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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Agiografia > Servi di Dio > Tommaso ArbuattiServi di Dio dell'Ordine Agostiniano: TOMMASO ANTONIO ARBUATTI
Tommaso Arbuatti in una immagine di Hajnal
TOMMASO ANTONIO ARBUATTI
(1673 - 1746)
Nato il 14 novembre 1673 da Giacomo e Maria Diambra, ed educato cristianamente sotto la guida paterna dell'ex generale degli agostiniani Fulgenzo Travalloni, allora residente a Loreto (Marche), nel 1692 entrò nel convento di S. Agostino di Ancona, preponendo al nome di battesimo, Antonio, quello di Tommaso in memoria di s. Tommaso di Villanova. Professò il 2 maggio 1693 e venne subito inviato a Loreto al servizio del padre Travalloni, alla morte del quale passò al convento di Mondolfo (Marche), dove il 2 dicembre 1697 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Seguitò ancora gli studi per conseguire i gradi accademici a Montegiorgio (Marche) e a Cesena (Romagna), finché nel 1703 fu creato lettore e dichiarato predicatore.
Nello stesso anno venne chiamato al governo del convento di Osimo: qui, pur tra incomprensioni d'ogni genere, restaurò l'osservanza regolare. Nel 1705 ricevette il grado di baccelliere e poco dopo l'incarico di maestro dei novizi a S. Agostino di Ancona. Passò poi a Livorno, a Osimo (1710) e a Venezia nel convento di S. Stefano. Nel 1713 si recò a Terralba, presso Padova, in un romitorio dell'Ordine, per condurvi vita di solitudine, pur non trascurando l'apostolato. Verso la fine del 1735 ritornò a Osimo, dove morì il 27 luglio 1746. Il suo corpo nel settembre 1746 venne deposto in una cassa speciale. Il 27 luglio 1767 fu collocato in una nuova cassa presso l'altare maggiore della chiesa degli Agostiniani.
Tra il 1766 e 1768 furono condotti a compimento i processi diocesani di Osimo e di Padova, presentati poi alla Congregazione dei Riti, presso la quale la causa venne formalmente introdotta il 23 maggio 1772. Come indicato, il processo dell'Arbuati ebbe inizio ad appena 20 anni dalla morte del servo di Dio, nel momento di grande ripresa verificatasi in questo campo durante il governo del Generale Francesco Saverio Vazquez (1753-1785). La tempestività con cui fu istruito permise la raccolta di validissime deposizioni di testimoni, per lo più oculari. Passati i giorni della Rivoluzione francese e la successiva bufera napoleonica, le luminose figure del Bellesini e del Sagrista pontificio Mons. Menochio attirarono l'attenzione dell'Ordine e in particolare della Provincia Picena, alla quale appartenevano sia quest'ultimo che l'Arbuati.
Portata a buon fine anche la causa del Menochio con la lettura del Decreto sulle virtù avvenuta il 14 maggio 1991, d'accordo con la Provincia delle Marche e con l'assenso dell'Ordinario diocesano, memore d'altronde delle speranze e degli sforzi di tanti confratelli che hanno attivamente collaborato per la Causa, la Postulazione dell'Ordine ha creduto suo dovere riassumerla e prodigarsi con il massimo impegno per portare a termine l'opera da loro avviata.
La vita
Nacque a Loreto il 14 novembre 1673 da Giacomo Benedetti e Maria Diamba, soprannominati Arbuatti. Cresimato nella Basilica di Loreto il 18 maggio 1682. Il gennaio 1692 viene affiliato al Convento di Osimo, dove trascorre l'anno di noviziato sotto il maestro P. Giuseppe Gracetti. Emette la professione il 2 maggio 1693 nelle mani di P. Angelo Felicani priore di Ancona e aggiunge il nome "Tommaso" a quello di "Antonio" in onore di S. Tommaso da Villanova. Vive nell'ospizio di Loreto come assistente del P. M. Fulgenzo Travalloni e quindi viene trasferito a Mondolfo. A Mondolfo riceve nel marzo 1694 gli ordini minori da Mons. Muzio Dondini vescovo di Senigallia. Nel dicembre di questo anno riceve il suddiaconato e nel dicembre dell'anno successivo il diaconato a Montalto da Mons. Paganelli. E' ordinato sacerdote a Recanati da Mons. Lorenzo Gherardi il 21 dicembre 1697. Inviato nello studio generale di Montegiorgio e poi in quello di Cesena, riceve nel 1703 il grado di lettore e predicatore dal P. Generale Nicola Scrani. Nel 1703 viene nominato vicario-priore e poi priore di Osimo. Il 23 maggio 1705 riceve il grado di baccelliere e poi viene nominato maestro di novizi ad Ancona. Il 23 aprile 1707 parte per il convento di Livorno come assistente del P. Michele Baldaccini e vi rimane fino al 1710, quando ritorna ad Osimo e subito parte per Venezia. Nel 1713 viene destinato al romitorio di Terralba, presso Venezia, dove rimane per oltre vent'anni. Nel 1735 ritorna ad Osimo. Nominato vicario-priore, partecipa al capitolo provinciale di Montegiorgio, che lo nomina priore di Osimo. Fu per vari anni amministratore del convento. Muore il 27 luglio 1746.
Profilo biografico
Dopo quattro secoli dalla Grande Unione e dalle prime Costituzioni, in un periodo in cui la vita monastica prova invano di attuare la riforma ispirata dal Concilio di Trento, la figura, del Ven. Tommaso sembra fuori del tempo. Applicando alla lettera le Costituzioni e ispirandosi a due esemplari prediletti (S. Nicola da Tolentino e S. Tommaso da Villanova), mette in pratica una vita fondata sulla penitenza, la preghiera, la solitudine, la meditazione, la pazienza, la disponibilità piena verso i confratelli e i fedeli. Due grandi maestri ha avuto in vita, con i quali è vissuto a lungo, gli agostiniani P. Fulgenzo Travalloni e P. Michele Baldaccini. Da essi ha appreso lo spirito di meditazione e la grande capacità di accettare nella vita ogni genere di prove: confratelli invidiosi ed anche maneschi, la reazioni di laici che talvolta mal sopportavano il suo modo di applicare rigidamente le regole monastiche. Vissuto a lungo in un romitorio, anche altrove ha vissuto con questo spirito eremitico evitando di uscire dal monastero e perfino dalla cella se non in casi di assoluta necessità. E in questa solitudine ha martoriato il suo corpo fino alla fine per domarne le possibili ribellioni e per difendere la sua castità. Ma nonostante questa solitudine, la gente andava a lui e gli stessi religiosi, pur tra le in comprensioni di alcuni, lo tenevano per modello e più volte hanno insistentemente chiesto ai superiori di nominarlo vicario-priore e priore. Perché, pur esigendo piena fedeltà alla regola monastica riusciva sempre, con l'esempio e la dolcezza, a convincere. Ma finché poteva, rifuggiva da ogni incarico.
Sono dovuti intervenire Superiori Maggiori, Cardinali e Vescovi per fargli accettare i vari uffici. La pietà - soprattutto per il Cristo crocifisso, la Madonna di Loreto, i santi agostiniani - è stata la fonte che gli ha permesso di superare ogni difficoltà. Un priore di Osimo in pieno inverno rifiuta di accogliere Tommaso, di ritorno da Livorno e lo costringe ad un lungo viaggio inviandolo a Venezia; un confratello si rifiuta di rivolgergli la parola, benché egli di continuo si umili innanzi a lui; negli ultimi anni la malattia infierisce: sul suo corpo martoriato. Alla notizia della morte la gente risponde immediatamente con quell'intuito che scatta sempre quando si è di fronte a uomini grandi. Ed i superiori, che in un primo momento avevano disposto per una sepoltura anonima, debbono intervenire per rispondere in modo più adeguato alla devozione dei fedeli.
Prima e soprattutto dopo la morte si diffonde la fama di fatti miracolosi. Il 23 maggio del 1772 viene dichiarato venerabile. Solo le vicende storiche (rivoluzione francese, regno d'Italia, ecc) hanno impedito che il processo di canonizzazione, felicemente iniziato, giungesse alla sua naturale conclusione.
GIUDICI, G. M., Vita del P. Tommaso Antonio Arbuati, Fano 1749 (2a ed. corretta ed ampliata, Roma 1884); DE ROMANIS A. C., OSA., L'Ordine agostiniano, Firenze 1935, 179; FALCIONI D., OSA, Il Venerabile Tommaso Antonio Arbuati, in Bollettino di San Nicola di Tolentino XII-XV (1940-43) passim.