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PITTORI: Giacomo Mattarelli

Statua di sant'Agostino nella cappella della Madonna della Cintura a Malgrate

Agostino cardioforo

 

GIACOMO MATTARELLI

1855

Malgrate, chiesa di san Leonardo

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

Malgrate possiede numerosi luoghi a carattere religioso: particolarmente rilevante è la parrocchiale dedicata a San Leonardo di Noblac, che venne rifabbricata a tre campate intorno al 1550.

Di un completo restauro si hanno notizie solo nel periodo 1812-1815 ad opera di Giuseppe Bovara. La facciata fu realizzata con la conservazione in luogo del portale tipico della Controriforma datato 1607 e contrastante con la chiarezza delle pareti e delle mezzecolonne. Alla parte centrale, coronata dal fregio e dal timpano decorato da mensolette, si accostano due alette a finte bugne d'intonaco. Sempre il Bovara, nel 1817, disegna la cantoria, ancora esistente, per l'organo.

Al suo interno, oltre al Battistero barocco con ciborio intagliato, risalente agli anni 1660-1670, si scopre la Cappella della Madonna della Cintura con volte a botta e rosoni. Sull'altare di legno si trovano, oltre a quella della Madonna della Cintura, le statue dorate dei santi Agostino e Monica realizzate nell'Ottocento dall'artista lecchese Giacomo Mattarelli. Nella stessa cappella si possono osservare dipinti coevi di Cherubino Cornienti donati da Giorgio Agudio nel 1856.

 

 

Giacomo Mattarelli

Mattarelli realizzò molteplici lavori nel lecchese: ricordiamo, fra gli altri, gli stucchi ed i palchi del Teatro di Lecco. L'artista intagliatore discendeva da una famiglia di scultori originaria di Perledo, che ha realizzato numerose e importanti opere nel territorio attorno a Lecco. A Malgrate nel 1855 realizza le belle statue di Monica e Agostino per la chiesa parrocchiale. Suo nipote Giacomo jr. realizzerà poi nel 1892 la statua di san Giuseppe sempre per la Chiesa di Malgrate.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3