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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro della Leggenda di S. OrsolaPITTORI: Maestro della Leggenda di S. Orsola
Agostino cardioforo
MAESTRO DELLA LEGGENDA DI S. ORSOLA
1475-1482
Bruges, Groeninge Museum
Agostino cardioforo
La tavola è opera di del cosiddetto Maestro della Legenda di S. Orsola, un anonimo maestro fiammingo del XV secolo. L'opera, che fu realizzata fra il 1475 e il 1482, è conservata a Bruges al Groeninge Museum.
La definizione di Maestro della Leggenda di sant'Orsola origina da due ante di un altare che dipinse con otto Episodi della vita di sant'Orsola, originariamente a Bruges, nel convento delle Suore Nere.
Gli sono stati attribuiti anche un trittico con la Natività, ora conservato all'Institute of Arts di Detroit, le tavole con la Vergine col Bambino a Bruxelles e a Cherbourg e alcuni ritratti. Il suo stile pittorico rivela influenze dei pittori Rogier van der Weyden, Hans Memling e Hugo van der Goes.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3