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PITTORI: Spanzotti Giovanni Martino il Giovane

Sant'Agostino e un altro santo

Sant'Agostino e un santo

 

 

SPANZOTTI GIOVANNI MARTINO

1475-1528

Località sconosciuta

 

Sant'Agostino e un altro santo

 

 

 

La tavola costituisce uno scomparto di un polittico di cui rappresenta un elemento d'insieme. Il dipinto presenta come soggetto sant'Agostino e un santo, che qualche critico d'arte ha identificato con un possibile ma improbabile san Martino. E' difficile stabilire chi sia il personaggio accanto al vescovo Agostino, tuttavia l'abito che indossa lo propone come un religioso, forse un domenicano.

Agostino indossa un ricco ed elaborato piviale, in testa porta la mitra e con la mano sinistra regge un bastone pastorale. Con la destra il santo procede ad una benedizione che accompagna con un gesto del capo. Sullo sfondo si apre un panorama che ricorda i paesaggi quattrocenteschi.

 

 

Spanzotti Giovanni Martino

Nato verso il 1450 a Casale, da una famiglia di pittori provenienti dal territorio di Varese, Spanzotti fu attivo soprattutto in Piemonte. Il suo primo apprendistato fu verosimilmente nella bottega del padre, Pietro, dove doveva essere attivo anche il fratello Francesco. Le sue opere, ancora poco note ed apprezzate, risentono dello stile di F. del Cossa e Piero della Francesca, con recepimento di influssi provenzali e francesi. La sua formazione avvenne dunque nel clima culturale lombardo, recuperando anche elementi dalla società della Lombardia nordoccidentale e del Piemonte nordorientale, dove prevaleva una cultura gotico-internazionale propugnata da Bonifacio Bembo e da Foppa. L'espressione artistica più alta di questi anni è rappresentata dal ciclo di affreschi (1486-1491) sulla vita di Cristo nella chiesa di san Bernardino a Ivrea.

Nella fase tarda della sua parabola artistica si avvicina fortemente verso elementi tedeschi e in particolare resta affascinato dallo stile di Dürer. Sappiamo che nel 1502 si trasferì a Chivasso, dove tenne come allievi nella sua bottega Sodoma e D. Ferrari, che divenne un suo stretto collaboratore e dove ricoprì un ruolo fondamentale nella diffusione dello stile rinascimentale in Piemonte. Tra le sue opere ricordiamo la Vergine in trono, un san Sebastiano e sant'Ubaldo (1480-1490), l'Adorazione del Bambino e Santi. Dal 1513 prese la cittadinanza a Torino come pittore alla corte dei Savoia, ove consolidò il suo successo con commesse crescenti. L'ultima sua opera conosciuta è il piccolo affresco "Elemosina di Sant'Antonio Pierozzi" (1523) nella chiesa di San Domenico a Torino, un'opera in cui sembra rifiorire tardivamente la vena poetica dei suoi anni più fertili. Morì a Chivasso quasi sicuramente tra il 1525 e il 1528.