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PITTORI: Antonio da Como

Sant'Agostino Dottore della Chiesa a Cori

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

ANTONIO DA COMO

1475-1480

Cori, Chiostro di sant'Oliva

 

Sant'Agostino

 

 

 

A Cori, nella regione centrale del Lazio, sorgeva un insediamento monastico agostiniano, che ha lasciato interessanti lacerti di iconografia del santo. Di buon interesse sono le sculture ad opera di Antonio da Como, un felice interprete di quell'arte comacina che produsse magnifici tesori di pietra in età romanica con gli antelamici e i maestri campionesi.

Splendida l'immagine del santo vescovo di Ippona che dobbiamo all'arte scultorea di Antonio da Como, che lavorò ai capitelli del chiostro di sant'Oliva nel monastero agostiniano di Cori sul finire del Quattrocento. Il santo vi è raffigurato a mezzo busto con i suoi attributi episcopali: in testa porta la mitra e il nimbo dei santi. Lo sguardo è dolce e mite, il viso giovanile. Particolarmente interessante è la decorazione finemente cesellata della mitra. Ottima la resa dei lineamenti del viso.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6