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PITTORI: Mariotto di Nardo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MARIOTTO DI NARDO

1405

Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, sacrestia dei Canonici

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto è un elemento d'insieme che raffigura l'immagine di sant'Agostino. Realizzata con la tecnica della tavola l'opera è stata realizzata da Mariotto di Nardo agli inizia del Quattrocento, probabilmente nel 1405.

Mariotto di Nardo (1394-1424) è un figlio d'arte e seguì le orme artistiche del padre scultore Nardo di Cione.

La sua pittura si inserisce nel filone dello stile gotico fiorentino e fu alquanto influenzata dalla lettura artistica di pittori del calibro di Spinello Aretino e Lorenzo Monaco.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

l'opera è attualmente conservata a Firenze nella sacrestia dei Canonici nella Cattedrale di S. Maria del Fiore.

 

 

Mariotto di Nardo

Figlio dello scalpellino Nardo di Cione, Mariotto compare per la prima volta nelle carte d'archivio tra il 1389 e il 1390 quando si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali. Al 1389 va ricondotta una delle prime opere documentate del pittore, la pala - ora smembrata - per l'altare della cappella Da Filicaia nel convento di Santa Maria degli Angeli. Fra il 1391 e il 1392 lavorò ad un polittico per la cappella Corsini nel monastero di San Gaggio a Firenze mentre nel 1394-1395 gli viene commissionata la pala d'altare della chiesa di San Donnino in Villamagna. Nel 1411 fu incaricato di realizzare i cartoni per alcune vetrate della chiesa di San Domenico a Perugia, nel 1412 il trittico, anche questo perduto, per Santo Stefano al Ponte di Firenze e nel 1413 fu attivo presso Santa Maria Primerana a Fiesole. A questo primo corpus di opere documentate gli storici dell'arte hanno in seguito aggiunto la decorazione della sala del capitolo in San Francesco a Pisa (1391), la pala d'altare eseguita in collaborazione con Niccolò di Pietro Gerini e datata 1393 con la Vergine col Bambino destinata alla chiesa di Santa Cristina in Pagnana vicino a Empoli. L'Annunciazione delle Gallerie dell'Accademia di Firenze, collocabile tra il 1400 e 1402, marca un accentuazione stilistica verso il gotico internazionale che non può prescindere dalla conoscenza di Lorenzo Monaco. Le ultime opere mostrano una certa regressione verso modi più grevi e ripetitivi; ne sono un esempio l'Incoronazione della Vergine presso il Museo della Certosa del Galluzzo, la Trinità di Santa Maria dell'Impruneta (1418) e la pala d'altare per San Leonino in Panzano (1421). Mariotto si dedicò infine a una importante attività di miniaturista che lo impegnò, fra le altre cose, nella decorazione di una copia della Divina Commedia conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. Lat. 4776).