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PITTORI: Andrea della Robbia

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

La scena del tolle et lege

 

 

ANDREA DELLA ROBBIA

1490

Madrid, Collezione Carmen Thyssen-Bornemiza

 

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

 

Scultore rinascimentale di primo piano che ebbe risonanza e fama soprattutto per la sua ceramica smaltata. Seppe creare in questo genere scultoreo delle opere straordinarie e veramente deliziose. Il capolavoro di questo artista è la cantoria oggi nel Museo dell'Opera del Duomo a Firenze che segue l'omonima opera di Donatello. In essa realizza non più festose e chiassose danze di putti, ma una serie di ragazzi con un libro in mano a glorificare Dio. Di grande pregio anche questa terracotta invetriata, che celebra un bel sant'Agostino in lettura nella scena del tolle lege milanese conservato attualmente nella Collezione Carmen Thyssen-Bornemiza di Madrid, dopo essere stato conservato a lungo a Lugano in Villa Favorita. Andrea della Robbia si rivela raffinato scultore e ceramista italiano del Rinascimento, fondatore di una bottega che produsse raffinati rilievi in terracotta fino a tutto il XVI secolo.

Tra i collaboratori e prosecutori dell'arte di Luca della Robbia, molti dei quali suoi familiari, si distinse il nipote Andrea. L'aggiornamento del linguaggio scultoreo centro italiano alla luce dei principi dell'Umanesimo è ben visibile nella prima opera nota di Andrea Della Robbia, la decorazione a rilievo della Cantoria del Duomo di Firenze (1431-1438). Inquadrate in una struttura architettonica classica, scandita da lesene corinzie, le dieci lastre marmoree recano scolpiti gruppi di bambini che cantano, danzano e suonano strumenti musicali, serena illustrazione del salmo 150, riportato in caratteri capitali nelle cornici. Il classicismo dell'arte di Andrea della Robbia si manifesta nella pacata compostezza delle figure (angeli, o putti), nella grazia e nella naturalezza delle espressioni, nell'equilibrio e nel ritmo chiaroscurale. Le cinque formelle esagonali che Della Robbia realizzò per il campanile di Giotto in Santa Maria del Fiore a Firenze, ispirate alle Arti liberali (1431-1439), oggi nel Museo dell'Opera del Duomo, mostrano invece ancora stilemi tardo gotici, seppure coniugati con un gusto più moderno, forse influenzato da Donatello. Intorno ai primi anni Quaranta lo scultore iniziò la produzione di terrecotte invetriate a bassorilievo, caratterizzate per lo più da figure bianche in campo blu. Tra le sue prime creazioni, ricordiamo il Tabernacolo per la Cappella di San Andrea nell'Arciospedale di Santa Maria Nuova a Firenze (1441-1443), in marmo e terracotta.

Ma le sue opere per cui la bottega dei Della Robbia divenne presto famosa furono le numerose Madonne col Bambino, a mezzo busto o a figura intera, rese con forte effetto plastico in linee morbide e delicate (Madonna del Roseto, Museo nazionale del Bargello, Firenze): tipica la contrapposizione tra la semplicità cromatica (bianco-blu) del tondo e la decorazione della cornice, a ghirlande di fiori e frutti, a colori vivaci (giallo, verde). Risalgono al decennio d'oro della attività di Andrea le lunette con la Resurrezione (1442-1445) e la Ascensione (1446-1451) per le porte delle sacrestie del Duomo di Firenze; il Ciborio (1441-1442) di San Miniato al Monte (ora alla Collegiata di Peretola); la Visitazione (1445 ca.) di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia; i tondi con gli Apostoli della Cappella dei Pazzi di Brunelleschi, in Santa Croce a Firenze. Tra le sue opere più tarde, di grande interesse sono il monumento funebre a Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole (1454-1458, in Santa Trinità a Firenze); i dieci rilievi in bronzo per le imposte della Sacrestia Vecchia del Duomo di Firenze; e la decorazione della volta nella Cappella del cardinale del Portogallo (1461-1466), in San Miniato al Monte.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29