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PITTORI: Taddeo di Bartolo

Trittico dell'Assunzione con i Santi e le Sante di Montepulciano

Trittico dell'Assunzione con i Santi e le Sante di Montepulciano

 

 

TADDEO DI BARTOLO

1401

Montepulciano, Duomo

 

Trittico dell'Assunzione con i Santi e le Sante di Montepulciano

 

 

 

Al di sopra del bassorilievo marmoreo dell'altare maggiore si può ammirare una splendida opera di Taddeo di Bartolo noto come il Trittico dell'Assunzione. Taddeo è uno dei più significativi pittori senesi della fine del Trecento, la cui arte esprime pienamente i caratteri del gotico con la predominanza della fluidità e della musicalità della linea di contorno che compone le scene e determina l'espressività dei volti e gli atteggiamenti delle figure.

L'uso dell'oro arcaicizza il dipinto ed al tempo stesso lo impreziosisce rendendolo particolarmente luminoso. Il trittico venne dipinto nel 1401.

Il trittico domina sopra l'altare maggiore e stupisce il visitatore già al momento del suo ingresso nella chiesa. La parte centrale raffigura "l'Assunzione in cielo della Vergine Maria": la parte sinistra esprime "i Santi di Montepulciano" e quella destra "le Sante di Montepulciano".

Tra i santi sono stati ritratti san Giovanni Battista, san Donato, san Michele Arcangelo, san Francesco, santo Stefano, san Domenico, san Lorenzo, sant'Agostino e sant'Antonio. Tra le sante scopriamo santa Lucia, santa Caterina delle ruote, santa Maria Maddalena, sant'Agata, sant'Orsola, santa Mustiola e sant'Antilia.

Nella parte alta centralmente si nota al centro l'Incoronazione della Madonna, a sinistra l'Arcangelo Gabriele annunciante ed a destra la Madonna che riceve l'annuncio.

Nella predella che è alla base del trittico, sono rappresentati nove episodi della Vita di Gesù. In quello centrale, il più grande, è raffigurata la Crocefissione di Gesù Cristo.

 

 

Taddeo di Bartolo

Taddeo di Bartolo (Siena, 1362 circa - Siena, 1422) era figlio di un certo Bartolo di Mino. Nel 1389 risulta già iscritto nella Matricola dei pittori senesi e a quell'anno risale la sua prima opera pervenutaci: si tratta di un polittico con la Madonna col Bambino e Santi dipinto per la cappella di San Paolo a Collegalli, presso Montaione.

Più che un vero e proprio innovatore, Taddeo è da considerare un magnifico conservatore del nuovo stile gotico internazionale di gusto senese. Il suo maggior merito, tuttavia, fu forse quello di diffondere grandemente l'influsso della scuola senese in tutta Italia, attraverso la sua vastissima produzione e quella dei suoi allievi.

Oltre che a Siena e nel circondario, infatti, egli fu anche molto operoso a Genova, dove nel 1393 prese in moglie Simona Del Monte, a Padova, dove lavorò anche nella basilica di S. Antonio, a Pisa, a Venezia, in Sicilia, a Firenze, a Volterra, e ancora in altri luoghi. Nel 1401 Taddeo realizzò quello che è considerato il suo capolavoro, il trittico per il Duomo di Montepulciano: nella tavola centrale, come si è spiegato sopra, è rappresentata l'Assunzione di Maria; negli scomparti laterali vi sono a sinistra una schiera di Santi e a destra un pari numero di figure di Sante; nelle tre cuspidi sono dipinti da sinistra l'Angelo annunciante, l'Incoronazione della Vergine e la Madonna annunciata; nei quattro pilastri divisori le figure dei dodici apostoli; nella predella Scene tratte dall'Antico Testamento, e nelle formelle immediatamente sopra di essa Scene della vita di Gesù. A Siena dipinse gli affreschi nel coro del Duomo (perduti), le Storie della vita della Vergine nella cappella del Palazzo Pubblico (1406-1408) e un ciclo di Uomini famosi nell'anticappella (1414-1417).

Del 1403 circa è un «Crocifisso» dipinto nella Pinacoteca Nazionale. Del 1404 è l'aggraziata tavola della «Natività» nella Basilica dei Servi. Nella Pinacoteca Nazionale, tra l'altro, si trovano anche una tavola della «Annunciazione, con i SS. Cosma e Damiano» parte centrale di un trittico del 1409, una tavola con l'«Adorazione dei Magi», e una «Madonna in Trono, con Angioli e Santi». Nel 1313-14 Taddeo eseguì, nel Palazzo Pubblico di Siena, gli affreschi con «Giove, Marte, Apollo e Pallade». Nel 1422 dettò il proprio testamento e poco dopo morì all'età di 59 anni, secondo quanto Giorgio Vasari riporta nelle Vite.