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Madonna della Consolazione con Sant' Agostino e santa Monica
ANONIMO DI CENTURIPE
XVIII secolo
Chiesa di sant'Agostino, Centuripe
Madonna della Consolazione con Sant'Agostino e santa Monica
A Centuripe nella chiesa di sant'Agostino, sono conservate diverse testimonianze iconografiche e devozionali legate al santo vescovo di Ippona. Centuripe è un paese della provincia di Enna, da cui dista circa 58 km. L'abitato, costruito sopra un'altura a circa 730 metri d'altezza sul livello del mare, si estende su un gruppo di vallate che formano cinque «C» che, viste dall'alto, sembrano un uomo disteso con le braccia e le gambe aperte. Il suo territorio è piuttosto vasto e misura circa 175 kmq. La vegetazione è tipicamente mediterranea, disposta su terrazze. Centuripe ha avuto da sempre un'importanza strategica e dalla sua postazione si può ammirare uno splendido panorama, soprattutto dalla villa «Corradino» tanto che Garibaldi la definì «Il Balcone della Sicilia».
Fra le testimonianze agostiniane di un certo interesse è questa raffigurazione della Madonna della Consolazione con i santi Agostino e Monica. La Vergine, la cui dedicazione è una tipica devozione agostiniana, è in piedi con il Bambino in braccio, fra Agostino e Monica in ginocchio. I due santi indossano la cocolla nera agostiniana e portano entrambi il nimbo sulla testa. Agostino ha un aspetto giovanile con un velo di barba e offre alla Vergine il suo cuore fiammante.
Secondo la tradizione cristiana Anna, Gioacchino e Maria abitarono a Gerusalemme nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, laddove ci sono i resti della piscina di Bethesda. Oggi in questa zona sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo e dedicata a sant'Anna. Maria, che imparò a camminare a sei mesi, rimase nel tempio dall'età di tre anni fino al periodo della pubertà e poi venne data in sposa a Giuseppe che fu miracolosamente designato dalla fioritura di una verga. Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo una prima annunciazione fu data a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme. Dio disse a Maria: «Gioisci, o piena di grazia e vaso di elezione ... Ancora tre anni e ti manderò la mia parola; tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta ... »
La vera e propria annunciazione secondo alcuni avvenne alla fontana, altri invece dicono che avvenne a casa sua. L'annunciazione dell'arcangelo Gabriele a Maria è collocata secondo la tradizione il 25 marzo, per rispettare il tempo di nove mesi esatti dalla nascita di Gesù fissata il 25 dicembre
Trovandosi a Betlemme, in Giudea, con suo marito Giuseppe per il censimento indetto (Lc. 2, 1-2), tramite il console Quirino, dall'imperatore Augusto, partorì in un riparo che era forse una stalla suo figlio, al quale impose il nome di Gesù come le aveva prescritto l'arcangelo Gabriele. Il vangelo racconta il canto degli angeli e la visita dei pastori (Lc. 2, 1-20), e poi dei sapienti orientali detti i Magi. Secondo Matteo, che fa risiedere la famiglia fin da principio a Betlemme (Mt. 2, 1-11), seguono la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti e il ritorno a Nazaret.
La visione di Maria è contenuta nella Divina Commedia, dove Dante riporta la straordinaria preghiera del doctor marianus Bernardo di Chiaravalle affinché Dante stesso possa ottenere la visione della Trinità divina:
« Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore, per lo cui caldo ne l'etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ' mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate. »
(Paradiso XXXIII, 1-21)