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Agostino sconfigge gli eretici
ANGELO MOZZILLO
1806
Napoli, chiesa di sant'Agostino degli Scalzi
Agostino sconfigge gli eretici
La tela, che si trova nella cappella del transetto sinistro, ha una struttura complessa dove si intrecciano episodi che coinvolgono la figure di Agostino e di Monica. Quest'ultima, vestita da suora agostiniana, riceve dal Bambino, in grembo alla Vergine, il sacro cingolo simbolo della fedeltà. La Madonna a sua volta si volge verso Agostino, che è raffigurato nelle sue vesti episcopali con in testa la mitra e un largo piviale che copre le spalle. Sotto il piviale si nota molto bene la presenza della tunica nera dei monaci che seguono la sua regola.
Nella mano destra ha una penna con cui sta scrivendo su un rotolo cartaceo. Volge lo sguardo verso la Vergine, quasi a trarne ispirazione. Il suo volto ha un aspetto ancora giovanile sia pure con la presenza di una foltissima barba. Davanti a lui un angelo, che volge lo sguardo verso il fedele che osserva il quadro, regge con la mano sinistra il bastone pastorale, mentre con la destra alza verso l'alto un cuore fiammante simbolo dell'amore di Agostino.
La scena si svolge in un tripudio di angeli che volano in alto, di cui due recano una corona da porgere sul capo della Madonna. Altri sono accovacciati sulla nuvola che sostiene la Vergine. Una armonica architettura con grandi palazzi chiude la scena, a cui partecipa anche un vescovo alle spalle di Agostino.
Ai suoi piedi giacciono dei personaggi nella tipica postura degli eretici che sono stati vinti dalla forza persuasiva delle parole di Agostino.
Il santo sentì profondamente la necessità di difendere l'ortodossia cristiana dalle eresie che imperversavano nel suo secolo. Nel corso della polemica contro i manichei e la loro visione dualistica dell'universo Agostino tende a sottolineare la bontà della creazione, la trascendenza di Dio e la superiorità dello spirito sulla carne. Nei confronti del donatismo Agostino sostenne che la Chiesa è un insieme di fedeli visibile, composta sia di santi che di peccatori. L'efficacia dei sacramenti non dipende dalla moralità di chi li amministra, ma dalla grazia di Dio che opera attraverso di loro. In disaccordo con Pelagio, che predicava la capacità dell'uomo di produrre e di scegliere il bene (di salvarsi pertanto usando le sue sole forze) Agostino ribadisce la realtà del peccato originale e pertanto l'urgenza della grazia divina per ottenere la salvezza (De natura et gratia).
Angelo Mozzillo
Angelo Mozzillo nacque nel 1736 ad Afragola, figlio di Crescenzo, pittore anche lui, e Maria Abate. Visse fino all'adolescenza nella città natale, dove ricevette una buona educazione presso il convento dei domenicani. Trasferitosi a Napoli, affrontò il suo percorso artistico presso la bottega di Giuseppe Bonito, un pittore apprezzato dalla corte borbonica, che era originario di Castellammare di Stabia. La prima opera nota di Mozzillo, che risale al 1758, è una tela che ritrae san Giorgio mentre abbatte il tempio di Apollo. La tela è custodita nel vano della contro facciata della chiesa parrocchiale afragolese dedicata a san Giorgio. Due anni dopo affrescò l'interno della chiesa di Santa Maria del Monte dei morti a Cerreto Sannita e poco dopo lavorò in area nolana con la realizzazione dei dipinti della "Adorazione dei Magi" e della "Presentazione di Gesù" nella chiesa della Santa Croce. Negli anni Settanta si trasferì a Nola in seguito al matrimonio con una donna della vicina Lauro e anche per invito del vescovo Filippo Lopez y Royo, energico pastore della diocesi nolana e mecenate dell'artista afragolese, assai apprezzato dalla corte borbonica, tanto da essere promosso al vescovado di Palermo.
Nel corso della sua attività eseguì affreschi e dipinti in varie città della Campania tra cui Afragola, Caivano, Marano di Napoli, Cimitile, Nola, San Paolo Belsito, Palma Campania, Scafati, Ottaviano, Castellamare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Cicciano, Camposano, Sant'Agata de' Goti e Sparanise.
Nel 1788 ricevette l'incarico di decorare le volte e le pareti della Sala delle Udienze della chiesa di Sant'Eligio Maggiore. Questa sala era destinata ad ospitare i sovrani borbonici in occasione dell'annuale festa della Madonna del Carmine. Le opere eseguite a Napoli dettarono la fortuna dell'artista. Nel 1792 i monaci camaldolesi gli commissionarono una serie di affreschi per abbellire gli eremi di Napoli e Visciano. Nella volta a botte della navata centrale dell'eremo napoletano del Santissimo Salvatore dipinse una splendida Gloria di San Romualdo. Mozzillo pittore neoclassico, fu uno dei principali esponenti del Settecento campano minore. Fu un apprezzato autore di opere a tema religioso, naturalistico e ritrattistico. Impoverito per la generale crisi seguita all'invasione napoleonica del Regno di Napoli, privo di protettori e di appoggi presso il nuovo regime, la sua attività di pittore declinò rapidamente. Morì a Nola nel 1810, nel totale anonimato.