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PITTORI: Filatelia Vaticana

La Disputa del Sacramento

La Disputa del Santissimo Sacramento

 

 

FILATELIA VATICANA

1987

Poste vaticane

 

La Disputa del Santissimo Sacramento

 

 

 

La Disputa del Sacramento di Raffaello con la definizione del particolare di sant'Agostino è il tema di questo francobollo emesso dalle Poste Vaticane nel 1987. Commenta il Vasari a proposito di quest'opera: molta più arte e ingegno mostrò nei Santi Dottori Cristiani, i quali a sei, a tre, a due disputano per la Storia: si vede nelle cere loro una certa curiosità ed un affanno nel voler trovare il certo di quel che stanno in dubbio, facendone segno nel disputare con le mani e col far certi atti con la persona, con attenzione degli orecchi, con lo increspare delle ciglia, e con lo stupire in molte altre maniere, salvo che i quattro Dottori della Chiesa, illuminati dallo Spirito Santo, snodano e risolvono con le Scritture tutte le cose degli Evangeli che sostengono quei putti che li hanno in mano volando per l'aria.

L'affresco dipinto nel 1508-1509 è conservato nelle Stanze Vaticane, Stanza della Segnatura.

 

Dalle Visioni di Anna Katharina Emmerich:

"Sant'Agostino stava presso di me, nei suoi ornamenti vescovili ed era molto gentile. Io ero così toccata e allietata della sua presenza e mi ritenni colpevole, dicendogli sinceramente che non lo avevo mai venerato particolarmente. Egli allora mi rispose: "Ma io ti conosco, sei una delle mie figlie". Allora lo pregai di lenire le mie malattie ed egli mi mostrò un mazzetto di fiori dove ce n'era uno blu. A quella vista ricevetti nello stesso tempo un sapore interiore e fui pervasa da una forza e una sensazione di benessere in tutto il mio corpo. Sant'Agostino mi disse: "Tu non sarai mai aiutata del tutto poiché la tua via è quella del dolore; quando però supplichi per avere sollievo e aiuto ricordati che sono pronto a darteli. Adesso alzati e recita il Te Deum ringraziando la santissima Trinìtà per la tua guarigione". Allora mi alzai e pregai, poi mi sentii più rinforzata e la mia gioia fu molto grande. Sant'Agostino mi apparve nella sua gloria celeste.

Dapprima vidi la santissima Trinità e la santa Vergine, poi mi comparve l'immagine di un vecchio su un trono. Dalla fronte, dal petto, e dalla zona dello stomaco gli fuoriuscivano raggi che andavano a formare dinnanzi a lui una croce che diffondeva in infinite direzioni un bagliore luminoso verso Cori e Ordini di Santi e Angeli. Ad una certa distanza vidi la gloria celeste di sant'Agostino. Lo vidi sedere su un trono mentre riceveva anch'egli, dalla Croce della Trinità, bagliori di splendore. Mi apparvero immagini di religiosi vestiti nei modi più diversi e una grande quantità di chiese, che erano su un monte; esse si sollevavano e restavano nell'aria, l'una dietro l'altra, come piccole nuvole. Tutte queste chiese erano state fondate da lui. Questa gloria era un'immagine della sua magnificenza celeste. La Luce che egli riceveva dalla Trinità era la sua personale realizzazione e la sua personale illuminazione I suoi cori erano le anime, i "Vasi" di trasmissione di Dio, che ricevevano e riversavano sugli altri la luce di sant'Agostino. I cori intorno ad Agostino erano formati dai membri di tutte le organizzazioni religiose, i preti, gli insegnanti, e le comunità, nate per merito della sua opera. Vidi anche tutti quelli, che per merito proprio, erano divenuti veri vasi di Dio, fontane ridistributrici di acqua viva. Poi sant'Agostino mi comparve in un giardino celeste, un bel giardino pieno di alberi meravigliosi, piante e fiori; c'erano con lui tanti altri Santi, tra cui mi ricordo particolarmente di Francesco Saverio e Francesco di Sales.

Essi si muovevano tra la frutta e gli alberi del giardino, che simboleggiavano tutte le grazie ed i meriti della loro vita. Vidi in questo giardino anche molte persone viventi che conosco essere accolte in modo diverso. Quest'apparizione dei viventi nel giardino dei Santi e dei Beati è la visione opposta dei Santi sulla terra, poiché io vedo i viventi simili a spiriti, nel giardino dei Santi e ricevere ogni specie di frutta saporosa. In questo luogo alcuni si elevano per mezzo della grazia attraverso la preghiera; altri sembrano riceverla direttamente come un vaso di trasmissione. La differenza tra questi due stati si evidenzia con l'esempio di alcune persone che sono occupate in un giardino a cogliere la frutta, mentre altri la ricevono direttamente per volontà di Dio da un Santo. Dopo questa visione la guida mi accompagnò sulla strada che porta alla Gerusalemme celeste. Qui dovetti arrampicarmi per una montagna, giunsi in un giardino dove Chiara da Montefalco era la giardiniera.

Essa aveva nelle mani piaghe luccicanti, e intorno al capo una corona splendente di spine. Se Chiara non avesse ricevuto i dolori non avrebbe potuto ricevere le piaghe esterne corrispondenti. Mi disse che questo giardino era il suo, e poiché io pure mi dilettavo di giardinaggio, mi volle mostrare come si sarebbe dovuto coltivare. Il giardino era circondato da un muro invisibile, non un vero muro, nel senso materiale, poiché era trasparente e si poteva attraversarlo. Consisteva di pietre rotonde, colorate e luccicanti. Nel punto centrale il giardino si suddivideva regolarmente in otto graziosi campi con alcuni alberi grandi e belli nel pieno della fioritura. Una fontana rinfrescava tutto il giardino. Intorno al muro stavano delle viti, girai per quasi tutta la notte nel giardino con santa Chiara, che mi insegnò l'uso e mi spiegò il significato di ognuna di queste piante e il trattamento da farsi. Andava da un'aiuola all'altra e io non so più veramente dove avesse trovato quelle radici. Presso un albero di fichi mi spiegò molte cose che non ricordo più. Nelle aiuole erano presenti anche molte coclearie e cerfogli.

Mi disse che se avevo gustato molte cose dolci dovevo riempirmi la bocca di coclearie e se all'inverso avevo gustato molte amarezze, riempirmi la bocca di cerfogli. Fin da bambina avevo già amato e masticato queste erbe, ed avevo ben potuto vivere con queste. La cosa più difficile per me era conoscere come veniva trattata la vite, come potevo legarla, potarla e separarne i rami; questa fu l'ultima spiegazione che mi venne data nel giardino. Durante il lavoro vedemmo volare in circolo, sopra di noi, molti uccelli che si posarono poi sulla mia spalla, sembravano avere molta fiducia in me come nel giardino del convento. Chiara mi mostrò anche che avrebbe impresso il marchio del martirio della Passione nel suo cuore e alla sua morte sarebbero state trovate tre pietre nella bile. Mi parlò delle grazie che avrebbe ricevute nella festa della santa Trinità, e mi preavvertì che io per questa festa avrei dovuto prepararmi per un nuovo lavoro. Santa Chiara mi apparve molto magra, bianca e sfinita. Vidi anche Rita da Cascia.

Essa ha pregato davanti ad una croce con umiltà solo per avere una spina dalla corona delle sofferenze. Un giorno in seguito alle sue preghiere si sprigionò dalla corona delle sofferenze di Gesù un raggio luminoso che ferì la sua fronte. Per questa ferita soffrì per tutta la vita i dolori più indicibili. Permanentemente prese a scorrere da questa ferita del pus, le persone la rifuggivano. Io vidi la sua intensa devozione verso il Santissimo Sacramento. S. Rita ha parlato molto con me. La sera precedente la santa festa della Trinità iniziò il nuovo compito spirituale annunciato da Chiara da Montefalco. Così raccontò suor Emmerich: Quando mi resi conto della cattiva preparazione con la quale alcuni vanno alla santa confessione, rinnovai le mie suppliche a Dio; Egli mi volle lasciar soffrire un po' per il loro miglioramento. Allora le sofferenze iniziarono a cadere su di me in modo continuato, acute trafitture dì dolori, come raggi o frecce. Nella notte scese una grave pena in me, che non avevo mai provato; iniziò intorno al mio cuore, come un gomitolo di dolore che rinchiudesse una fiamma. Da questo fuoco si espandevano dolori in tutto il mio corpo; attraverso il midollo e le gambe scendevano fino alle punte dei piedi, alle unghie ed ai capelli. Io sentii qualcosa diffondersi e ripercuotersi da questi dolori, la percepii dapprima come se uscisse dal cuore nelle mani, diffondersi nei piedi e intorno al capo, e da lì ripartire tornando nel cuore, così che le piaghe erano i centri principali di irradiazione. Queste pene aumentarono divenendo sempre più lancinanti e piene di significato, fino alla mezzanotte. Restai sveglia e fui inondata di sudore senza potermi muovere. Avevo solo una consolazione, portata dalla convinzione che dov'erano i punti principali dei dolori ci fosse la forma della croce. A mezzanotte non potevo più sopportarli e poiché nello sfinimento avevo perduto coscienza della provenienza di questi dolori, mi rivolsi come un bambino al santo padre Agostino e lo supplicai Con queste semplici parole: "Caro padre Agostino tu mi hai promesso il sollievo, perciò io ti chiamo; guarda come è grande la mia sofferenza e la mia miseria!"

Il Santo non mi lasciò inascoltata ed eccolo subito pieno d'amore ricordandomi e spiegando meglio il motivo delle mie sofferenze che non poteva togliermi, perché hanno la radice nella sofferenza di Gesù, ma avrei dovuto averne anche consolazione. Mi disse ancora che io avrei dovuto patire fino alle tre. Le pene continuavano ininterrotte ma con la grande consolazione di percepirle radicate nella sofferenza di Gesù per la giustizia divina verso tutti gli altri. Io sentii il sollievo di essere d'aiuto, e in questa sensazione racchiudevo tutte le sofferenze che mi stavano nel cuore, affidandomi alla misericordia del Padre celeste, e al padre sant'Agostino."