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Estasi di santa Cecilia con Agostino e santi
ALBERI CLEMENTE
1860-1861
Bologna, chiesa di san Giovanni in Monte
Estasi di santa Cecilia con Agostino e santi
La cappella alla testata del transetto sinistro della chiesa di san Giovanni in Monte a Bologna venne commissionata ad Arduino degli Arriguzzi da Elena Duglioli dall'Olio nel 1514-1516. Qui si trovava la celeberrima pala dell'Estasi di santa Cecilia di Raffaello (1518), la cui tela oggi è rievocata da una copia abbastanza accurata di Clemente Alberi che la dipinse a metà Ottocento. Sul sarcofago, quattro angeli reggi-cero in legno dorato anch'essi attribuiti ai fratelli Del Maino.
La Pala originale fu ammiratissima da Goethe che nel suo "Viaggio in Italia" rimarcherà come Raffaello avesse sempre fatto quello che altri avevano desiderato fare: "i cinque santi, scrive, in gruppo del tutto indifferenti a noi, ma la cui esistenza appare così perfetta, che a un tal quadro augureremmo vita eterna". Nella struttura della Pala, Agostino si trova a sinistra di Cecilia la Patrona dei musicisti, che tiene in mano una specie di organo ed ai piedi ha decine di strumenti musicali. Agostino indossa i vestiti vescovili, il viso è maturo, con la barba, lo sguardo vigile.
L'opera originale di Raffaello fu commissionata da Elena Duglioli, una pia nobildonna bolognese poi beata, per la cappella consacrata alla santa Cecilia nella chiesa di San Giovanni in Monte. Un documento del 1514 cita il nome della nobildonna, moglie di Benedetto dell'Oglio, la cui vita spirituale si ispirava a quella della santa, di cui aveva ricevuto una reliquia dal cardinale Alidosi, legato pontificio a Bologna.
Santa Cecilia è al centro della sacra conversazione ed è raffigurata a piena figura. Abbandonati gli strumenti musicali a terra di cui è protettrice, Cecilia volge uno sguardo al cielo dove è apparso un coro angelico che intona una melodia celestiale. Tra le mani trattiene a stento un organetto portatile, da sui si stanno sfilando due canne. Gli strumenti musicali vecchi o rotti, una viola, un triangolo, due flauti, dei sonagli, due tamburelli con la pelle lacera rimandano alla caducità della musica "terrena", dato che i flauti, i tamburelli ed i cembali, sono connessi al culto di Bacco.
Attorno a Cecilia, l'unica capace di ascoltare la musica celeste, si trovano quattro santi a semicerchio, che rievocano la forma della "cantoria" celeste. A sinistra san Paolo, vestito di camice verde con il manto rosso, regge la spada. Ha un atteggiamento meditativo e dà le spalle a chi osserva. San Giovanni evangelista in secondo piano, è riconoscibile dal libro ai suoi piedi su cui si trova l'aquila; il suo sguardo si incrocia con quello di sant'Agostino, sull'altro lato, vestito di piviale ricamato. Maria Maddalena tiene in mano l'ampolla degli unguenti e fissa lo spettatore. La scelta di questi quattro santi si lega al tema dell'ascesa al cielo e dell'estasi: Giovanni e Maddalena secondo la tradizione ascesero al cielo, mentre Paolo e Agostino ebbero visioni dirette di Dio. Sullo sfondo si scorge un paesaggio collinare con il profilo di una chiesa all'orizzonte, probabilmente quello del santuario di Santa Maria del Monte a Bologna. Il paesaggio è dominato da un ampio cielo, nel cui mezzo si apre la teoria di sei angeli in coro, ciascuno intento a leggere uno spartito.
Clemente Alberi
Clemente Alberi nasce a Bologna nel 1803 e morirà nella stessa città natale nel 1864. figlio del pittore Francesco Alberi, completa la propria formazione artistica presso l'Accademia bolognese di Belle Arti, dove insegnava il padre. La sua attività ha spaziato dalle pale d'altare alle copie di celebrati dipinti del seicento bolognese. Tuttavia è nella ritrattistica che raggiunge una fama che si diffonderà anche oltre il territorio bolognese.
Una delle sue prime opere note giunte fino a noi è la copia dell'Ultima comunione di san Girolamo, eseguita nel 1824 in sostituzione di quella originale di Agostino Carracci, che venne realizzata per la Chiesa di san Girolamo della Certosa. Altre sue copie di famos opere sono la santa Cecilia di Raffaello in san Giovanni Monte e quella di Guido Reni nella chiesa di Santa Maria della Pietà.
Nell'Archivio Patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee Giuseppe Bosi così parla di lui e del padre: "figlio del pittore Francesco nato in Rimini nel 1803. In tenerissima età venne condotto a Bologna per essere il padre con decreto Napoleonico stato prescelto a professore di pitura in questa Accademia di Belle Arti, ove in tale carica stette fino alla sua morte avvenuta nel 1836. Clemente fu scolaro del detto di lui genitore avendo esaurito l'intero corso nella prelodata Accademia. Nel 1832 venne nominato professore in Pesaro, ove si fermò per tre anni, e ritornato a Bologna nel 1839 fu eletto a succedere alla cattedra del padre".