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PITTORI: Maestro di Tabga

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI TABGA

1937-1940

Tabga, Chiesa delle Beatitudini

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questo mosaico che raffigura un giovane sant'Agostino vescovo si trova di fronte alla chiesa delle Beatitudini sul monte omonimo a Tabga, in Galilea. Il santo indossa i paramenti vescovili, con in testa la mitra e nella mano destra un sottile bastone pastorale. Con la mano sinistra regge una chiesa che ricorda nello stile le architetture di Barluzzi. Un manto lo avvolge e chiude con eleganza la figura all'interno del tondo con corona azzurra. Questa chiesa cattolica sorge su una collina che domina il mare di Galilea sul luogo ove si presume che Gesù predicò il discorso della Montagna con le beatitudini. Eretta nel 1937 dall'architetto Antonio Barluzzi, la chiesa si presenta a pianta ottagonale, circondata interamente da un portico, e sormontata da una cupola. Al suo interno sono rappresentate le otto beatitudini disegnate sui lati, mentre sul pavimento altre raffigurazione comprendono sia le tre virtù teologali che le quattro virtù cardinali.

Antonio Barluzzi (1884-1960) è stato un architetto nativo di Roma che ha progettato molte chiese in Terra Santa. Barluzzi nacque in una famiglia di architetti che da diverse generazioni lavorava per il Vaticano. Laureatosi in ingegneria nel 1912, seguì in Terrasanta suo fratello Giulio che aveva avuto l'incarico di progettare l'ospedale italiano di Gerusalemme. Tornato in Italia per lo scoppio della prima guerra mondiale, riuscì nel 1917 a ritornare a Gerusalemme con il fratello al seguito delle truppe britanniche. Ricevuto un primo incarico di costruire una basilica sul monte Tabor, continuò a costruire edifici sacri fino al 1958 quando ritornò in Italia.

 

"Non lontano da Cafarnao si vedono i gradini di pietra, sui quali stette il Signore. Là, presso il mare, c'è una campagna erbosa con fieno abbondante e molte palme e, lì vicino, sette sorgenti ognuna delle quali emette infinita acqua; in questa campagna il Signore saziò una moltitudine con cinque pani e due pesci. La pietra su cui il Signore depose il pane è divenuta un altare ... Presso le pareti di quella chiesa passa la via pubblica, dove Matteo ebbe il suo telonio. Sul monte vicino c'è una grotta dove il Signore salì per dire le beatitudini". Questo testo è tratto da una copia medioevale di un libro attribuito alla pellegrina Egeria (381-384 d. C.) che parla dei luoghi santi e che costituisce la miglior attestazione dei ricordi cristiani di Tabga. Nella pianura, tra le sorgenti, si trova la chiesa della moltiplicazione dei pani (riscoperta nel 1932 dal benedettino E. Mader), coi suoi antichi mosaici di genere nilotico e la celebre roccia sotto l'altare davanti alla quale sono rappresentati il pane ed i pesci che servirono a Gesù per sfamare le moltitudini. Sul monte vicino sorge il santuario delle beatitudini: quello antico, più in basso, presso la strada, fu scavato nel 1936 da padre Bellarmino Bagatti, mentre quello nuovo, sopra un poggio più elevato, fu costruito da Antonio Barluzzi nel 1937.