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PITTORI: Domenico Provenzani

La Madonna della cintura con Agostino e Monica a Naro, chiesa di sant'Agostino

La Madonna della cintura con Agostino e Monica

 

 

DOMENICO PROVENZANI

1780

Naro, chiesa di sant'Agostino

 

La Madonna della cintura con Agostino e Monica

 

 

 

La tela è stata realizzata nel 1780 da Domenico Provenzani ed è custodita nel coro della chiesa di sant'Agostino a Naro. La scena ha una struttura complessa al cui centro sta la figura della Vergine con il Bambino in braccio, che distribuisce le sacre cintura ad Agostino e a Monica.

I due santi indossano le tuniche nere dei monaci e delle monache dell'ordine agostiniano. Agostino indossa anche il piviale episcopale per ricordarne la dignità ecclesiastica. Attorno ai due santi e alla Vergine volano numerosi angioletti che sorreggono iscrizioni e libri.

La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, memoria di sant'Agostino. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale. La veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino. La cintura nel mondo romano ed in questo contesto in particolare, aveva un valore simbolico ed indicava un legame (non a caso giocava un ruolo importante nel matrimonio dell'età classica), in un rapporto certamente di livello impari, di sottomissione che comportava una protezione, espressa da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. Nella coroncina da recitarsi ogni giorno da parte dei "cinturati" questo accessorio viene interpretato come l'umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature. Portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore. Sono frequenti le immagini in cui si ritrae la Vergine, in alto, tra santa Monica e sant'Agostino in atto di donare la propria cintura: la Madonna appare con il Bambino in braccio, elemento che manca nel racconto tradizionale e non indossa affatto un abito scuro ma è raffigurata quasi sempre con la veste rosa e azzurra: il colore penitenziale rimane solo per la cintura che offre ai fedeli anche perché il nero o il marrone sono due colori capaci di evidenziare il particolare all'interno della composizione pittorica. L'iconografia della Madonna della Cintura è simile in vari casi a quella della Vergine del Rosario e la stessa Cintura si può confondere con quello strumento di preghiera: come nel caso della Madonna di Pompei, anche la Vergine della Cintura viene sovente raffigurata fra due santi uno di sesso maschile e l'altro femminile.

 

 

Domenico Provenzani

Nacque a Palma di Montechiaro nel 1736. Il padre Calogero Rosario Provenzano (Palma, 1680-1749), fu un valente intagliatore del legno e un mediocre pittore.

A 12 anni gli morì il padre, ma Don Ferdinando Tomasi si prese cura di lui. Ben presto eseguì i primi lavori di pittura. Nel 1750 si trasferì a Palermo dove fu alunno prima del Serenario e dopo di Vito D'Anna. A 20 anni sposò Filippa Scicolone dalla quale ebbe sette figli. Morì a Palma il 29 gennaio 1794 nella casa del padre. I suoi resti si trovano in una tomba sotto il Duomo. Di lui esistono opere a Palma (Collegio di Maria, Monastero, Purgatorio, Duomo), a Palermo (Museo Nazionale), ad Agrigento (chiesa di San Francesco, chiesa di Santo Spirito), Licata (chiese di Santa Maria del Carmelo e di San Domenico), a Naro (chiese di Sant'Agostino e di San Giovanni), a Mussomeli (chiesa di Maria dei Miracoli); altre opere appartengono a privati. Le sue opere migliori sono L'incoronazione di Maria Immacolata, San Girolamo (chiesa di Sant'Agostino a Naro); La Madonna del Giglio (proprietà privata, Mussomeli); L'Annunciazione (chiesa SS. Salvatore a Naro); La Pietà (proprietà privata ad Agrigento); La Madonna della Provvidenza (chiesa del Collegio a Palma). Provenzani si ispirò prevalentemente a soggetti sacri. La più importante caratteristica della sua arte è l'uso personale del colore, per aderire al verismo umano e naturalistico. La visione scenografica, che si manifesta nei suoi lavori, e la distribuzione equilibrata delle masse danno luogo ad una fusione armonica di figure e colori nello spazio.

 

D. Augustinus in intentissimo Dei amore positus ter a Domino interrogatur: 'Augustine amas me ? ' Cum ille: ita amo Te, ut si ego Deus forem, vellem ego fieri. Il dialogo è tratto da Giovanni XXI e ricorda l'interrogatorio di Pietro.

Si legge anche che un uomo di molta pietà in un'estasi vide tutti i santi, ma per quanto cercasse, non riusciva a vedervi S. Agostino. Ne domandò la ragione ed il santo cui si era rivolto gli disse: - Agostino è nel più alto dei cieli e contempla la Santissima Trinità.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 9

 

CORNELIUS LANCELOTZ, Vita Augustini, Anversa 1616