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Agostino sconfigge gli eretici
CIGNAROLI DIOMIRO
1783
Ravenna, Basilica di S. Maria in Porto
Agostino sconfigge gli eretici
Questa statua che raffigura sant'Agostino fu eseguita da Diomiro Cignaroli nel 1783 ed appartiene al ciclo più importante di questo autore. Cignaroli eseguì quell'anno otto statue per la facciata della Basilica di S. Maria in Porto a Ravenna.
Nell'ordine inferiore realizzò le statue della Carità, della Fede, della Speranza e dell'Umiltà. Per l'ordine superiore diede forma alle raffigurazioni dei santi Agostino, Lorenzo, Pietro degli Onesti, Ubaldo. Il santo è qui raffigurato come vescovo e Dottore della Chiesa, mentre impugna con la destra il bastone pastorale. Con la sinistra invece apre un voluminoso libro aperto, che è sorretto con la mani da un piccolo putto ai suoi piedi.
La bianca facciata in pietra d'Istria della Basilica di santa Maria in Porto a Ravenna è stata realizzata da Camillo Morigia che la portò a termine nel 1784. La facciata è strutturata in due fasce sovrapposte: quella inferiore, di ordine ionico, corrisponde a tutte e tre le navate; quella superiore, di ordine corinzio, corrisponde alla sola navata centrale.
Nel settore centrale si apre una grande finestra rettangolare con balaustra, che porta al di sopra lo stemma del monastero di Santa Maria in Porto. Lateralmente, entro due nicchie, troviamo le statue di San Lorenzo e di Piero degli Onesti. Alle due estremità superiori della facciata si possono quindi osservare le statue di sant'Agostino e di sant'Ubaldo.
La presenza di Agostino in posizione preminente si giustifica in quanto la Basilica fu voluta dai Canonici Lateranensi che ne seguono la regola. La statua ci presenta un Agostino imponente e maestoso nelle sue vesti episcopali mentre schiaccia con un piede un eretico.
La struttura della scena segue l'impostazione che l'iconografia abitualmente riserva a questo episodio. Il santo dal volto maturo con una fluente barba riccioluta si rivolge all'osservatore e indica con la mano sinistra l'eretico che, sconfitto, giace ai suoi piedi.
La storia della Basilica è indissolubilmente legata ad una leggenda secondo cui nell'anno 1100 sette monaci avrebbero visto galleggiare sulle onde del lido di Ravenna, a Porto Fuori, un bassorilievo marmoreo di "Vergine orante", di origine bizantina.
Di sicuro si sa che fin dal secolo XII esisteva presso Ravenna un piccolo tempio dedicato a Maria sotto il titolo di "Santa Maria in Porto Fuori", ove sorgeva una celebre Basilica con preziosi affreschi di Giotto.
Fu verso la prima metà del Quattrocento che i Canonici Regolari di Santa Maria in Porto decisero di costruire un loro monastero adiacente alla chiesa di Santa Maria a Porto Fuori, in un luogo poco lontano dal centro della città. I veneziani tuttavia ottennero che il monastero venisse costruito entro le mura della città.
La costruzione del monastero venne avviata nel 1496 e si concluse nel 1509. I Canonici vi si insediarono già dal 1503, mentre la consacrazione ebbe luogo nel 1606, da parte dell'arcivescovo di Ravenna insieme al cardinale camerlengo Pietro Aldobrandini. Nel 1710 fu realizzato il nuovo altare maggiore e, nel 1784.
Nel 1797 la chiesa fu occupata dai francesi, che spogliarono il santuario dei suoi beni ed espulsero i monaci. Fu in questa occasione che venne espropriato il dipinto, detto anche Pala Portuense raffigurante La Vergine in trono con il Bambino, i Santi Anna, Elisabetta, Agostino e il beato Pietro degli Onesti del pittore Ercole de Roberti, che oggi è conservato alla Pinacoteca di Brera.
Diomiro Cignaroli
Figlio di Leonardo e della sua seconda moglie Maddalena, Diomiro nacque a Verona nel 1718. Da giovane fu discepolo del fratellastro Giambettino prima a Venezia e poi a Verona fino al 1770 quando il fratello morì. Le sue prime opere sono datate 1759 e costituiscono i bassorilievi con i santi Pietro e Paolo che sostengono il Santissimo, sull'arco esterno della cappella del Sacramento nel duomo di Verona. Nella chiesa dei santi Siro e Libera si conserva la sua unica pittura rimasta che rappresenta Mosè che ordina i Leviti. Assieme al figlio Gaetano, Cignaroli nel 1773 fu chiamato a insegnare nell'Accademia. Nel 1788 eseguì il busto di Zaccaria Betti per l'Accademia di agricoltura, commercio ed arti in Verona. Nel 1799 fece testamento e nel 1803 morì a Verona. Di lui si conservano altre opere statuarie eseguite per la chiesa della Carità di Brescia, per la soppressa chiesa di S. Barnaba in Ferrara, per la chiesa di S. Bovo in Verona, per la soppressa chiesa di S. Croce alle Zitelle e alcune statue per la soppressa chiesa di S. Lucia in Porta Palio. La sua scultura è improntata a un impianto largo, decisamente rococò, con accenti di virtuosismo. Nonostante la sua feconda attività che lo vide impegnato anche fuori Verona, i caratteri della sua arte non escono da limiti provinciali. Dei figli avuti dalla moglie Anna Maria Buttorosso furono scultori Gaetano e Leonardo.