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Chiese agostiniane: Chieti

La scritta sul portale della chiesa di S. Agostino a Chieti

La scritta sul portale della chiesa di S. Agostino a Chieti

 

 

 

CHIESA DI S. AGOSTINO DI CHIETI

 

 

 

Questa chiesa ad una navata a croce latina, con annesso convento venne costruita nel XIV secolo dagli eremiti agostiniani sotto il titolo di santa Caterina. Nel 1288 il vescovo Tommaso pose la prima pietra per l'edificazione della nuova chiesa di Sant'Agata sulle rovine di quella antica, di cui le prime notizie risalgono al Sinodo teatino dell'840. Appartenente alla famiglia Henrici e ceduta gratuitamente alla diocesi, fu eretta parrocchia nel 1634 con il diritto alla sola celebrazione dei matrimoni, mentre il diritto di stola bianca e nera rimase al parroco della cattedrale fino al 1914. Nel 1316 la chiesa passa agli Agostiniani mendicanti che ne modificano il titolo, dedicandola di S. Agostino. A sostegno di questa datazione il Nicolino, uno storico locale, parla di un'iscrizione su pietra a lato del portale d'ingresso, oggi scomparsa: A.D. MCCCXVI. LOCUS ISTE FUIT FUNDATUS, ET PRIVILEGIATUS MULTIS INDULGENTIIS PAPALIBUS, IN DIEBUS DOMINICIS, ET SESTINIUS. Oggi della struttura originaria resta la facciata orientale in laterizio scandita in campate per mezzo di lesene e culminante in una cornice ad archetti, sulla quale si aprono finestre ogivali. Nel 1562 l'edificio fu devastato da un furioso incendio, i cui danni furono ingenti tanto che il 18 agosto di quello stesso anno papa Pio IV emanò una bolla di indulgenza a favore della chiesa in forma di giubileo ai cittadini che avessero collaborato alla riedificazione dell'edificio. Dall'incendio si salvò solo la facciata orientale. Nel 1578 il Parlamento cittadino delibera una prima concessione di fondi ai monaci di S. Agostino. Segue una ulteriore concessione di fondi da parte della municipalità nel 1587 che segna l'inizio dei lavori di restauro.

 

 

La chiesa

La chiesa venne ristrutturata ad opera di Girolamo Rizza da Veglio negli anni 1718-1747 sul modello gesuitico adottato nelle chiese francescane di Atri, Piscina, Celano e Città Sant'Angelo e nella chiesa di San Marco a L'Aquila. I lavori si trascinarono per decenni tanto che nel 1731 si firmò una convenzione tra i padri e Vittore Fontana per la ripresa dei lavori interrotti dal medesimo per mancanza di un saldo. I padri vogliono una cupola con lanternino. Ciò tuttavia non basta a risolvere le questioni pendenti perchè nel 1746 la committenza passa a Michele Clerici che sostituisce la lamia a vela alla "cuppola con lanternino" come originariamente pattuito con Fontana. La chiesa di S. Agostino è stata ripensata in modo del tutto nuovo rispetto ai modelli ad aule e cappelle tipici del cinquecento. Essa presenta una grande aula coperta da due volte a vela mediate da passaggi a botte, alla quale sono addossate due sole cappelle laterali per parte, una struttura che in Abruzzo si trova in diversi casi. L'aula è unita allo spazio cupolare da piloni smussati. Finalmente nel 1750 i lavori possono dirsi conclusi perchè l'anno seguente viene eretto il portale in pietra come testimonia l'iscrizione sull'architrave: A. D. 1751, ad opera dell'Arciconfraternita della Cintura, come attestato dallo stemma in pietra raffigurante una cintura scolpito al di sopra della porta. Dello stesso periodo sono i numerosi altorilievi e pannelli plastici.

La confraternita nel 1836 esegue altri lavori di restauro a proprie spese come si può rilevare dalla lapide posta sul portale della chiesa: D.O.M. TEMPLUM. HOC. DIVO. AUGUSTINO. DICATUM PIA. SODALITAS. DEIPARAE. CONSOLATIONIS CUI. AD. SACRA. PERAGENDA. DATUM. EST INSTAURAVIT ET. FRONTEM. UT. VISITUR. ARCHITECTONICO. OPERE ORNAVIT A.D. MDCCCXXXVI (A Dio Ottimo Massimo. La pia Confraternita della Vergine della Consolazione restaurò questo tempio, dedicato a Sant'Agostino, per la celebrazione dei Santi Misteri e ne ornò la facciata con motivi architettonici. L'anno del Signore 1836). La confraternita della Cintura collaborò attivamente con gli agostiniani fino alla loro estromissione, che avvenne ufficialmente nel 1810 e realmente nel 1866 con la soppressione monastica. Nel 1931, l'arcivescovo Giuseppe Venturi decretò il trasferimento della parrocchia dalla chiesa omonima in quella di Sant'Agostino con il titolo di Sant'Agata in Sant'Agostino. Nel 1986, l'arcivescovo Antonio Valentini le conferì l'attuale denominazione di Parrocchia di Sant'Agostino. Fra le ricorrenze religiose vi si celebra l'8 settembre la Festività della Madonna della Cintura.

 

 

Opere d'arte

Durante l'età barocca la chiesa è stata arricchita di stucchi, decorazioni e altorilievi che rappresentano scene della vita di Sant'Agostino e di altri santi dello stesso ordine, come Santa Rita da Cascia, Santa Monica, San Giovanni Buono. La decorazione filiforme delle superfici interne rivela la presenza di maestranze lombarde che hanno introdotto in Abruzzo nuovi sistemi decorativi sconosciuti a Napoli o a Roma ma ritrovati in alcune chiese a Penne, Città Sant'Angelo e Chieti. Anche la struttura degli altari presenta qualche particolarità con la definizione di una superficie flessa e movimentata. Allo stesso periodo appartiene il dipinto ad olio su tela raffigurante la Trasverberazione di S. Agostino collocato sul fondo dell'abside. L'opera, espressione della scuola napoletana del XVIII secolo, ha scarso valore artistico, poichè la struttura e la rappresentazione delle figure è rigida e severa e non riesce a trasmettere la spiritualità tipica dell'episodio. Lungo ogni lato della chiesa si trovano due altari ed una cappella. Sul primo altare della parete destra è un dipinto ad olio su tela del XVIII secolo, a firma di Romualdus Formosa pinxit. La tela rappresenta San Michele Arcangelo alato, circondato di angeli, mentre con una spada cerca di fronteggiare Satana. In basso, accanto ad un calice dal quale escono tre bisce è la scritta: "Estote prudentes sicut serpentes". Sul secondo altare è un'altra tela ad olio del XVII secolo, attribuita a Luca Giordano e raffigurante il Transito di San Giuseppe. La composizione si presenta armonica e ben gestita: al centro è il santo morente sdraiato sul letto con a destra la Vergine e a sinistra il Redentore scalzo, mentre in alto putti e angeli completano la scena. Sulla parete sinistra nella cappella del Cristo morto e della Madonna Addolorata si conservano due statue settecentesche. Una raffigura il Cristo e l'altra l'Addolorata. Sul secondo altare del lato sinistro una tela del XVIII secolo attribuita al pittore chetino Donato Teodoro raffigura la Madonna della Cintura nell'atto di consegnare la sacra cintura a Santa Monica. Sulla stessa parete c'è una statua della Madonna della Cintura di scuola napoletana del Settecento. Rispettando la tipica iconografia agostiniana di questo tema, l'artigiano ha raffigurato la Madonna che, con una cintura avvolta intorno alla vita, regge con la mano sinistra il Bambino, e con la destra una cintura rosso scuro.

 

 

Il convento e il chiostro

Il chiostro è una delle poche strutture originarie del complesso religioso, tanto che il Verlengia lo ritiene "l'unico chiostro antico che vanti Chieti potendosi riferire al sec. XIV epoca originaria del convento. Di forma quadrata, con una loggia a terra ad archi acuti retti da pilastri esagonali e loggetta superiore ad archi a tutto sesto, esso è pieno di respiro, di movimento e di colore ...". Il convento fu adibito a caserma militare fino al 945 e poi riabilitato ad attività parrocchiali.