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PITTORI: Maestro de Casona

Agostino e il mistero della Trinità

Agostino e il mistero della Trinità

 

 

MAESTRO DE CASONA

1750-1760

Lima, Casona de San Marcos, cappella di Nostra Signora di Loreto

 

Agostino e il mistero della Trinità

 

 

 

Il soggetto del dipinto ci presenta Agostino in piena meditazione seduto su uno scranno. La mano destra appoggiato alla fronte pensierosa esprime immediatamente il senso di estasi che coinvolge il santo. La didascalia sotto il libro su cui poggia il gomito destro che riporta "Tria sunt difficilia mihi" esprime tutta l'impotenza di Agostino a comprendere la natura trinitaria di Dio. Un libro aperto accantonato vicino al braccio sinistro, come se non fosse più utile, nel travolgente abbandono che contraddistingue la figura del santo. Agostino è vestito da vescovo e sopra la poltrona sono ben visibili i suoi attributi episcopali. Sul petto, accanto alla croce, si nota un cuore ardente, simbolo comune nella iconografia agostiniana, specialmente nel Settecento. A destra, in una struttura triangola e circolare è raffigurata simbolicamente la Trinità stessa che Agostino sta cercando di comprendere. La struttura dell'opera è una rielaborazione abbastanza fedele di una stampa incisa da Gottfried Bernhard Göz fra il 1737 e il 1742. A destra, su un tavolino si possono osservare gli strumenti di lavoro di Agostino nella sua opera di scrittore di libri.

L'anonimo artista dipinse ad Olio su tavola questa popolare raffigurazione del santo, che è raffigurato piuttosto anziano con una folta barba bianca. L'opera è conservata a Lima nella Cappella di Loreto nella Casona de San Marcos.

Questa struttura fu costruita nel 1605 grazie alla donazione di un ricco spagnolo, Antonio Correa Ureña. L'edificio, conosciuto come la Casona di San Marcos, fu sede della Compagnia di Gesù che vi fondò il Noviziato di San Antonio di Abate.

Dopo innumerevoli traversie, agli inizi del XX secolo, l'edificio possedeva ancora cinque chiostri principali, che furono adibiti ad Università. La sua volta conta tredici belle pitture settecentesche ispirate a santi e ai dottori della Chiesa fra cui Agostíno, Tommaso di Aquino ed altri.

Nel 1990, l'Università San Marcos, l'Agenzia Spagnola di Cooperazione Internazionale e l'Istituto Nazionale di Cultura sottoscrissero un accordo per restaurare la Casona. Dopo due anni di studio, incominciarono i restauri che hanno interessato il Salone Generale e la Cappella di Nostra Signora di Loreto.

 

C'è un misterioso processo che avviene in Dio. Il Vangelo ci dice che Gesù di Nazareth era il Figlio di Dio. Ma che cosa significa? Che cosa vuol dire che Cristo e il Padre sono uno solo? L'interezza del messaggio cristiano sta proprio in questa unità, che si realizza sulla croce, grazie alla morte di Gesù, in quanto uomo. A questo proposito l'intelletto umano può trovare solo analogie. E il genio di Agostino ha esposto, in quindici analisi incredibilmente valide, il suo modo di approssimarsi a questo mistero dell'incarnazione di Dio e dello Spirito Santo. Di questi 15 libri possiamo qui prenderne in esame solo uno, e anch'esso solo per brevi cenni. Che cosa c'è di più misterioso dell'incarnazione di Dio?

 

D'altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità Una e Trinità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra ... Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il cielo grande, come la piccola terra. C'eri tu e null'altro.

AGOSTINO, Confessioni 12, 7, 7

 

Lo scopo del De Trinitate è rendere ragione, per quanto è possibile, del fatto che la Trinità è un solo Dio e che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono di una sola e medesima sostanza. I libri I-IV intendono innanzitutto mostrare che questo è il contenuto della fede nella Trinità, sulla base dell'autorità delle Scritture. I libri V-VII quindi formulano il dogma evitando gli errori opposti del triteismo (secondo cui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero tre dèi) e del modalismo (secondo cui essi sarebbero soltanto manifestazioni estrinseche di un unico essere divino). Agostino si serve a tal fine della dottrina aristotelica delle categorie. Di Dio possiamo dire che è sostanza (substantia) o essenza (essentia); anzi, Egli "è" nel senso più vero del termine, perché è immutabile. Proprio perché immutabile, il Lui non vi sono accidenti; le sue perfezioni (bontà, giustizia, ecc.) si predicano dunque secondo la sostanza, cioè si identificano con il suo stesso essere. Non tutto ciò che si predica in Dio, tuttavia, si predica secondo la sostanza. Alcune cose si predicano in Dio secondo la relazione. È il caso dei nomi "Padre", "Figlio" e "Spirito Santo", che indicano appunto non la sostanza di Dio, ma le relazioni che sussistono in Lui. Il Padre è tale non in se stesso, ma in relazione al Figlio, e viceversa. Anche nomi come "principio" e "Signore" sono predicati di Dio secondo la relazione: essi fanno riferimento non all'essenza di Dio, ma alle sue relazioni nei confronti delle creature, o meglio alle relazioni che le creature intrattengono con Lui.

Agostino dice di aver iniziato i libri Sulla Trinità da giovane e di averli pubblicati da vecchio (Prologo alla Lettera 174). La stesura dell'opera lo impegnò per più di vent'anni, a partire dal 400 circa. Il tema era in effetti uno dei più ardui anche per una mente come la sua. Nel Medioevo sorse al riguardo la nota leggenda destinata ad avere un'enorme fortuna iconografica: quella dell'incontro in riva al mare tra Agostino e un bambino che cercava di trasportare con una conchiglia o altro piccolo recipiente (a seconda delle versioni) l'acqua marina in una buca scavata nella sabbia, simbolo della vana pretesa di comprendere con l'intelletto umano il mistero infinito di Dio. La storiella, simpatica e istruttiva, non rende però giustizia all'instancabile sforzo agostiniano di avvicinarsi e avvicinarci alla luminosa verità del Dio uno e trino, alla cui visione beatifica l'uomo è chiamato per l'eternità.