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PITTORI: Giangiacomo Francesco

Sant'Agostino con i santi Bonaventura, Ambrogio e Tommaso d'Acquino

Sant'Agostino con i santi Bonaventura, Ambrogio e Tommaso d'Acquino

 

 

GIANGIACOMO FRANCESCO

1810

Cambridge, Fogg Art Museum

 

Sant'Agostino con i santi Bonaventura, Ambrogio e Tommaso d'Acquino

 

 

 

Il disegno attribuito a Giangiacomo Francesco, che ne fu anche l'incisore. Vi sono raffigurati in ordine da sinistra verso destra i santi Agostino, Bonaventura, Ambrogio e Tommaso d'Acquino. La stampa probabilmente venne pubblicata a Roma nel 1810 nella serie delle pitture della cappella di Nicolò V, che si trovano in Vaticano.

Se ne hanno notizie registrate con Francis Calley Gray,quale lascito al nipote nel 1856. William Gray l'anno seguente ne fece dono all'Università di Harvard, che lo espone nell'Harvard Art Museum o Fogg Museum, come dono di William Gray dalla collezione di Francis Calley Gray.

Agostino è qui presentato a figura intera nella sua dignità episcopale con una poderosa e preziosa mitra in testa. Nella mano destra regge un lungo bastone pastorale mentre con la mano sinistra impugna un libro chiuso dalla copertina impreziosita da simboli. L'ampio panneggio del piviale mitiga la staticità della figura del santo, il cui volto, ancora giovanile e senza barba, ha uno sguardo fisso e con poca espressività.

 

 

Giangiacomo Francesco

Nacque a Roma nel 1783 e nei primi anni dell'Ottocento divenne allievo del pittore J. B. J. Wicar, che si era trasferito stabilmente a Roma nel 1801. Nel 1803 il suo nome compare fra gli artisti che Wicar segnalò per realizzare i disegni per le incisioni dell'Iconographie grecque ou Recueil des portraits authentiques des empereurs, rois et hommes illustres de l'antiquité di E. Q. Visconti.

Giangiacomo entrò in seguito all'Accademia di S. Luca e nel 1805 vinse il secondo premio della seconda classe di pittura giungendo alle spalle di Antonio Caliari ma davanti a B. Fumagalli e Bartolomeo Pinelli. Giangiacomo rimase sempre legato al suo maestro Wicar, un abilissimo disegnatore e incisore, nonché collezionista di disegni dei maestri italiani. Dal maestro apprese una non comune perizia grafica che lo rese uno dei disegnatori più attivi nella Roma di inizio Ottocento. In particolare si specializzò nell'incisione di traduzione a contorno delle opere pittoriche romane di Quattro e Cinquecento.

Del 1809 è una sua serie di acqueforti a contorno dedicata agli affreschi delle stanze di Raffaello, interamente disegnata e incisa da lui, che, a partire dal 1810, collaborò fino al 1835 con la Calcografia camerale. Agli anni 1814-1815 è datata una serie di 10 disegni che riproducono gli affreschi dell'abside di S. Onofrio al Gianicolo.

A partire dagli anni Venti Giangiacomo si dedicò al restauro di dipinti delle chiese romane. Scarse sono le informazioni riguardanti la sua attività pittorica. L'unico suo dipinto noto è la pala che raffigura S. Michele Arcangelo nella chiesa del SS. Salvatore nell'ospizio di S. Michele a Ripa. Da una lettera inviata a T. Minardi nel 1833, si deduce che aveva lo studio in via della Vittoria. Morì a Roma nel 1864 e fu sepolto nel cimitero di S. Lorenzo al Verano. Tra i suoi allievi ricordiamo lo scultore Luigi Amici e gli incisori Luigi Calamatta, Paolo Mercuri e Paolo Neri. Suo allievo fu anche il figlio Tertulliano, nato a Roma nel 1823.