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PITTORI: Giuseppe Nuvolone

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIUSEPPE NUVOLONE

1665-1675

Milano, chiesa di S. Maria Bianca di Casoretto

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Lungo la navata della chiesa di S. Maria Bianca in Casoretto, sul terzo altare è collocato un dipinto che raffigura S. Agostino. La sua presenza va certamente riferita alla presenza di una cappella dedicata al santo, che esisteva ancora ai tempi della soppressione della canonica nel 1772.

Secondo le testimonianze degli storici questa cappella si trovava subito a destra, entrando in chiesa. La sua esistenza è confermata anche da una dedica del canonico Silvestro Prandoni, contenuta in una lapide del 1480. Dal contenuto di questa lapide si evince che il religioso si impegnò a dotare la cappella oltre a lasciare un legato per una messa quotidiana.

Nel quadro di Giuseppe Nuvolone Agostino è raffigurato seduto, mentre legge un libro che viene tenuto sollevato sulle spalle da un angioletto ai suoi piedi, mentre un secondo putto lo affianca sulla destra reggendo il bastone pastorale. Il quadro è inserito in una cornice modanata con motivi floreali a rilievo sugli angoli e con festoni lungo tutti i lati. L'opera è stata recentemente attribuita a Giuseppe Nuvolone fratello del pittore Carlo Francesco Nuvolone e figlio ed allievo di Panfilo  Nuvolone.

Nato a Milano (1619-1703) operò durante il periodo barocco e fu attivo principalmente a Milano, Brescia, e Cremona.

Lo storico Ferro, per giustificare questa attribuzione, fa riferimento alla Nota delle suppellettili sacre della soppressa canonica di S. Maria di Casoretto datata 22 giugno 1772, dove viene citata "una Cappella a mano dritta con quadro di S. Agostino [...] con gradini di legno a vernici ed oro" e cita le precedenti attribuzioni errate a Cerano e a Carlo Francesco Nuvolone.

Per un certo periodo il quadro venne "dimenticato in un ripostiglio" e solo grazie all'interessamento del parroco don Carlo Perego e al successivo restauro di Camillo Dossena verso il 1960, l'opera venne finalmente apprezzata per il suo valore.

Giuseppe Nuvolone, nato nel 1619, si distingue dallo stile del fratello Carlo Francesco per una maggiore sensualità e per un temperamento più deciso. Specialmente nelle opere a tema sacro si nota "un palpito nuovo che sa immettere nelle creature celesti e angeliche, un sangue caldo, sensuale, incline a molli abbandoni". Va pure ricordato che l'artista eseguì anche un importante ciclo sulla vita di sant'Agostino, commissionatogli verso il 1665 dalle monache agostiniane di Novara per il loro monastero.

Analizzando i tre quadroni rimasti, perché uno è andato perso, si può notare che la scelta iconografica cade sull'aspetto meditativo e sull'esperienza claustrale, mentre sul piano stilistico si avverte una certa vicinanza alle soluzioni stilistiche del Cerano. La tela con Agostino che medita sul mistero della Trinità è utile per un confronto, dato che anche qui il Santo è raffigurato, come nella chiesa di S. Maria Bianca al Casoretto, nelle vesti di Vescovo d'Ippona. L'attenzione alle superfici quasi metalliche dell'abito è molto simile, quantunque sia poi immerso in due ambienti piuttosto diversi, dato che nella tela di Novara prevale l'ombra.

Un ulteriore utile confronto riguarda gli angioletti che sono molto simili nelle pose e nei tratti ai putti presenti sulle lesene della chiesa di san Sigismondo a Cremona, opera di Antonio e Giulio Campi.