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Venerabili dell'Ordine Agostiniano: GIUSEPPE BARTOLOMEO MENOCHIO

Raffigurazione dei Martiri giapponesi in un dipinto di Janos Hainal

 

Immagine del Venerabile Bartolomeo Menochio di Hajnal

 

 

Venerabile GIUSEPPE BARTOLOMEO MENOCHIO

(1741 - 1823)

di Pietro Bellini  O.S.A.

 

 

 

Nato a Carmagnola in Piemonte nel 1741, divenne religioso tra gli agostiniani delle Marche, e fu ordinato sacerdote nel 1764. Inizialmente si diede all'insegnamento teologico; poi, avendo compreso le urgenze pastorali del tempo, e la necessità di un'azione più immediata, si dedicò all'apostolato della predicazione popolare, acquistandosi la fama di "predicatore santo" e di taumaturgo. Uomo di profonda preghiera, faceva della penitenza il mezzo ordinario per ottenere da Dio la conversione dei peccatori. Nel 1796 venne nominato vescovo coadiutore di Reggio Emilia; ma di lì a poco fu espulso dalla città come "straniero" dagli occupanti francesi.

Per quattro anni allora Mons. Menochio svolse un instancabile ministero episcopale nelle varie diocesi delle Marche, man mano che queste rimanevano prive dei loro pastori a causa dell'occupazione francese. Chiamato al conclave di Venezia come pro-sacrista pontificio, nel 1800 venne scelto dal neoeletto Pio VII come sacrista e suo confessore. Da quell'anno fino alla morte rimase a fianco del pontefice condividendone i travagli e le angustie. Stimatissimo dal papa quanto odiato da Napoleone, affrontò le grandi vicende in cui si trovò immischiato con fortezza e coerenza, rendendo un fedele e prezioso servizio alla Chiesa.

Accompagnando nel 1804 il papa a Parigi per l'incoronazione di Napoleone nella cattedrale di Notre-Dame la figura dell'umile ma coraggioso frate agostiniano venne immortalata in un famoso dipinto: il suo saio nero spicca in netto contrasto con gli ori e gli abiti splendenti della corte. Nella deportazione di Pio VII in Francia (1809-14) non gli fu permesso di seguire il pontefice. Rimase a Roma nella sua dimora presso il palazzo del Quirinale, occupato dalle truppe francesi, inviso ma rispettato. Rifiutò di prestare giuramento di fedeltà e fu sordo alle sollecitazioni e alle pressioni che vennero fatte su di lui per convertirlo alla causa dell'imperatore. Nella confusione di quel periodo fu uno dei pochi punti di riferimento sicuri della chiesa romana. Visse gli ultimi anni della sua vita servendo con amore il vicario di Cristo, aiutando e dirigendo spiritualmente molti religiosi e monasteri della città. Fu amico del Beato Stefano Bellesini, che amava farlo incontrare con i suoi novizi.

Si impegnò molto per la restituzione all'Ordine dei conventi agostiniani soppressi da Napoleone. Morì nel 1823. Le sue spoglie riposano nella chiesa di S. Agostino di Roma. Il 14 maggio del 1991 Giovanni Paolo II ha firmato il decreto sull'eroicità delle sue virtù. Il 22 maggio a Reggio Emilia se ne celebra la festa.

 

 

DI JORIO, A. M., OSA., Vita del Venerabile servo di Dio Fra G. B. M., Roma 1880; TRAPE' D., OSA. ; MASETTI-ZANNINI, G. L., G. B. M. Diari e lettere, Roma 1968-70,6 v.; ALONSO C., OSA., Testimonianze dei contemporanei su G. M. Il biennio a Reggio Emilia (1794-1796), Roma 1972; VITA A., OSA., Un vescovo agostiniano nella bufera napoleonica. Ven. G. B. M. OSA., Roma 1983; Congregatio de Causis Sanctorum. Romana seu Taurinen. Canonizationis Ven. Servi Dei Fr. Bartolomaei M. Nova positio super virtutibus, Roma 1989; ID., Relatio et vota Congressus peculiaris super virtutibus die 30 octobris ano 1990 habiti, Roma 1990.