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Sant'Agostino in gloria consegna la sua regola
TITO TROJA
1888
Carpineto Romano, chiesa di sant'Agostino
Sant'Agostino in gloria consegna la sua regola
Tito Troja affrescò nella chiesa di sant'Agostino a Carpineto Romano anche il catino citando il trionfo dell'ordine Agostiniano e la liberalità di papa Leone XIII, attorniato dalla corte pontificia. La struttura della chiesa è a croce latina con una unica navata. L'edificio è ingentilito da una capriata lignea, con una specie di arco trionfale che divide il presbiterio dal resto dell'edificio.
Documentata fin dal Duecento, la chiesa in origine era dedicata a sant'Antonio abate, ed retta da un priore degli Antoniani. Nel trecento il complesso conventuale e la chiesa passarono agli Eremitani di sant'Agostino, che diedero il nuovo titolo di sant'Agostino. Gli Agostiniani furono presenti in loco ininterrottamente sino all'epoca napoleonica.
L'affresco dell'abside propone a sinistra la consegna della regola da parte di Agostino ai propri frati e suore: una lunga schiera si allunga in ginocchio davanti a lui, mentre, poco discosta, Monica osserva tutto con molta attenzione. A destra invece è sant'Antonio a dettare le sue indicazioni ad una frate inginocchiato. Nel mezzo si sviluppa nel cielo la gloria di Cristo attorniato da angeli a formare una mandorla.
Tito Troja
Nato ad Arcinazzo nel 1847 e morto nel 1916 a Roma, Troja è noto in Italia e all'estero soprattutto per le raffigurazioni dei Santi, fra cui principalmente santa Rita da Cascia, i ritratti di Papi e vari rappresentanti del clero e dell'ordine degli agostiniani, di cui divenne pittore ufficiale. Tito Troja da giovane intraprese gli studi ecclesiastici nel convento dei Benedettini di Subiaco dove scoperse il suo talento e la passione per l'arte. Divenne allievo del pittore, scultore e architetto Luigi Fontana (1827-1908). Per perfezionarsi si trasferì a Roma, dove morì in assoluta solitudine e povertà nel 1916. Il suo stile si inserisce in quella corrente di pittori "tradizionalisti", che a Roma andavano per la maggiore, entrando nella scuola del Fontana, a sua volta allievo ed erede del Minardi. La sua pittura, lontanissima dalle suggestioni degli Impressionisti, si richiama al Seicento con i suoi simbolismi e allegorie, avvicinandosi alla corrente dell'Accademia e al Barocco. Il suo profilo artistico, originale e libero da manierismi, ha una meticolosa attenzione per la devozione, ispirata e presentata per aiutare la preghiera. Il conflitto politico fra Stato italiano e Stato pontificio non incentivava nuove espressioni artistiche, e i pittori prediletti da Leone XIII, più che guardare al panorama europeo, si rifacevano ai grandi maestri della pittura italiana: Tito Troja ricorre spesso ai preziosi insegnamenti di Raffaello e a volte sembra addirittura guardare a Giotto. Fra i lavori più importanti di Tito, ricordiamo la partecipazione agli affreschi per le basiliche di San Lorenzo, dei santi Apostoli e di san Salvatore a Roma, il ciclo degli affreschi di Carpineto Romano, le immagini di santa Rita (una conservata a San Pietro) a sant'Agostino e a san Nicola da Tolentino (a Malta), i ritratti di Leone XIII e del Cardinal Martinelli, un ciclo di otto pitture sulla vita di Agostino destinate alla città di Filadelfia, e L'Ultima cena a Santiago del Cile. Fu anche ricercatissimo ritrattista e potrebbe essere definito il pittore ufficiale degli Agostiniani dato che ha ritratto tutti i Padri Generali dal fondatore sant'Agostino fino al Padre Thomas Rodriguez ultimo della serie al 1916.