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PITTORI: Giovanni del Biondo

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

S. Agostino vescovo

 

 

GIOVANNI DEL BIONDO

1355-1360

Firenze, chiesa di S. Maria Novella

 

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa tavola di Giovanni del Biondo raffigura Sant'Agostino, come è specificato in calce, ove si legge SANCTUS AUGUSTINUS DOCTOR.

L'opera è conservata a Firenze nella chiesa di S. Maria Novella. La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull'omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l'ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante, i domenicani.

In santo è seduto in cattedra, vestito da vescovo, con in testa la mitra racchiusa in un nimbo. Fra le mani regge un grande libro aperto sulle ginocchia: con la mano destra regge una penna con cui è in posa per scrivere.

Le parole che si leggono sulle due pagine aperte del libro non sono comprensibili perchè con citano un particolare testo di Agostino.

In testa il santo porta il nimbo raggiato dei santi che gli avvolge la mitra episcopale. La scena è ambientata in uno spazio con architetture goticheggianti.

 

 

 

Giovanni del Biondo

Nacque a Pratovecchio nel Trecento. Si hanno sue notizie dal 1356 fino al 1398. Originario del Casentino, svolse tuttavia la sua attività d'artista per lo più a Firenze. Formatosi con ogni probabilità alla scuola degli Orcagna, verso il 1360 si rese indipendente, sviluppando un proprio stile caratterizzato da forme massicce, schemi iconografici arcaicizzanti, forte caratterizzazione fisionomica e un brillante cromatismo. Nel 1356 eseguì alcuni affreschi insieme a Nardo di Cione nella cappella Strozzi della chiesa di Santa Maria Novella. Nella fase finale della sua vita artistica la sua composizione pittorica si arricchì per la scelta di un'accentuata presenza di personaggi fortemente individuati, mentre il ductus pittorico risulterà affievolito e stanco. I contemporanei gli riconobbero l'introduzione a Firenze di "alcune novità del gotico internazionale".