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Percorso : HOME > Iconografia > Tematiche agostiniane > Agostino ammalatoTematiche iconografiche agostiniane: Agostino AMMALATO
Agostino ammalato dal Breviario di Bedford
AGOSTINO AMMALATO
Lo chiedo a te, Dio mio: vorrei sapere - purché anche tu lo voglia - per quale disegno fu allora differito il mio battesimo: e se fu per il mio bene che mi furono per così dire allentate le briglie al peccato, o se non è vero che lo furono. Ma se no, perché ancora oggi sentiamo dire dappertutto, a proposito di questi o di quelli: "E lascialo fare, tanto non è ancora battezzato!"
Eppure se è in questione la salute fisica non diciamo: "E lascia che si ferisca ancora, tanto non è ancora guarito!" In quella circostanza dunque sarebbe stato meglio per me essere guarito, e subito, e che si provvedesse a me con tutta la premura del caso, da parte mia e dei miei, in modo che una volta ricevuta, la salute dell'anima mia restasse sicura, affidata alla cura di chi l'aveva data. Sì, meglio davvero.
AGOSTINO, Confessioni 11, 18
E là (a Roma) mi piomba addosso la mazzata di una malattia che per poco non mi trascina all'inferno con tutto il male che avevo commesso contro di te e di me e contro gli altri, tanto e grave, oltre alla catena del peccato originale, per cui tutti moriamo in Adamo. Non una sola di queste colpe ancora mi avevi condonato nel Cristo, che ancora non aveva sciolto sulla sua croce le inimicizie nei tuoi confronti, i miei peccati. E come poteva scioglierle sulla croce con le fantasticherie che mi facevo sul suo conto? Quanto credevo falsa la sua morte carnale, tanto era vera la mia spirituale, e quanto era vera la morte della sua carne, tanto era falsa la vita di quest'anima incredula. E la febbre cresceva, e già me ne andavo. In rovina, certo: se quella fosse stata la mia ora, dove sarei andato se non al fuoco di tormenti degni delle mie azioni, nella verità del tuo ordine. E lei non lo sapeva e pregava lontano per me.
Ma tu, ovunque presente, laggiù l'esaudivi e lì dov'ero io t'impietosivi di me: tanto che recuperai la salute del corpo quand'ero ancora malato nel cuore sacrilego. Perché anche in un pericolo così grande io non volevo il tuo battesimo: ero stato migliore da bambino, quando lo avevo affannosamente richiesto alla devozione di mia madre, come ho già ricordato in questa confessione. Ma ero cresciuto a mia vergogna ed ero pazzo al punto di ridere delle ricette della tua medicina: e tu non hai permesso che morissi due volte in quello stato. Da una ferita così il cuore di mia madre non sarebbe più guarito. Non mi basta il linguaggio a dire che cosa provava per me e come fu più grande la sua angoscia nel farmi nascere allo spirito di quella che aveva provato nel partorirmi.
No, non vedo come sarebbe guarita, se la mia morte, una morte così, avesse trafitto le viscere del suo affetto.
AGOSTINO, Confessioni V, 9, 16-17
In quegli anni, e, precisamente verso il 440, i Vandali devastarono l'Africa non avendo riguardo né ad età né a sesso, né a condizione sociale; datisi alle più gravi e disastrose azioni di saccheggio giunsero ad Ippona e la cinsero di stretto assedio. Questo periodo fu causa per Agostino di grandi tribolazioni, e la vita di lui, vecchio, ne fu piena di dolore e di amarezze.
Le lacrime gli furono pane e notte e giorno quando vide chi scannato, chi stretto a fuggire, le chiese private dei loro pastori e le città distrutte. Radunati i monaci disse loro:
- Ho pregato il Signore che o ci liberi da tanti pericoli o ci dia la forza per sopportarli, oppure che mi tolga di questa vita perché io non ho più la forza di sopportare tanti mali, e di esserne testimonio.
Ottenne la terza cosa che aveva domandato perché tredici giorni dopo che a stato posto l'assedio, nel mese di febbraio, preso da forte febbre si mise a letto. Comprendendo che la fine ormai era vicina, rece trascrivere i sette salmi penitenziali e, fattili mettere sul muro a fianco del suo letto, li leggeva e rileggeva fra abbondanti lacrime. Per non dover pensare che a Dio e non subire alcuna distrazione proibì i dieci giorni che precedettero la sua morte di entrare nella sua camera a chiunque, eccettuato il medico o chi veniva a portargli qualche medicina.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea