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Estasi di sant'Agostino
NICOLA GRASSI
1745-1747
Raveo, chiesa parrocchiale di San Floriano
Estasi di sant'Agostino
L'opera di Nicola Grassi è conservata a Raveo, nella chiesa parrocchiale e raffigura l'estasi di Agostino. Nicola Grassi che propone di solito un suo stile veramente personale, passando dalla tradizione del Seicento friulano alle influenze e alle novità settecentesche della pittura veneziana, in questo caso si rifà ad un'opera di Antoon van Dyck che si conserva nella chiesa di Sant'Agostino ad Anversa. Grassi riprende palesemente, e con varianti minime, la figura del santo sorretto dagli angeli dell'opera omonima di Antoon van Dyck. Le figure di angeli intorno al santo sono diverse, ma simile è la ricerca di un rapporto con lo spettatore nell'angelo che, in entrambi i dipinti, indica la Trinità al livello superiore.
L'arte di Grassi è caratterizzata da un segno nervoso e piuttosto incisivo, con tinte sfumate. Grassi ebbe fra i suoi seguaci Giovanni Francesco Pellizzotti che testimonia la sua importanza e notorietà. Fu stimato dai suoi contemporanei come ritrattista. Fu anche un ottimo pittore di temi sacri, largo e pastoso nella pennellata, arguto nei tipici visi satireschi, che si affacciano di sbieco. Egli ha raccontato le storie del Vecchio e Nuovo Testamento in un modo veramente originale. Grassi tuttavia è fondamentalmente un pittore legato alla rappresentazione della figura umana, per lo più stagliata su fondali neutri che ne esaltano il carattere. Non sembra si sia mai interessato alle aperture paesistiche presenti nelle opere di Goltzius o di altri autori.
In questa tela Grassi riprende palesemente, e con varianti minime, la figura del santo sorretto dagli angeli dell'opera omonima di Antoon van Dyck. E anche se le figure di angeli intorno al santo sono differenti, analoga è la ricerca di un rapporto con lo spettatore nell'angelo che, in entrambi i dipinti, indica la Trinità nella fascia superiore. Sulla scelta di questo tema e del suo sviluppo artistico può aver giocato sicuramente il peso di una tradizione iconografica alquanto diffusa che forse spiega l'utilizzo di un'opera lontana nel tempo. In questa circostanza non sembra casuale che Grassi si sia avvalso di una stampa, e cioè quella che Pieter de Jode trasse dalla pala di Van Dyck ad Anversa.
La complessa personalità di Nicola Grassi si caratterizza per la sua notevole capacità di proporre un proprio discorso figurativo su un quadrante territoriale molto ampio, che unisce la civiltà artistica veneta al mondo germanico, con propaggini importanti verso il resto del versante padano a ovest, e verso il mondo croato e sloveno a est.
Nicolò Grassi
Concluso l'apprendistato con Antonio Carneo, dopo la morte di questi nel 1697, sembra si sia trasferito a Venezia. Lavora nella bottega del genovese Nicolò Cassana fino al 1709. Nel 1710 realizza la pala con San Gottardo, la Vergine col Bambino e due Santi per la parrocchiale di Cabia in Carnia, mentre dal 1712 al 1721, e poi di nuovo dal 1726 al 1747, figura iscritto nella Fraglia dei pittori veneziani. Tra il 1722 ed il 1725 si reca in Baviera e successivamente in Dalmazia. I seguaci che Nicola Grassi ebbe, come ad esempio Giovanni Francesco Pellizzotti, testimoniano l'importanza e la notorietà dell'artista carnico. Nel 1747 compila il suo testamento e l'anno dopo, il 6 ottobre, muore a Venezia in Calle delle Carrozze presso la parrocchia di Santa Maria Formosa.