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PITTORI: Maestro di Châteaubriant

Agostino e sua madre Monica

Agostino e sua madre Monica

 

 

MAESTRO DI CHATEAUBRIANT

1880-1881

Châteaubriant, chiesa di san Nicola

 

Agostino e sua madre Monica: l'estasi di Ostia

 

 

 

Le splendide vetrate della chiesa cattolica di san Nicola a Châteaubriant nel Dipartimento della Loire-Atlantique ci presentano varie immagini di santi, fra cui sant'Agostino. In questa vetrata il santo è in compagnia della madre Monica. I due si tengono per mano e sono accomunati dall'espressione dei volti che rivelano una comune visione estatica.

Il loro atteggiamento ricorda il celebre episodio della visione che i due ebbero ad Ostia e che Agostino racconta nei particolari nel nono libro delle Confessioni. La vetrata è dedicata a Monica, ma l'autore ha giustamente accostato l'immagine della santa a quella del figlio, a cui ha dedicato con passione gran parte della sua vita.

Sia Agostino che Monica hanno due volti giovanili nimbati da un cerchio dorato che ne simbolizza la santità. Indossano indumenti semplici, secondo il costume romano dell'epoca.

 

10.23. Incombeva il giorno in cui doveva uscire da questa vita - e tu lo conoscevi quel giorno, noi no. Accadde allora per una tua misteriosa intenzione, credo, che ci trovassimo soli io e lei, affacciati a una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là nei pressi di Ostia Tiberina, dove c'eravamo appartati lontano da ogni trambusto, per riposarci della fatica di un lungo viaggio e prepararci alla navigazione. Conversavamo dunque assai dolcemente noi due soli, e dimentichi del passato, protesi verso quello che ci era davanti ragionavamo fra noi, alla presenza della verità - vale a dire alla tua presenza. L'argomento era la vita eterna dei beati, la vita che occhio non vide e orecchio non udì, che non affiorò mai al cuore dell'uomo. Noi eravamo protesi con la bocca del cuore spalancata all'altissimo flusso della tua sorgente, la sorgente della vita che è in te, per esserne irrigati nel limite della nostra capacità, comunque riuscissimo a concepire una così enorme cosa.

- 24. E il nostro ragionamento ci portava a questa conclusione: che la gioia dei sensi e del corpo, per quanto vivida sia in tutto lo splendore della luce visibile, di fronte alla festa di quella vita non solo non reggesse il confronto, ma non paresse neppur degna d'esser menzionata. Allora in un impeto più appassionato ci sollevammo verso l'Essere stesso attraversando di grado in grado tutto il mondo dei corpi e il cielo stesso con le luci del sole e della luna e delle stelle sopra la terra. E ascendevamo ancora entro noi stessi ragionando e discorrendo e ammirando le tue opere, e arrivammo così alle nostre menti e passammo oltre, per raggiungere infine quel paese della ricchezza inesauribile dove in eterno tu pascoli Israele sui prati della verità. Là è vita la sapienza per cui sono fatte tutte le cose, quelle di ora, del passato e del futuro - la sapienza che pure non si fa, ma è: così come era e così sarà sempre. Anzi l'essere stato e l'essere venturo non sono in lei, ma solo l'essere, dato che è eterna: infatti essere stato ed essere venturo non sono eterni. Mentre così parliamo, assetati di lei, eccola... in un lampo del cuore, un barbaglio di lei. E già era tempo di sospirare e abbandonare lì le primizie dello spirito e far ritorno allo strepito della nostra bocca, dove la parola comincia e finisce. E cosa c'è di simile alla tua Parola, al Signore nostro, che perdura in se stessa senza diventare vecchia e rinnova ogni cosa?

- 25. "Se calasse il silenzio, in un uomo, sopra le insurrezioni della carne, silenzio sulle fantasticherie della terra e dell'acqua e dell'aria, silenzio dei sogni e delle rivelazioni della fantasia, di ogni linguaggio e di ogni segno, silenzio assoluto di ogni cosa che si produce per svanire" - così ragionavamo - "perché ad ascoltarle, tutte queste cose dicono: 'Non ci siamo fatte da sole, ma ci ha fatte chi permane in eterno'; se detto questo dunque drizzassero le orecchie verso il loro autore, e facessero silenzio, e lui stesso parlasse non più per bocca loro, ma per sé: e noi udissimo la sua parola senza l'aiuto di lingue di carne o di voci d'angelo o di tuono o d'enigma e di similitudine, no, ma lui stesso, lui che amiamo in tutte queste cose potessimo udire, senza di loro, come or ora con un pensiero proteso e furtivo noi abbiamo sfiorato la sapienza eterna immobile sopra ogni cosa: se questo contatto perdurasse e la vista fosse sgombrata di tutte le altre visioni di genere inferiore e questa sola rapisse e assorbisse e sprofondasse nell'intima beatitudine il suo spettatore, e tale fosse la vita eterna quale è stato quell'attimo di intelligenza per cui stavamo sospirando: non sarebbe finalmente questa la ventura racchiusa in quell'invito, entra nella gioia del tuo signore? E quando? Forse quando tutti risorgeremo, ma non tutti saremo mutati ?"

AGOSTINO, Confessioni, 9, 10, 23-25

 

 

La chiesa di san Nicola si trova nel centro storico del paese. Una prima cappella, dedicata alla Vergine, fu fatta edificare da Geoffroy IV barone de Châteaubriant. Un documento ne attesta l'esistenza nel 1263. Poichè minacciava di cadere, fu demolita nel 1518 lasciando solo il coro della vecchia cappella. Su progetto di Jean Delorme venne costruita una nuova chiesa. Problemi finanziari non ne permettono la conclusione e nel 1530 si era riusciti ad alzare solo la navata dell'edificio. Fu solo nel 1551 che i lavori furono ripresi dal barone Anne de Montmorency e la chiesa venne completata e aperta al culto nel novembre 1561 alla presenza del coadiutore del vescovo di Nantes. La dedicazione venne mutata da Notre-Dame in San Nicola.

Alla fine dell'Ottocento la chiesa, divenuta nel 1801 sede parrocchiale, venne completamente ricostruita secondo il progetto dell'architetto Eugène Boismen, che elaborò il suo piano ispirandosi alla basilica di San Nicola a Nantes, uno dei primi progetti neogotici in Francia. La prima pietra fu deposta nel 1875 da Mons. Fournier Vescovo di Nantes. La consacrazione della nuova chiesa fu fatta dal suo successore Mons. Le Coq a febbraio del 1881. La torre e la guglia furono completate nel 1894.

L'interno si presenta con un'ampia navata centrale e due navate laterali di sei campate. E' lunga 65 m. con un transetto e un coro di tre campate senza deambulatorio.