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PITTORI: Frate Nebridio

Monica tra i santi Agostino e Nicola da Tolentino con monache agostiniane in preghiera

Monica tra i santi Agostino e Nicola da Tolentino con monache agostiniane in preghiera

 

 

FRATE NEBRIDIO

1470-1480

Cremona, Museo Civico, ms. D 54

 

Monica tra i santi Agostino e Nicola da Tolentino con monache in preghiera

 

 

 

Attribuito un certo frate Nebridio, questo dipinto è una tempera con oro su pergamena delle dimensioni di 140x 260 mm.

La pittura è un cosiddetto bas de page ritagliata dal frontespizio di un corale agostiniano, dove l'immagine di san Nicola, individuato dal sole raggiato sul petto è alla destra della scena dirimpetto a sant'Agostino. Entrambi reggono un lembo del mantello di santa Monica ai cui piedi si accalcano diverse monache che le offrono il modello di una chiesa e di un convento. L'attribuzione a frate Nebridio o a un suo più tardo seguace è stata recentemente ristudiata con accostamenti a opere provenienti dallo stesso ciclo, a quattro miniature staccate della collezione Lehmann del Metropolitan Museum di NewYork, e al Sant'Agostino firmato da frate Nebridio del Museo Civico di Bologna. I dati attuali sono comunque sufficienti per ipotizzare l'esistenza di un ciclo di corali per il convento di santa Monica a cui lavorarono sia frate Nebridio sia Baldassarre Coldiradi. Al perduto intervento di quest'ultimo devono senz'altro riferirsi alcune miniature ritagliate del Museo Civico di soggetto agostiniano. La presenza sul corale del motto quo usque rimanda a una possibile committenza della famiglia Meli.

Agostino, vestito da vescovo, sotto il piviale porta il nero saio dei monaci agostiniani, secondo una consuetudine iconografica diffusa dall'Ordine che così voleva dimostrare la sua diretta discendenza da Agostino come padre fondatore.

 

Frate Nebridio

L'ultima opera miniata con cui frate Nebridio sembra concludere la sua prolifica carriera di amanuense è probabilmente il Libro d'ore dedicato alla Vergine scritto da Matteo de Renari per il convento di san Domenico a Cremona. Entro il 1503 Nebridio concludeva la sua esistenza terrena, affidando al nipote Marchino il completamento delle sue opere, come suggerirebbe il pagamento effettuato a suo favore per terminare un graduale per il monastero di san Sigismondo. L'attività di miniatore del frate si profuse per i maggiori cenobi di Cremona, dapprima attivo per la chiesa di san Lorenzo a Cremona e poi nella stessa città per le chiese di san Domenico e san Sigismondo. Nebridio, che la miniatura ritagliata di Bologna porta a ritenere possa essere stato un monaco agostiniano, in realtà non fu mai monaco olivetano, il che viene confermato dal Liber Professorum e dal Necrologium dell'abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Con tutta probabilità Nebridio fu monaco benedettino. In un'inedita trascrizione senza data, conservata nei registri del convento di san Domenico è riportato un pagamento del 7 dicembre 1499 a «don Nebridio dell'ordine dei monaci di san Lorenzo di Cremona per lettere otto de miniature de notturni, e lo minio delli hinni, li quali lui ha miniato, e lo salterio notturno a £. 10 per cadauna lettera, eccetto il principio, del quale havvi £. 20»15; altri registri di pagamento dello stesso convento rivelano che l'artista ebbe una lunga consuetudine sia con i domenicani sia con gli agostiniani, a testimonianza della bravura raggiunta dal miniatore.