collocata sull'altare maggiore del Duomo senese. Da un contratto con Messer Tommaso di Dino, risulta che Duccio abitava presso la porta Stalloreggi, nel popolo di San Quirico, in una casa in comproprietà con Pino e Bernardino di Arriguccio di Dietisalvi. Di lui scrisse Lorenzo Ghiberti nei suoi Commentari datati 1450: "Fu in Siena ancora Duccio il quale fu nobilissimo pittore: tenne la maniera greca. E' di sua mano la tavola maggiore del Duomo di Siena: è nella parte dinanzi la incoronazione di Nostra Donna e nella parte di dietro il testamento nuovo. Questa tavola fu fatta eccellentemente e dottamente, è cosa magnifica e fu nobilissimo pittore."