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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Paolo da CaylinaPITTORI: Paolo da Caylina
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa scrive libri e trattati
PAOLO DA CAYLINA
1545-1550
Brescia, convento di S. Pietro, Cappella di San Barnaba
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa scrive libri e trattati
Questo affresco che raffigura Agostino a mezzobusto intento a scrivere si trova nel sottarco della Cappella di San Barnaba presso il convento di S. Pietro a Brescia.
Assieme ad Agostino sono raffigurati, sempre a mezzo busto, sia i quattro Padri della Chiesa Orientale (san Basilio, sant'Atanasio, san Giovanni Crisostomo e san Gregorio di Nazianzo) sia i quattro Padri della Chiesa Occidentale (sant'Ambrogio, san Girolamo, san Gregorio Magno e sant'Agostino). I loro ritratti, oltre che per gli attributi iconografici, sono riconoscibili grazie a una didascalia sottostante che riporta in latino il rispettivo nome.
Inizialmente gli affreschi del ciclo della cappella di San Barnaba vennero attribuiti a Vincenzo Foppa (1427-1515), zio di Paolo da Caylina. La critica moderna tuttavia ha abbandonato questa identificazione per motivi cronologici. Il riferimento a Foppa della tradizione si giustifica probabilmente con il fatto che Caylina, per lungo tempo, fu indicato come "Foppa junior". Il ciclo di affreschi risalirebbe al periodo attorno al 1530 o forse al 1545-1550 quando si sviluppò un solido rapporto stilistico tra Caylina e Moretto.
I Chierici di San Giorgio in Alga, fondati dal monaco veneziano Gabriele Columer, futuro Papa Eugenio IV, si insediarono a Brescia nel convento di San Pietro in Oliveto intorno alla prima metà del Cinquecento.
Fu intorno al 1550 che il priore Domenico Savallo decise di decorare il complesso conventuale affifando l'esecuzione a Moretto, Vincenzo Foppa, Francesco Ricchino e Paolo da Caylina. Il tema principale della decorazione è il primato del papa, che era stato messo in discussione dalla dottrina luterana. Paolo da Caylina il giovane lavorò parecchio nella chiesa di San Pietro in Oliveto: sua è la tela che raffigura il Cristo che trasporta la Croce, suo il ciclo di affreschi in sacrestia con Scene della vita e miracoli dei Santi Pietro e Paolo. Nel convento altri affrescò La Natività e La chiamata di San Pietro. All'interno del convento si può visitare anche la cappella di San Barnaba affrescata da Caylina, dove, secondo la tradizione, questo Santo avrebbe dato inizio alla predicazione e avrebbe introdotto il popolo bresciano al cristianesimo. Gli affreschi di Caylina si trovano sul fronte esterno, nel sottarco, nella volta, e lungo le pareti laterali della cappella.
Paolo da Caylina il giovane
E' noto come Paolo da Caylina il giovane per distinguerlo dal padre pure pittore. Nacque a Brescia verso il 1485 e già nel 1503-1504 è procuratore a Milano e Pavia di suo zio Vincenzo Foppa. La sua attività giovanile si sviluppa soprattutto a Ferrara, dove è documentato tra 1506 e 1507.
Per quanto sia arduo ricostruire il suo percorso artistico, tuttavia l'evoluzione stilistica assicura molteplici informazioni. I suoi primi lavori rimandano a Foppa e Bergognone. Nel 1527 lavora a Brescia agli affreschi del coro delle monache del monastero di Santa Giulia, in collaborazione con Floriano Ferramola. Dopo la scomparsa di Ferramola gli viene richiesta la decorazione della cappella della Vergine nella chiesa di San Salvatore. Qui esegue il ciclo con le Storie della Vergine e dell'infanzia di Cristo. Il suo orizzonte culturale si amplia successivamente con la conoscenza di Moretto, Girolamo Romanino e Callisto Piazza. A questo periodo risalgono gli affreschi nelle chiese bresciane di S. Salvatore e S. Giovanni Evangelista oltre alle Storie della Passione nella Pinacoteca Tosio Martinengo. Tra 1530 e 1532 lavora agli affreschi di S. Giovanni di Edolo in Valcamonica e incomincia il suo soggiorno in Valtellina. Le opere valtellinesi sono gli ultimi lavori di una certa importanza, fra cui si segnalano gli affreschi nella chiesa di S. Antonio al Combo di Bormio e il polittico di S. Giorgio a Grosio con le Storie di S. Caterina da Siena. La sua successiva produzione avrà i caratteri della ripetitività senza una vena narrativa di un certo vigore espressivo.