Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Assereto Gioacchino

PITTORI: Assereto Gioacchino

Madonna con il Bambino e sant'Agostino

Madonna con il Bambino e sant'Agostino

 

 

ASSERETO GIACCHINO

1600

Roma, Bertolami Fineart

 

Madonna con il Bambino e sant'Agostino

 

 

 

L'opera, comparsa nel corso di un'asta a Roma, viene attribuita al pittore genovese Gioacchino Assereto o alla sua bottega con il concorso di aiuti. Il soggetto propone una Madonna col Bambino in braccio alla presenza di sant'Agostino. Questo olio su tela misura 144x120 cm. La tela rivela una notevole forza espressiva e uno spiccato naturalismo. L'opera costituisce una seconda versione autografa, con possibile intervento di aiuti, di un dipinto del tutto simile passato all'asta Porro di Milano il 9 novembre 2005 (lotto 163) e ora in collezione privata a Savona. La presenza del pastorale e della mitra, nonché la freccia nella mano del Bambino, consentono di identificare il santo in Agostino, vescovo di Ippona. Tipici di Assereto sono la pittura densamente materica, l'impostazione plastica del gruppo di tre figure e i toni scuri preferiti che insistono sui bruni e sui grigi, su cui ha modo di risaltare il candore del corpo del bambino Gesù in primo piano.

 

Il primo periodo della carriera artistica di Assereto è definito dalla ricerca di una narrazione drammatica, che viene espressa con luci forti sulla carne, con una tavolozza "olandese", e un'accentuata personalizzazione dei tratti. La sua modalità compositiva si basa su scorci audaci e linee oblique, come accade nella pala con Santi del 1626 ospitata nella parrocchiale di Recco. Altre consimili opere vengono citate come "Apparizione della Vergine a San Bernardo" (Genova, collezione privata), o la Circoncisione (Milano, Brera). Le influenze dirette sulla sua arte furono quelle esercitate dalle opere del Cerano e del Caravaggio, ma Assereto era stato anche allievo di A. Ansaldo, che era venuto in contatto con Rubens e Van Dyck durante il loro soggiorno genovese. Verso il 1630 Assereto raggiunse la piena maturità artistica negli affreschi dell'Annunziata del Vastato a Genova, nel Sansone e Dalila (Firenze, collezione Longhi), nel Martirio di San Bartolomeo (Genova, Accademia Ligustica). L'artista è arrivato al giusto equilibrio dei mezzi stilistici, impostando sempre il quadro sulla drammatizzazione della scena. Dell'ultimo periodo, altre opere sono: la Cena in Emmaus e l'Agar nel deserto (Genova, collezioni private), il Mosè che fa spiccare l'acqua dalla rupe (Madrid, Prado), Sant'Agostino e Santa Monica (Minneapolis, Institute of Arts). In quest'ultima opera possiamo ammirare la lezione artistica di Assereto dove possiamo incontrare i visi dei due santi che ne esprimono la personalità: Agostino, dal volto giovanile è intento a leggere con cura da un grande libro che sta sfogliando e lo fa con pacatezza, curiosità e profonda attenzione. Monica con il gesto delle mani sembra invitare in modo perentorio il figlio e seguire il messaggio di ciò che sta leggendo.

 

 

 

Gioacchino Assereto

Assereto fu attivo a Genova (1600-1649) nel primo periodo barocco ed è senza dubbio una delle personalità più affascinanti nel panorama pittorico genovese seicentesco. Da giovane, appena dodicenne, divenne apprendista dal pittore Luciano Borzone, dove rimase fino al 1618, e successivamente da Giovanni Andrea Ansaldo che "stimò grand'acquisto haverlo presso di sé". Di lui conosciamo diverse opere fra cui due affreschi della volta della chiesa della Santissima Annunziata del Vastato: David e Abimelech e Santi Giovanni e Pietro guariscono degli zoppi. Il suo stile artistico rivela in più punti l'influenza di Bernardo Strozzi e una tendenza al tenebrismo, moderato dagli effetti coloristici veneziani. Dipinse i soggetti in costume contadino moderno, come ad esempio in Mosè che cerca di ottenere l'acqua dalla roccia (Museo del Prado, Madrid). Si ipotizza che presso la bottega di Ansaldo, Assereto abbia lavorato con Orazio de' Ferrari. Si allontanò da Genova solo nel 1639 in occasione di un viaggio a Roma. Le opere del quarto decennio sono ancora profondamente intrise di naturalismo sia pure mediato dagli insegnamenti di Borzone. Negli anni maturi Assereto si arricchisce di uno stile dai modi di Procaccicini e suoi seguaci, con forme che scaturiscono dal puro impasto cromatico.