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PITTORI: Carlo Braccesco

Sant'Agostino vescovo e san Benedetto

Sant'Agostino vescovo e san Benedetto

 

 

CARLO BRACCESCO

1490-1500

Parigi, Museo del Louvre

 

Sant'Agostino vescovo e san Benedetto

 

 

 

 

Carlo Braccesco è un pittore di origini milanesi, noto in Liguria fra il 1478 e il 1501. L'opera che ritrae S. Agostino assieme a san Benedetto fa parte di un trittico dipinto verso il 1490-1500 alto m 1,58 e largo m 1,07. La scena con l'Annunciazione nel riquadro centrale mostra l'Angelo che piomba di sghembo sulla Vergine spaventata, appena balzata su dall'inginocchiatoio e aggrappata ad una colonna, il tutto ambientato in una loggetta, delimitata da un recinto dorato, ornato con volute con sullo sfondo un paesaggio "Nazareth-Pavia", immerso in una luce dorata. In quest'opera la sua cultura stilistica si allargò tanto da riuscire a fondere insieme i modi formali di Foppa e il naturalismo fiammingo, accompagnandoli al gusto lombardo e ligure per l'oro che non diminuisce l'effetto realistico dell'insieme. A destra il pannello con i Santi Stefano e Alberto carmelitano e a sinistra San Benedetto e sant'Agostino. I tre pannelli furono comperati nel 1812 da Dominique-Vivant Denon, fondatore del Museo di Napoleone, e provenivano da un oratorio non identificato che apparteneva alla famiglia Fregoso di Genova.

Senz'altro altri elementi (predella, pannelli superiori) completavano originariamente l'opera. L'attribuzione del dipinto a Carlo Braccesco, la cui sola opera sicura è un polittico firmato e datato 1478, conservato nella chiesa di Montegrazie, vicino a Imperia, non è accettata da tutta la critica.

La figura di san Benedetto affonda nel mistero. Della sua vita si conosce solo quello che viene riferito nel secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno (che morì nel 604). Della sua dottrina e della sua personalità, nulla più di quanto ce ne fa conoscere la sua Regola. Benedetto, originario di Norcia, apparteneva a nobile famiglia di tradizione cristiana, dato che sua sorella Scolastica si consacrò a Dio sin dalla sua fanciullezza. Dopo un viaggio a Roma, si stabilì da eremita a Subiaco a 75 km dalla città. La sua regola dei monaci è un capolavoro di discernimento e di chiarezza. Le disposizioni pratiche del capitolo III e dei capitoli VIII-LXVII hanno fra le loro fonti Agostino, Basilio e le Regole dei Padri e di Cassiano.

La creazione della regola benedettina (famoso il motto "Ora et Labora" che racchiude lo stile di vita dei monaci benedettini impegnati nel servizio di Dio attraverso la preghiera e fedeli al lavoro come momento di generosa solidarietà con l’uomo che faticosamente realizza se stesso riconoscendo nel creato la provvidenza di Dio) e la fondazione, dai parte dei monaci seguaci di San Benedetto, di numerosi monasteri in Italia ed in Europa, portarono ad un lungo e fruttuoso processo di evangelizzazione dei popoli barbarici, traghettando per secoli l’Europa intera attraverso i periodi più bui della sua storia.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

Carlo Braccesco

Nacque a Milano verso la metà del Quattrocento. Poco conosciamo della sua formazione. Di lui parlano le carte genovesi ed è lui a firmarsi Carolus Mediolanensis nel polittico del 1478 che si trova nel santuario di Montegrazie, sette chilometri sopra Porto Maurizio.

Si può ipotizzare che si sia formato nell'orizzonte culturale della cosidetta “Congiuntura Nord-Sud", una particolare commistione di elementi fiamminghi e mediterranei che nel Quattrocento si osserva in una vasta regione che va dalla Sicilia al Piemonte e alla Spagna.

Tra il 1481 e il 1482 si trovava a Genova per affrescare la facciata del palazzo San Giorgio. In quel periodo progetta i disegni per le vetrate della cappella di San Sebastiano nella cattedrale di San Lorenzo. Nel 1484 si occupa della sua affrescatura. Esegui poi una Maestà per la chiesa di Sant'Andrea a Levanto, di cui rimangono solo due frammenti con i santi Erasmo e Gerolamo e Gottardo e Pantaleo. Al 1495 risale il Polittico di Sant'Andrea, opera realizzata per la stessa chiesa. Nel 1497 dipinse le ante dell'organo della cattedrale genovese su commissione di Cristoforo della Torre e nel 1499 realizza la pala d'altare per la chiesa di Santa Brigida. L'origine del suo cognome e nome potrebbe essere collegato ai "bracceschi", le truppe al servizio di Fortebraccio da Montone. Dopo la sconfitta dell'Aquila i braccesci, al comando di Niccolò Piccinino, passano al servizio dei Visconti di Milano. Lo stesso nome Carlo può essere riferito al condottiero: lo stesso Malatesta Baglioni, genero di Braccio, darà al proprio figlio il nome di Carlo.

E' l'unico pittore lombardo che, sebbene espatriato, ebbe tanto peso da trasmettere la propria fama fino alla cultura del tardo Cinquecento milanese. E' anche l'unico pittore straniero che nella Liguria del Quattrocento riuscì a raccomandarsi durevolmente al ricordo degli scrittori locali fino al pieno Seicento. Questo pittore che dipingeva a lumi di finissimi ori il San Giorgio della Dogana e con fulgide trasparenze i vetri della cattedrale di San Lorenzo, è del resto l'autore del più grande, indimenticabile capolavoro creato a Genova nello scorcio finale del Quattrocento.