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Santi dell'Ordine Agostiniano: Nicola da Tolentino

immagine di Nicola da Tolentino dipinto in una tela dal Perugino

Nicola da Tolentino in un dipinto del Perugino

 

 

Le fonti medievali per la ricostruzione della vicenda umana e spirituale di san Nicola da Tolentino

di Gloria Camesasca

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Nel 2005 a Tolentino e in tutta la Provincia Agostiniana d'Italia è stato commemorato il settimo centenario della morte di san Nicola. Nicola da Tolentino fu non solo il primo Santo dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino, ma per lungo tempo fu anche l'unico. Come accade spesso per molti Santi, specialmente per quelli vissuti nell'età medievale, la sua vita è ricolma di moltissime leggende dalla dubbia veridicità storica, che hanno avuto una larghissima diffusione, soprattutto a livello popolare. Nel caso di san Nicola da Tolentino è possibile comunque riconoscere tre fonti fondamentali, ascrivibili tutte alla prima metà del Trecento, che permettono di ricostruire con una discreta sicurezza storica la vicenda umana e spirituale del Tolentinate. Queste fonti sono: gli atti del processo per la canonizzazione di san Nicola; la Historia Beati Nicolai de Tolentino scritta da Pietro da Monterubbiano; il compendio del processo di canonizzazione di san Nicola. Questa ricerca si propone di analizzare le fonti medievali che ci permettono di ricostruire la vita di san Nicola da Tolentino con un certo grado di attendibilità storica.

 

 

 

IL PROCESSO PER LA CANONIZZAZIONE DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

 

Cenni storici

Papa Giovanni XXII (1316-1334) ricevette molteplici sollecitazioni da molte città e luoghi della Marca, che lo indussero a indire con la bolla Pater luminum del 23 maggio 1325 il processo per la canonizzazione di san Nicola da Tolentino [1]. La bolla fu consegnata il 7 luglio dello stesso anno da frate Pietro da Città di Castello [2], che era allora priore provinciale agostiniano e frate Simone da Montecchio [3], che era priore del convento di Tolentino ai due legati pontifici Federico, vescovo di Senigallia e Tommaso, vescovo di Cesena. Tutto ciò avvenne nella residenza maceratese del rettore Amelio di Lautrec, il quale aveva precedentemente dato avvio all'intera pratica, presentando suppliche alle autorità ecclesiastiche competenti. Sabato 20 luglio, i due vescovi legati aprirono le lettere papali, che contenevano tutte le istruzioni per l'istituzione del processo, presso la sala capitolare del convento di Tolentino. Martedì 23 fu nominato come sindaco e procuratore del convento di Tolentino e di tutto l'Ordine Agostiniano il lettore Tommaso da Fermo [4]; invece come rappresentante del Comune di Tolentino fu designato Nuccio di Ugolino [5]. Furono inoltre scelti come messi giurati per le citazioni dei testi Marco di Giovanni di Angelica da Montelupone, Bartolomeo di Giacomo da Offida e Marangolo di Giacomuccio da Tolentino.

Poco dopo si aggiungerà a questi tre messi anche Cicco di Ventura, che sarà presente poi fino alla fine del processo. Successivamente si provvide alla nomina di tre pubblici notai che avrebbero dovuto redigere gli atti: Rainalduccio di Silvestro da Macerata, Stefano di Simonetto da Morrovalle, Napoleone di Guglielmo da Monte San Giusto. Si stabilirono inoltre i 22 articoli del questionario che si sarebbe dovuto seguire scrupolosamente negli interrogatori dei vari testi. I testimoni dovevano essere 371, ma un'analisi più attenta dei documenti del processo ha rivelato che in realtà erano 365. Questa discordanza è dovuta al fatto che alcune testimonianze sono state elencate due volte, anziché una sola. Dal 23 luglio al 28 settembre 1325 furono interrogati i vari testimoni della diocesi di Camerino, si cominciò da quelli residenti a Tolentino, per poi spostarsi a S. Ginesio, Camerino, Rocchetta di Acquapagana [6] e S. Severino [7]. Sappiamo per certo che i responsabili del processo fecero ritorno a Tolentino per il 9 e 10 settembre, che erano rispettivamente la vigilia e il giorno anniversario della morte di Nicola, per consentire così anche ad alcuni pellegrini giunti al convento per questa ricorrenza di deporre. Alcuni testi venivano anche da altre diocesi: Fermo, Osimo, Spoleto, Assisi e Perugia. Ultima tappa fu Macerata, dove il processo si chiuse il 28 settembre del 1325. Ma la procedura giudiziaria giunse a positiva soluzione solo il 5 giugno 1446 a opera di Papa Eugenio IV, che poi estese il culto di san Nicola a tutta la Chiesa con la bolla Licet militans del 1 febbraio 1447 [8].

 

Gli atti del processo

Nel 1984 padre Nicola Occhioni [9] ha curato l'edizione critica degli atti del processo. La sua opera rimane ancora oggi un lavoro di importanza capitale per chiunque si interessi della vicenda del Tolentinate [10]. L'edizione di Occhioni è condotta sul codice da lui denominato S, conservato presso l'Archivio di Stato di Siena, nel Fondo diplomatico Bichi-Borghesi [11]. Gli atti del processo di san Nicola sono però tramandati anche da un altro codice che viene denominato da Occhioni I, che è anch'esso a Siena, presso la Biblioteca Comunale degli Intronati [12]. I due codici che riportano gli atti del processo di canonizzazione non sono, però, uno copia dell'altro. Infatti l'accurato lavoro filologico ed erudito di padre Occhioni ha messo in evidenza come entrambi i testimoni presentino delle varianti testuali e delle omissioni assenti nell'altro. Nonostante questo, i due codici sono comunque abbastanza vicini tra loro, e si può ipotizzare che siano delle copie derivate da un archetipo comune. Risulta infatti degno di nota che sia S che I siano costituiti da 257 fogli manoscritti, e che corrispondano, normalmente, nella disposizione, che, infatti, inizia e termina con le stesse parole in ogni foglio recto e verso del testo. Gli atti sono stati redatti da diversi copisti che si alternarono nella stesura, come è possibile riscontrare dalle loro sottoscrizioni: in I ne abbiamo sei, in S cinque e in due casi troviamo gli stessi copisti a lavorare ai due codici. Sia in S, che in I, i copisti fanno uso della gotica corsiva, che può essere più o meno calligrafica a seconda della mano. I due codici non portano elementi certi di datazione, ma l'analisi delle filigrane permette di collocarli nella Siena del XIV secolo. Purtroppo la morte non permise a padre Occhioni di terminare la revisione e la correzione del testo dattiloscritto che aveva approntato per la pubblicazione. Questo lavoro fu poi svolto da padre Pietro Bellini [13], dalla dott. Cinzia Lely e dal dott. Bruno Gatta, che hanno compiuto una rilettura completa e un confronto del dattiloscritto e dei due codici.

 

Struttura generale del processo

Il processo per la canonizzazione di san Nicola da Tolentino si compone di quattro parti fondamentali:

· Pars I: documenta et mandata

· Pars II: articuli

· Pars III: citationes et iuramenta testium

· Pars IV : depositiones testium

 

La prima sezione comprende i documenta et mandata [14]: vengono cioè riportati i documenti ufficiali che permettono l'istituzione del procedimento giuridico, con l'assunzione dei vari incarichi da parte dei responsabili del processo stesso. La seconda parte riporta i 22 articuli interrogatorii [15], che servivano da punto di partenza per le domande rivolte poi ai testimoni. Gli studiosi moderni si sono a lungo soffermati sull'analisi di questi articoli. Infatti da una parte essi diedero la struttura al processo, ma dall'altra condizionarono profondamente le risposte dei testi, i quali anziché articolare una risposta ben argomentata si limitarono il più delle volte a confermare le stesse domande che venivano loro rivolte.

Raramente i commissari si spinsero a chiedere più di quanto era previsto dagli articuli. In particolare Padre Agostino Trapé si lamentava per come era stato posto il quesito relativo all'ultimo articolo [16]. Infatti il ventiduesimo articolo si presentava diviso in sette argomenti o temi, che spaziavano lungo un ampio tratto della vita del Santo. Secondo il Padre agostiniano, i testi avrebbero potuto riferire moltissimi episodi relativi alla vita del Tolentinate, ma in moltissimi casi si trova come risposta semplicemente dicit vera esse quae in articulo continentur. Da una parte questa formula ci conferma il contenuto dell'articolo in questione, ma dall'altra lascia a padre Trapè e a tutti noi la grande delusione ed amarezza per non poter saper qualche particolare in più della vita di san Nicola. Le domande poste dai legati ai testi vertevano su tre questioni fondamentali: la fama o notorietà del Santo; l'eroismo delle virtù, che secondo la Chiesa consiste nel riuscire a dominare la propria vita interiore, orientandola verso obiettivi di alta spiritualità; e infine il carattere prodigioso di alcuni fatti [17]

La terza parte è costituita dalle citationes et iuramenta testium [18]. Si tratta dell'enunciazione di alcune formule giuridiche nelle quali vengono citati ufficialmente i testi, che pronunciano un giuramento solenne, prima di procedere alle deposizioni vere e proprie. L'ultima parte, che è quella più estesa e consistente degli atti del processo riporta le depositiones testium, cioè proprio le deposizioni dei vari testi [19].

 

La lingua degli atti del processo

Gli atti del processo di san Nicola sono redatti in latino. Leggendone alcuni tra i passi più significativi si può notare che la lingua usata non è quella della latinità classica, né tantomeno quella degli umanisti [20]. Bisogna infatti riflettere su quella che era la situazione della lingua negli anni in cui questi atti furono redatti: Dante era morto da quattro anni, Petrarca era studente a Bologna. Nonostante il deciso avanzamento della lingua volgare in ambito letterario, comunque, non dobbiamo dimenticare che nel caso degli atti del processo di canonizzazione, chi scrive sono dei notai, i quali riconoscono ancora il latino come la loro lingua ufficiale. Però la lingua che ritroviamo oggi negli atti del processo non è un latino medievale, ma un coacervo di elementi fedeli alla latinità e di componenti desunte dal volgare. Infatti si ritrovano con molta facilità volgarismi lessicali, grammaticali e sintattici, ma anche moltissimi anacoluti, come ad esempio la mancanza di proposizioni principali, e anche la presenza di frasi consecutive con verbi all'indicativo, anziché al congiuntivo, come richiesto dalle regole della morfologia latina. La presenza di molti volgarismi nel tessuto verbale degli atti riapre anche un'altra dibattuta questione che è quella legata al dubbio che molti studiosi hanno avanzato relativamente alla lingua in cui si svolsero gli interrogatori dei testi.Alcuni testimoni, soprattutto quelli di estrazione religiosa o appartenenti a famiglie di spicco delle Marche, infatti, erano in grado di capire le domande in latino che venivano loro rivolte.

La stessa cosa non si può dire per alcuni testi di bassa estrazione sociale, come per esempio le donne, che senza dubbio ebbero un grande ruolo nel processo, perché diedero voce alla devozione popolare, ma è difficile che questa loro espressione fosse stata in latino. Infatti non solo avevano molte difficoltà a comprendere le domande che venivano loro rivolte, ma era anche molto arduo che rispondessero in latino. Gli studiosi sono quindi giunti ad ipotizzare che le domande e le risposte rivolte a buona parte dei testi fossero in lingua volgare e solo nel momento della redazione finale degli atti, è stata eseguita la trasposizione in latino, che pertanto mantiene tracce del volgare in cui erano state originariamente formulate. Nonostante questa mescolanza irregolare di latino e volgare, comunque, molti studiosi hanno evidenziato il carattere genuino e spontaneo della prosa degli atti del processo, che si caratterizza proprio per lo straordinario candore del racconto. Una menzione particolare meritano anche i termini del lessico medico [21].

Infatti soprattutto nella parte in cui vengono ricordati i miracoli compiuti dal Tolentinate, si può trovare una descrizione clinica delle malattie o delle malformazioni risanate. E' interessante notare come le descrizioni, fatte da gente comune, riflettano l'uso corrente dei termini non provenienti a volte da specifica conoscenza scientifica. Comunque, in buona parte dei casi, la descrizione anche sommaria delle varie patologie permette di riscontrare alcuni elementi desunti dai canoni di Avicenna, che era considerato un vero e proprio classico della medicina medievale ai tempi di san Nicola e del suo processo. Questo dimostra come gli atti di un processo di canonizzazione possano rivestire anche un ruolo importante, non solo nella ricostruzione della vita di un Santo, ma possano anche permetterci di scrivere una pagina importante della storia della medicina medievale.

 

 

IL COMPENDIO DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

 

Cenni storici

Il testo del processo di canonizzazione di san Nicola fu consegnato ad Avignone a Papa Giovanni XXII il 5 dicembre 1326 dal frate agostiniano Tommaso da Fabriano [22]. Quando il pontefice vide i 257 fogli del codice incaricò i cardinali Gaucelin de Cahors [23], Giacomo Stefaneschi [24] e Vitale du Fuor [25] di stilare un compendio. Morto Vitale du Four nel 1327, fu sostituito dal cardinale Guglielmo Godin [26], vescovo di Sabina, che portò a termine la stesura del compendio, consegnato al pontefice nel 1328. Nonostante la realizzazione di questo agile resoconto delle vicende del processo, non ci fu l'approvazione papale in quegli anni. Nel 1446 lo stesso testo redatto in larga misura dal cardinale Godin fu presentato dall'avvocato concistoriale a Papa Eugenio IV, che il 5 giugno 1446 dichiarò Nicola da Tolentino Santo.

In quel giorno che cadeva nella festività di Pentecoste, ci fu una grandissima cerimonia nella Basilica di san Pietro a Roma, presieduta dallo stesso pontefice. Con la bolla Licet militans del 1 febbraio 1447, il culto di san Nicola fu esteso a tutta la Chiesa [27]. Considerando il lungo percorso della causa processuale i duplicati del compendio dovettero essere tanti e molto diffusi.

 

La tradizione testuale legata al compendio

Nel 2002 è stata approntata l'edizione del Compendio del processo di canonizzazione di san Nicola. Rossano Cicconi, curatore di questa edizione, ha preso come testimone di riferimento quello conservato alla Biblioteca Egidiana del convento di san Nicola a Tolentino [28]. Questa sua scelta è stata motivata dalla sua ferma volontà di valorizzare i documenti conservati nell'archivio della città che ha avuto la fortuna di ospitare questo grande Santo. Oltre all'esemplare conservato a Tolentino, ne esistono altri quattro, tutti eseguiti con buona accuratezza:

· Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4027

· Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4028

· Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, K I 15 (indicato con A nell'edizione del Compendio di Cicconi)

· Bologna, Biblioteca del Collegio di Spagna, Ms. n. 274 (indicato con B nell'edizione del Compendio di Cicconi)

 

Una copia ulteriore avrebbe dovuto trovarsi in Sant'Agostino a Roma, ma dalle ricerche compiute nella Biblioteca Angelica, non è risultata alcuna scoperta in tal senso. I codici ricordati sono molto simili tra loro. Innanzitutto sono tutti cartacei; inoltre il manoscritto senese si trova molto spesso in piena corrispondenza con quello tolentinate, per quanto riguarda non solo la disposizione del testo, ma anche la presenza solo in questi due codici di alcune annotazioni o varianti. Questa singolare coincidenza potrebbe far pensare ad una dipendenza della copia tolentinate da quella senese, ma non abbiamo altri elementi per stabilire quanto questa possa essere diretta. La scrittura in cui sono redatti questi codici è una gotica cancelleresca della seconda metà del XIV secolo. Nel manoscritto senese è possibile riscontrare un riferimento d'avvio al pontefice relativo a Papa Giovanni XXII, denominato sanctitas vestra, mentre in tutti gli altri testimoni è indicato con la dizione predecessor vester. Questo potrebbe far pensare ad una anteriorità del codice senese rispetto agli altri testimoni, ma in mancanza di altri elementi è impossibile provare con certezza questa ipotesi. Gli studiosi sono, però, abbastanza propensi a sostenere che il testo senese sia uno degli originali utilizzato al tempo del primo processo (1325). A questo proposito non si può però tralasciare l'ipotesi avanzata da Carlos Alonso, che afferma che il codice Vat. lat. 4027 possa essere l'originale [29].

 

La struttura generale del compendio

Il frontespizio dei codici che ci tramandano il compendio porta come titolo Miracula divi Nicolai de Tolentino nec non ipsius vita actiones et canonizationis processus.

Il compendio è diviso in quattro parti fondamentali:

· Relatio processus

· Relatio vite dicti Nicolay et primo de prenuntiis sanctitatis future in ipso

· De miraculis:

o In vita

o Post obitum

· De devotione fidelium populorum

 

Nella prima sezione denominata Relatio processus viene fornita una sintesi del processo, l'impianto generale della causa [30]. La seconda parte ripercorre le fasi salienti della vita di san Nicola da Tolentino [31]. Inizia poi la terza parte, che è anche quella più consistente dell'intero compendio, che è dedicata ai miracoli operati dal Tolentinate [32]. Questa sezione è a sua volta divisa in due parti fondamentali: la prima dedicata ai miracoli operati dal Santo mentre era ancora in vita [33]; la seconda riservata ai fatti prodigiosi avvenuti dopo la sua morte [34]. L'ultima sezione che è denominata de devotione fidelium populorum, fornisce alcune informazioni essenziali sulla devozione popolare di cui fu oggetto san Nicola [35]. Moltissimi fedeli, provenienti da diverse zone del mondo erano soliti recarsi a Tolentino, a visitare la chiesa e il convento dove il Santo era vissuto e dove era stato sepolto.

 

Differenze tra il processo e il suo compendio

La prima e fondamentale differenza che bisogna registrare tra il processo e il suo compendio è legata alla diversa lunghezza dei due testi [36]. Questo elemento può, a prima vista, sembrare banale, invece fu una componente che determinò la maggiore fortuna e diffusione del compendio, a scapito degli atti del processo. Persino i pontefici che si interessarono a questa causa, Giovanni XXII prima ed Eugenio IV poi, si avvalsero della lettura ed analisi di quanto era riportato nella sintesi del processo. Infatti il compendio permetteva di avere una conoscenza essenziale delle vicende processuali. Inoltre per quanto riguarda i miracoli operati dal Santo, vengono riassunti riportando di seguito le specifiche testimonianze. Diversamente avviene nel processo dove sono i testi a riferire ciò che sanno sulla vita di Nicola, compresi i fatti prodigiosi che lo riguardano.

In questo modo molto spesso il lettore è indotto a perdersi nelle 371 deposizioni, che sono molto lunghe, circostanziate e anche alquanto ripetitive. Ovviamente non si vuole screditare con queste affermazioni l'importanza già più volte ribadita in questa ricerca degli atti del processo, ma semplicemente si vuole rivalutare anche la sintesi che ne è stata ricavata. Il compendio ha infatti l'innegabile pregio di fotografare in brevi, precise ed autorevoli istantanee le fasi della canonizzazione del Tolentinate.

 

 

HISTORIA BEATI NICOLAI DE TOLENTINO DI PIETRO DA MONTERUBBIANO

 

Dopo la conclusione del processo, Pietro da Monterubbiano scrisse una biografia sulla vita del confratello Nicola da Tolentino  [37]. Attualmente esistono tre manoscritti che ci riportano questa biografia del Tolentinate e si trovano uno alla Biblioteca Apostolica Vaticana, uno alla Biblioteca Laurenziana, e il terzo all'archivio generale dell'Ordine Agostiniano. La biografia di Pietro da Monterubbiano è stata stampata per la prima volta nel Sanctuarium dell'umanista milanese Bonino Mombrizio pubblicato nel 1480, poi nel De probatis sanctorum vitis del certosino Lorenzo Sauer edite tra il 1570 e il 1575. Oggi è possibile consultarla negli Acta sanctorum (Sept. III) dove è stata pubblicata nel 1750 [38], partendo dalla edizione mombriziana e confrontandola con due codici allora conservati a Siena e a Utrecht [39]. Come riconoscevano già gli stessi editori bollandisti, in più punti il loro testo non era corretto, né sicuro.

La biografia di Pietro da Monterubbiano è stata anche tradotta in volgare nel 1356 da Remigio da Firenze. Il testo tradotto, manoscritto, si trova oggi alla Biblioteca Guarnacci di Volterra, ma è stato anche pubblicato da David Perini nel 1909 sulla «Rivista di scienze storiche» [40]. Oggi disponiamo anche della traduzione di Francesco Santi, che sta ancora lavorando alla definitiva edizione e al commento critico dell'opera del Monterubbianese. I Bollandisti ritengono che la biografia sia stata scritta nel 1326, altri studiosi, invece la collocano qualche anno più tardi. L'opera di Pietro da Monterubbiano è divisa in otto capitoli, per un totale di 83 paragrafi. Il confratello di san Nicola si concentra sugli aspetti salienti della vita del Tolentinate, ma non a titolo di verifica della voce del popolo, come avviene nel processo, ma a titolo di dimostrazione. Infatti l'autore era pienamente convinto che la spiritualità di Nicola meritasse l'elevazione agli onori degli altari. I capitoli dall'uno al cinque sono dedicati alle virtù del Santo, mentre i restanti tre ai suoi miracoli, in base al seguente schema:

 

. Caput I: Sancti nativitas ab angelo praedicta, et a S. Nicolao Myrensi episcopo impetrata; pia pueritia; Christi in SS. Eucharistia apparitio; canonicatus ipsi collatus; Religio Augustiniana suscepta.

· Caput II: Sacerdotio initiatus, animas e flammis piacularibus eripit; tentatus a consobrino, in assumpto statu constans perseverat; Tolentinum mittitur.

· Caput III: Mirabilis Sancti abstinentia et corporis castigatio et miraculosae sanationes; tentationes superatae; conflictus cum demonibus.

· Caput IV: Charitas ejus in proximum; mirabilis sideris apparitio; beneficia quaedam proximo divinitus collata.

· Caput V: Varia mala morbique depulsa; panes prodigiose multiplicati; coelestis melodia sex extremis mensibus a Sancto audita; postremus morbus et sancta mors.

· Caput VI: Caecitas aliaque oculorum mala depulsa; contracti erecti.

· Caput VII: Membra distorta contractaque restituta; surdi et muti, curati; mortui vitae redditi.

· Caput VIII: Insontes a suspendio mirabiliter liberati; periclitantibus in mari subventum.

 

Pietro da Monterubbiano era molto preparato in filosofia e in teologia, ed era anche particolarmente abile nell'uso della lingua latina, come dimostra la qualità del suo scritto. La sua biografia è infatti entusiastica e gonfia di retorica; questa caratteristica non va però ad incidere sull'attendibilità della sua testimonianza: chi scrive dimostra infatti, di aver conosciuto molto bene Nicola, e quello che Pietro narra o lo ha visto personalmente, oppure gli è stato riferito da testimoni oculari. Alcuni studiosi si sono anche interrogati sul perché alcuni episodi della vita del Santo narrati dal suo confratello, non siano stati riportati negli atti del processo. Infatti, Pietro da Monterubbiano era una persona molto seria, che difficilmente si sarebbe lasciata convincere a scrivere di fatti non realmente avvenuti; inoltre si pensa che questa biografia sia stata scritta pochi anni dopo la morte del Tolentinate, troppo presto quindi perché fossero già sorte delle fatue leggende.

Si è soliti quindi credere alla buona fede del confratello e coetaneo Pietro anche quando narra episodi come quelli relativi alla proposta del cugino di cambiare ordine e l'esortazione a Nicola di restare fedele alla sua vocazione, oppure l'apparizione del defunto confratello Pellegrino da Osimo, o ancora la visione della stella che partendo da Sant'Angelo in Pontano, paese natale di Nicola, va a posarsi su Tolentino. Queste informazioni date dal Monterubbianese hanno avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo dell'iconografia del Tolentinate e in particolare negli affreschi eseguiti dai maestri riminesi nel Cappellone [41].

 

 

BIBLIOGRAFIA:

· Acta Sanctorum, Septembris, vol. III, Venetiis, apud J. Baptistam Albrizzi et Sebastianum Coleti, 1761, pp. 636- 743.

· Il Processo per la canonizzazione di S. Nicola da Tolentino, ed. critica a cura di N. Occhioni, O. S. A. Roma, Padri Agostiniani di Tolentino, École française de Rome, 1984, introduzione di D. Gentili, O. S. A.

· San Nicola, Tolentino e le Marche: contributi e ricerche sul processo (a. 1325) per la canonizzazione di san Nicola da Tolentino. Convegno Internazionale di studi, Tolentino, 4-7 settembre 1985, 1987.

· C. Alonso, Saggio bibliografico su san Nicola da Tolentino, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 1991.

· L. Mocchegiani, Regesto delle pergamene esistenti nell'Archivio del Convento di S. Nicola in Tolentino, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 1993.

· L. Mocchegiani, L'archivio del convento di san Nicola in Tolentino: inventario, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2001.

· Il compendio del processo di canonizzazione di san Nicola, a cura di R. Cicconi, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2002.

· Tornando alle fonti: la figura di san Nicola negli Atti del processo di canonizzazione, a cura di E. Petrella, R. Cicconi, D. Gentili, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2002.

· L. Radi, San Nicola da Tolentino, Milano, San Paolo, 2004.

Si segnala infine il sito ufficiale del Convento di san Nicola da Tolentino, in cui oltre a presentare la storia del Santuario, ci sono delle interessanti notizie anche sulla vita del Santo: www.sannicoladatolentino.it

 

 

 

Note

 

(1) - Il Processo per la canonizzazione di S. Nicola da Tolentino, ed. critica a cura di N. Occhioni, O. S. A. Roma, Padri Agostiniani di Tolentino, École française de Rome, 1984, introduzione di D. Gentili, O. S. A., (d'ora in avanti Il Processo), pp. IX- XXII; Il compendio del processo di canonizzazione di san Nicola, a cura di R. Cicconi, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2002, (d'ora in avanti Il Compendio ), pp. 9- 14; Tornando alle fonti: la figura di san Nicola negli Atti del processo di canonizzazione, a cura di E. Petrella, R. Cicconi, D. Gentili, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2002, pp. 51-87; L. Radi, San Nicola da Tolentino, Milano, San Paolo, 2004, pp. 29-31.

(2) - Pietro da Città di Castello, priore della Provincia della Marca d'Ancona, appare come priore del convento di San Giacomo di Bologna il 24 dicembre 1324. (Cfr. Il Compendio p. 22, nota 1).

(3) - Simone da Montecchio (oggi Treia) lettore, è priore del convento agostiniano di Tolentino nel 1325. (Cfr..Il Compendio, p. 22, nota 1).

(4) - Il lettore Tommaso da Fermo, nel capitolo dei frati agostiniani in Tolentino del 23 lugliio 1325, viene nominato "procurator, actor, factor et nuntius specialis" del convento stesso, del priore provinciale e di tutto l'Ordine presso la delegazione pontificia in atto di istruire il processo (Cfr. Il Compendio, p. 23, nota 2).

(5) - Nuccio /Nuzio di Ugolino, in data 25 luglio 1325, viene eletto sindaco e procuratore del Consiglio Generale e Speciale di Tolentino per assolvere tutte le incombenze necessarie al processo. Il 29 dello stesso mese presenta l'atto di nomina, ma il suo nome non ritorna più negli atti. (Cfr. Il Compendio, p. 23, nota 3).

(6) - Rocchetta di Acquapagana era un castello diruto, ora in territorio di Serravalle di Chienti. In questa località furono ascoltati come testi il vescovo camerte Berardo e Nerio di Rainaldo da Cignano di Nocera Umbra. (Cfr. Il Compendio, p. 9).

(7) - Camerino, S. Ginesio, Rocchetta di Acquapagana e S. Severino Marche (Settempeda) sono tutti comuni della provincia di Macerata. (Cfr. A Vauchez, Il Processo di canonizzazione di S. Nicola da Tolentino quale fonte storica (Marche 1325)in, San Nicola, Tolentino e le Marche: contributi e ricerche sul processo (a. 1325) per la canonizzazione di san Nicola da Tolentino. Convegno Internazionale di studi, Tolentino, 4-7 settembre 1985, 1987, (in seguito San Nicola, Tolentino e le Marche) pp. 45-52 e P. L Falaschi, Società e istituzioni nella Marca attraverso il Processo di Canonizzazione di S. Nicola da Tolentino (1325), in Ibidem, pp. 97-126).

(8) - Il Compendio, pp. 137-138.

(9) - Padre Nicola Occhioni, O. S. A., (Mogliano Marche 1894 – Roma 1970). Fu professore di teologia e bibliotecario del Collegio Internazionale di Santa Monica a Roma; ha collaborato con l'Archivio Storico del Vicariato di Roma e all'edizione bilingue dell'Opera omnia di Sant'Agostino. (Nuova Biblioteca Agostiniana).

(10) - Il Processo, pp. XXVIII-XXX e D. Gentili, Le fonti per la conoscenza di S. Nicola: il processo, i sommari, la biografia di Pietro da Monterubbiano, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 197-201. 

(11) - Codice S, Fondo diplomatico Bichi-Borghese, Y 78. Il codice aveva l'antica segnatura 111 del Fondo Bichi. E' composto di 28 fascicoli; i suoi 257 fogli più due di guardia misurano mm. 430x315. Unitamente al fondo cui appartiene fu versato in archivio nel 1872 con altro materiale proveniente dai monasteri di S. Antimo, Montecellesi e S. Petronilla. (Cfr. Il Processo, pp. XXVIII-XXX).

(12) - Codice I, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. K I 14. Il codice ha tre fogli di guardia più 257 di mm. 300x400 divisi in 22 fascicoli. Proviene dalla biblioteca del convento di Sant'Agostino di Siena e fu trasferito alla biblioteca pubblica nel 1811, come si legge al foglio 1r. (Cfr. Il Processo, pp. XXVIII-XXX).

(13) - Pietro Bellini era allora priore del convento agostiniano di S. Nicola a Tolentino. Oggi è Padre generale della Provincia Agostiniana d'Italia.

(14) - Il Processo, pp. 1-15.

(15) - Il Processo, pp. 16-21.

(16) - A Trape', La figura e la santità di San Nicola come emergono nel processo, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 183-193; L. Radi, San Nicola da Tolentino, Milano, San Paolo, 2004, a p. 31.

(17) - L. Radi, San Nicola da Tolentino, Milano, San Paolo, 2004, a p. 30.

(18) - Il Processo, pp. 22-70.

(19) - Il Processo, pp. 71- 612.

(20) - V. Licitra, Lingua latina e lingua volgare nel processo per la canonizzazione di San Nicola da Tolentino, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 325-335.

(21) - G. Marinozzi, Le malattie nel processo di canonizzazione di San Nicola da Tolentino, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 339-350.

(22) - Il Compendio, pp. 9-14 e Tornando alle fonti: la figura di San Nicola negli Atti del processo di canonizzazione, a cura di E. Petrella, R. Cicconi, D. Gentili, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 2002, pp. 13-22.

(23) - Ganzelinus Ioannis de Ossa, nipote di Giovanni XXII, fu cardinale prete del titolo dei Santi Pietro e Marcellino, vescovo di Albano. Morì ad Avignone il 3 agosto 1348. (Cfr. Il Compendio, p. 24, nota 5).

(24) - Creato cardinale da Bonifacio VIII con il titolo di San Giorgio al Velabro, Giacomo era romano, della famiglia Stefaneschi (Cfr. Il Compendio, p. 24, nota 6).

(25) - Frate Vitale du Four (de Furno), francese di origine e francescano, fu maestro in teologia e cardinale prete del titolo di San Martino ai Monti. Vescovo di Albano dal 1321, morì il 16 agosto 1327. (Cfr. Il Compendio, p. 24, nota 5).

(26) - Guglielmo di Pietro de Godivo (Godin), francese di Bayonne e domenicano, fu maestro in teologia, "lector sacri palatii", cardinale del titolo di Santa Cecilia (Cfr. Il Compendio, p. 24, nota 7).

(27) - L. Mocchegiani, Regesto delle pergamene esistenti nell'Archivio del Convento di S. Nicola in Tolentino, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 1993, pp. 105-106.

(28) - Il Compendio, pp. 7-14.

(29) - C. Alonso, L'influsso di San Nicola nell'Ordine Agostiniano fino al secolo XVI, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 205- 215.

(30) - Il Compendio, pp. 22-24.

(31) - Il Compendio, pp. 25-46.

(32) - Il Compendio, pp. 47- 132.

(33) - Il Compendio, pp. 47-55.

(34) - Il Compendio, pp. 56-132.

(35) - Il Compendio, pp. 133- 134.

(36) - Il Compendio, pp. 7-14.

(37) - D. Gentili, Le fonti per la conoscenza di S. Nicola: il processo, i sommari, la biografia di Pietro da Monterubbiano, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 197-201; L. Radi, San Nicola da Tolentino, Milano, Edizioni Paoline, 2004, pp. 27-29.

(38) - Acta Sanctorum, Septembris, vol. III, Venetiis, apud J. Baptistam Albrizzi et Sebastianum Coleti, 1761, pp. 644-664.

(39) - "Vita auctore fratre Petro de Monte Rubiano coaevo ex editione mombritiana, collata cum ms. ultrajectino et senensi", Acta Sanctorum, Septembris, vol. III, p. 644.

(40) - La storia del Beato Nicolò da Tolentino composta per lo frate Pietro da Monte Rubiano della Marca anno Domini 1326 et vulgarizzata et compiuta per lo frate Remigi da Firenze anno Domini 1356, addì 20 di settembre, Ms. Biblioteca Guarnacci di Volterra. Pubblicata in «Rivista di scienze storiche», vol. V/2 (1909), pp. 125-140, 300-313. Cfr. C. Alonso, Saggio bibliografico su san Nicola da Tolentino, Tolentino, Biblioteca Egidiana, 1991, p. 10.

(41) - M. Boskovits, La decorazione pittorica del Cappellone di S. Nicola a Tolentino, in San Nicola, Tolentino e le Marche, pp. 245-252 e F. Bisogni, Gli inizi dell'iconografia di Nicola da Tolentino e gli affreschi del Cappellone, in Ibidem, pp. 255-321.