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PITTORI: Bartolomeo Vivarini

Agostino vescovo e i santi Lorenzo e Domenico

Agostino vescovo in trono con san Lorenzo e san Bartolomeo

 

 

BARTOLOMEO VIVARINI

1473

Venezia, Chiesa Santi Giovanni e Paolo

 

Agostino vescovo e i santi Lorenzo e Domenico

 

 

 

 

La Tavola è composta da tre elementi che raffigurano San Domenico 1(59 x 56 cm), Sant'Agostino (191 x 69 cm) e San Lorenzo (158 x 55,5 cm). Reca la scritta: "BARTHOLOMAEVS. VIVARINVS. DE/ MVRIANO PINXIT. MCCCCLXXIII". Al 1473 risale il disperso polittico della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, oggi ridotto a tre sole tavole assai indicative di uno stile giunto ormai a piena maturazione. Al centro, benedicente nella sua maestosa dignità, siede Sant'Agostino, rialzato rispetto al piano da un doppio gradino; la monumentalità è accentuata dalla sapiente pittura del piviale, ampio alla base a descrivere un immaginario cono, mentre le pieghe aguzze del mantello si accordano all'espressione arcigna del volto.

La maturità di Bartolomeo si evidenzia nei dettagli, inseriti in maniera strettamente funzionale alle intenzioni prospettiche: così sono trattati i libri, poggiati con finta casualità sui gradini, o ancor più il pastorale, quasi dotato di una propria fisicità. Nelle due tavole ai lati si trovano le figure dei Santi Domenico e Lorenzo, altrettanto segnati dalla semplificazione impressa da Bartolomeo al proprio dipingere. L'opera è stata certamente commissionata dal clero domenicano ma con i soldi resi disponibili dai Procuratori di San Marco, nella loro qualità di amministratori della proprietà di Marco Dolfin, morto nel 1356.

Le tre tavole superstiti erano parte di un più vasto insieme, inizialmente diviso in tre ordini: in basso Sant'Agostino tra San Marco e San Giovanni Battista, al centro la Vergine col Bambino tra San Domenico e San Lorenzo, in alto quattro medaglioni con altrettanti santi. Dopo il ritorno da Parigi del San Pietro martire di Tiziano, sottratto nel 1797, il polittico viene smembrato e le due tavole dei Santi Domenico e Lorenzo finiscono nella cappella dalla Santissima Trinità, quindi in sagrestia.

Dopo il 1465 Bartolomeo abbandona la vecchia tipologia del Polittico per rappresentare le scene sacre su superfici quadre. Da questo momento Bartolomeo si mette a capo di una fiorente e attivissima bottega: l'intervento degli aiuti si fa sempre più massiccio, soprattutto nelle regioni adriatiche e di terraferma lontane da Venezia. La qualità dei prodotti inevitabilmente cade. Gli ultimi anni del pittore, che morirà poco dopo il 1499, sono occupati da molte ripetizioni delle antiche formule. Alvise, figlio di Antonio, nato a Venezia verso il 1445, fu l'ultimo della stirpe.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6