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PITTORI: Elias Christoph Heiss

Sant'Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine stampa di Heiss

Sant'Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

HEISS ELIAS CHRISTOPH

1713

Augsburg, edizione a stampa

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questa stampa a mezzatinta dell'artista Elias Christoph Heiss (1660-1731) venne pubblicata nel 1713 ad Augsburg dall'artista stesso. L'autore ha firmato l'opera in basso a destra indicando il proprio nome.

Agostino con il cuore fiammante nella mano destra è inginocchiato dinanzi al Cristo e alla Vergine. Due angioletti reggono fra le mani la sua mitra e il suo bastone pastorale. Dal costato del Cristo, che porta sulle spalle la croce sgorga un fiotto di sangue che va a cadere sul cuore infiammato. Anche da seno sinistro della Vergine fuoriesce un getto di latte materno che va a dirigersi sempre verso il cuore infiammato di Agostino. In alto osserva la scena Iddio Padre appoggiato su un modello del mondo. Sulla sua testa troneggia il triangolo della Trinità, mentre dal suo petto si irradia una fascio di luce che illumina sia il Cristo che la Vergine.

L'intera composizione ha un aspetto monumentale, denso di personaggi e di simbolismi. In basso a destra si intravede una abbazia, forse i probabili committenti o destinatari dell'opera.

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.