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PITTORI: Bicci di Lorenzo

Sant'Agostino

Sant'Agostino

 

 

BICCI DI LORENZO

1433

Roma, Collezione Barsanti

 

Sant'Agostino

 

 

 

La raffigurazione di sant'Agostino è un elemento d'insieme di un polittico di maggiori dimensioni: nel 1433 Bicci firmò tale polittico per la chiesa di S. Niccolò in Cafaggio a Firenze, che all'epoca della distruzione della chiesa (1787) venne sfortunatamente smembrato. Sull’area, detta di Cafaggio ed esterna al nucleo urbano fino alla terza cerchia di mura, sorse, agli inizi del Trecento il monastero femminile benedettino di San Niccolò di Cafaggio. Già nel 1385 le condizioni della struttura, cui cinquant'anni prima era stata annessa una chiesa, risultano fatiscenti ed inadeguate alle esigenze conventuali al punto da spingere le religiose ad accettare la proposta di acquisto dei terreni avanzata dal banchiere Lemmo Balducci il quale, in cambio, promette la costruzione di un altro fabbricato all'interno dello stesso isolato, sull'angolo tra via del cocomero e via del ciliegio. A parte questo intervento, la configurazione architettonica del nuovo Convento di San Niccolò, come quella dell'intero quartiere di S. Marco, sarebbe rimasta sostanzialmente immutata fino alla fine del XVIII secolo, quando il convento venne soppresso in epoca leopoldina.

 

Dipinto con la tecnica della tavola di legno, l'opera che raffigura sant'Agostino misura cm 43 in altezza e 33 in larghezza 33. Attualmente è conservata a Roma nella Collezione Barsanti, dove è stato segnalato nel 1949.

Il santo è stato raffigurato seduto, vestito da vescovo, con la mitra in testa. E' intento a scrivere su un libro aperto con la mano destra che impugna una penna d'oca. E' interessante notare che il santo porta ben in vista la cocolla nera degli agostiniani.

 

 

Bicci di Lorenzo

Nasce a Firenze nel 1373 esponente di una famiglia di pittori attivi in Toscana nel Quattrocento. E' stato un pittore attivo a Firenze soprattutto fra il tardo Trecento e il primo Quattrocento. Suo padre era Lorenzo di Bicci, mentre suo figlio fu Neri di Bicci, entrambi significativi esponenti della pittura toscana.

Nella sua gioventù fu influenzato dallo stile di Lorenzo Monaco e Gentile da Fabriano e una delle prime opere dove collaborò con il padre è il grande Tabernacolo del Madonnone, presso San Salvi a Firenze. Verso il 1405 assunse la direzione della bottega di famiglia, facendone un punto di permanenza di stilemi tradizionali rispetto alle nuove invenzioni che il Rinascimento stava proponendo. Bicci diventa un elemento di catalizzazione di committenti e istituti dal gusto più tradizionalista, che avevano bisogno di opere devozionali per chiese, conventi e anche abitazioni private. Fra i suoi committenti troviamo tuttavia anche i Medici, per i quali dipinse un ciclo di Uomini Illustri ad affresco, già nel Palazzo Medici (testimoniato da Vasari), il nobiluomo Niccolò da Uzzano (affreschi e una tavola per la chiesa di Santa Lucia dei Magnoli), l'Opera del Duomo di Firenze (affreschi degli Apostoli del 1434), l'Ospedale di Santa Maria Nuova. Alla Galleria dell'Accademia di Firenze di lui si possono ammirare due tavole: un Matrimonio mistico di santa Caterina (1423-1425) e un san Lorenzo (1428). Fra i suoi capolavori vanno annoverate la Madonna in Trono (1433) della Galleria Nazionale di Parma, le Tre storie di San Niccolò e il Trittico del Duomo di Fiesole (1450). Tra gli affreschi, vanno citati quelli sull'arco d'entrata della Cappella Compagni nella chiesa di santa Trinità a Firenze. Alcune sue opere sono conservate anche a Empoli (San Niccolò da Tolentino protegge Empoli dalla peste, nella Collegiata di Sant'Andrea) e a Lastra a Signa. La sua bottega era situata nei pressi di piazza Tasso in Oltrarno e fu luogo di formazione di alcuni importanti pittori come Lo Scheggia e forse Masaccio. Bicci di Lorenzo muore a Firenze nel 1452.