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Sant'Agostino Dottore della Chiesa
PIETRO SORRI
1600
Certosa di Pavia, Basilica Chartusia Gratiarum, Sacrestia Nuova
Sant'Agostino Dottore della Chiesa
L'affresco che raffigura sant'Agostino Dottore della Chiesa, assieme agli altri tre Gerolamo, Ambrogio e Gregorio, si trova nella Sacrestia Nuova della Certosa, l'antica sala capitolare, che contiene un ciclo di vivaci affreschi dei fratelli Sorri, tardi esponenti del manierismo senese. Ai lati della sacrestia
si trovano i grandi affreschi dei Dottori della Chiesa. Alle pareti, spaziose e luminose, sono appesi dipinti di artisti di alta qualità, come Francesco Cairo, Camillo Procaccini, il Passignano e Giulio Cesare Procaccini. Da ricordare anche, sempre nella Sacrestia Nuova, la splendida pala d'altare di Andrea Solario (1524), terminata cinquant'anni dopo da Bernardino Campi.
Il santo vi è stato effigiata in figura di grandi proporzioni, vestito con gli abiti episcopali, con in testa la mitra e una folta barba sul viso. Con la mano destra, leggermente reclinata verso il basso, il santo impugna una penna d'oca a rammentare la sua infaticabile attività di scrittore a servizio della Chiesa.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6
Pietro Sorri
Pietro Sorri (San Gusmè, 1556 - Siena, 1622) entrò a Firenze nella bottega di Arcangelo Salimbeni dove apprese i primi rudimenti di pittura. Oltre al periodo trascorso sotto il Salimbeni sono essenziali al fine della sua formazione il soggiorno a Venezia e la frequentazione, a Firenze, della bottega di Domenico Passignano, più giovane di lui di tre anni, di cui sposerà la figlia Arcangela.
La sue educazione pittorica è molto varia: agli inizi è forte nel suo stile l'impronta fiorentina e senese poi approda ad uno stile manierista caratterizzato dalla robusta modellazione delle forme. Il suo allievo più importante fu Bernardo Strozzi.
Il suo modo di dipingere è scarsamente in sintonia con quello dei pittori suoi conterranei perché frutto di una originale commistione fra il linguaggio controriformistico dei pittori attivi a Firenze negli ultimi anni del Cinquecento, del Passignano in particolare, con il luminismo, e l´uso della materia pittorica veneziani. Nell´economia del suo percorso artistico sono di fondamentale importanza i contatti con Genova e soprattutto con Lucca.