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PITTORI: Masone Giovanni

Sant'Ambrogio e sant'Agostino di Giovanni Masone

Sant'Ambrogio e sant'Agostino

 

 

MASONE GIOVANNI

1491

Parigi, Museo Jacquemart André

 

Sant'Ambrogio e sant'Agostino

 

 

 

L'autore ci presenta le due figure di sant'Ambrogio e sant'Agostino con ricchezza di ornamenti ma povera nella espressione e nella vivacità espositiva. I due vescovi si presentano con uno stereotipo abbastanza diffuso all'epoca: sono vestiti da vescovo, entrambi impugnano il bastone pastorale, entrambi hanno la mitra in testa, un libro aperto, il nimbo dei santi, i guanti bianchi alle mani. Entrambi presentano una folta barba a ricciolo nerastra e più folta per Agostino che rivela anche un aspetto più giovanile.

I paramenti sono riccamente decorati con uno stile da miniaturisti. Più assorto Ambrogio, in lettura; più curioso Agostino che volge lo sguardo lontano verso qualcuno che non si riesce a intravedere. La tavola fa il paio con un'altra analoga con san Girolamo e san Gregorio. Di medie dimensioni (cm 80 x 48 ciascuna)  sono conservate a Parigi, al Museo Jacquemart-André e provengono probabilmente dalla chiesa di S. Teodoro a Genova. Le due tavole costituiscono gli scomparti laterali del registro superiore di un polittico, che quasi certamente fu commissionato a Giovanni Mazone, nel 1491, da Baldassarre Lomellini per la chiesa di san Teodoro a Genova. I quattro Padri della chiesa raffigurati in queste tavole sono una derivazione fedele da quelli dipinti da Foppa e da Ludovico Brea negli scomparti superiori del polittico della Rovere di Savona, datato 1490.

 

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

A Milano, grazie anche all'ascolto delle splendide prediche del santo vescovo Ambrogio, Agostino trovò quello che cercava, ovvero la fede in Gesù Cristo che gli dette quella gioia piena e quell'appagamento totale che aveva sempre cercato, magari affidandosi anche a dottrine, come il manicheismo, rivelatesi poi fallaci ai suoi occhi. Durante le dieci puntate della trasmissione verrà presentata la personalità di questo gigante della fede e della cultura, e sarà messo particolarmente in luce il legame tra vita e fede, fra filosofia e amicizia, fra ricerca intellettuale e amore di Dio, che rappresenta la nota distintiva della figura di Sant'Agostino.

Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, il vescovo Ambrogio battezza Agostino, l'intellettuale di Tagaste (l'odierna Souk Arhas in Algeria), che diventerà vescovo di Ippona e che influenzerà la cultura europea con il suo pensiero, come del resto l'opera di Ambrogio darà un'impronta ai rapporti Chiesa-potere politico nel segno della reciproca autonomia. Quella solenne liturgia celebrata nella speranza che Cristo risorga, che la morte sia vinta e si compia la promessa di rinascita, è evento sul crinale tra due epoche. Il mondo antico collassa, l'Impero si sgretola tra congiure di palazzo, guerre che prosciugano le casse statali, inflazione, carestie, disastri economici, invasioni, spinte secessioniste. E il nuovo, che pur c'è, annunciato da scossoni e spinte, da trasformazioni concrete anche se difficili da leggere, stenta ad affermarsi.

 

In questa città era allora vescovo Ambrogio, uomo eccellente fra i migliori e sommamente gradito a Dio. Questi predicava molto frequentemente la parola di Dio nella chiesa, e Agostino seduto in mezzo alla gente lo stava a sentire con la massima attenzione.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 1, 3