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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Chiese agostiniane > Italia > CesenaChiese agostiniane: Cesena
Interno della chiesa di Cesena
CHIESA DI S. AGOSTINO DI CESENA
In Piazza Aguselli, su cui prospettano notevoli palazzi, sulla destra, svetta la bella Chiesa di sant'Agostino, esempio di architettura settecentesca, progettata dall'architetto Giuseppe Antonio Landi, con i suggerimenti e il consenso di Luigi Vanvitelli, architetto pontificio. La Chiesa sorge nello spazio già occupato da un complesso conventuale che fu ceduto, nel 1457, per volere di Violante Malatesta ai monaci Agostiniani. I padri eremitani detti di S. Agostino erano presenti a Cesena fin dal secolo XIII (l'ordine dei Giamboniti, fondato da fra Giovanni Bono e raccolti nell'eremo a Butriolo, presso Cesena, si associarono agli Agostiniani) e si spostarono nel luogo ove oggi sorge la chiesa e l'ex convento di S. Agostino non prima del 1256. La suggestiva facciata della chiesa è rimasta incompiuta, l'interno è solenne e pregevole, con decorazioni e dipinti degni di nota, tra cui le opere del pittore cesenate Giuseppe Milani. Di grande interesse artistico è la tavola ovale cinquecentesca di Gerolamo Genga, raffigurante l'annunciazione. Un'altro dipinto di Cristoforo Serra raffigura san Nicola da Tolentino.
A Cesena nel 1260 esisteva già un convento di frati Osservanti che fu ceduto nel 1457, per volere di Violante Malatesta, ai monaci Agostiniani. Appena arrivati i frati diedero l'avvio una estesa opera di ristrutturazione e di decorazione sia della chiesa che del convento. Nell'ambito di questi lavori nel 1495 Antonio Aleotti affrescò una cappella dedicata a San Sebastiano, mentre nel 1513 Gerolamo Genga fu incaricato di realizzare una ancona per l'altar maggiore. Egli la portò a termine nel 1520, con una lavoro straordinario che comprendeva numerosi dipinti tutti dispersi, tranne uno, alla fine del Settecento. La Disputa sull'Immacolata Concezione si trova alla pinacoteca di Brera a Milano, mentre i due Beati Agostiniani che la affiancavano sono persi. Due delle Storie di sant'Agostino sono state ritrovate ed individuate rispettivamente all'Accademia Carrara di Bergamo e al South Carolina Museum di Columbia. Verso la metà del Settecento (1747) fu affidato all'architetto bolognese Giuseppe Antonio Landi l'incaricato per il completo rifacimento del complesso. Il suo progetto fu approvato da Luigi Vanvitelli, che a quel tempo era architetto pontificio, che sovrintendeva alle ristrutturazioni architettoniche. Landi tuttavia abbandonò l'opera e Vanvitelli produsse un non meglio precisato "disegno novo" e probabilmente rivestì un ruolo non secondario in questa impresa che però non realizzò in prima persona.
La nuova fabbrica fu avviata nel 1752 e i lavori durarono per più di vent'anni. Intervennero anche altri architetti: Pietro Carlo Borboni realizzò il campanile, Agostino Azzolini e il romano Nicola Fagioli invece curarono i lavori nel convento. In età napoleonica, quando si procedette a molte soppressioni monastiche, la chiesa divenne parrocchiale e la proprietà del convento fu assegnata alla Curia e al Comune. La cacciata dei monaci avviò il decadimento della struttura che necessita di urgenti interventi di restauro.
La chiesa
La facciata, rimasta incompiuta, sorge in un piccolo slargo secondario, mentre gli altri lati sono inglobati nel complesso conventuale. Il tempio quattrocentesco, costruito a più riprese, di dignitose proporzioni, ha pianta basilicale, volte romane sorreggono la copertura, ornata di rosoni che si ripetono nel presbiterio; la navata ha tre cappelle per parte, delle stesse dimensioni, che si aprono con archi a tutto sesto. L'orientamento della chiesa fa sì che l'immagine architettonica privilegiata all'esterno sia quella offerta dal fianco che prospetta su piazza Aguselli. La luminosità del soffitto è dovuta ai sei finestroni inscritti alle arcate di ogni campata. Al punto d'incrocio della zona presbiteriale col transetto, sorge la cupola a quattro vele senza tamburo e senza costoloni, su cui si erge la lanterna centrale. Ai lavori della chiesa seguirono contemporaneamente, su progetto degli architetti Borboni e Nicola Fagioli, quelli relativi al nuovo convento. Quest'ultimo, soppresso durante la dominazione napoleonica, da allora fu utilizzato impropriamente e, caduto in grave degrado, attende un'imminente ristrutturazione conservativa.
Chiesa di S. Agostino
San Nicola da Tolentino
L'interno ha pianta longitudinale con tre cappelle per lato. L'incrocio della navata con il transetto determina una imponente tribuna a pianta ottagonale coperta da quattro vele che si raccordano in una struttura ogivale. La navata presenta una volta a botte. Sobrio è l'insieme delle decorazioni a stucco, opera di un certo Giorgio Scala, che fu attivo a Cesana nel 1763-64. Dal 1770 al 1777 prestò la sua opera il pittore Giuseppe Milani che lavorò con i figli sia nella chiesa che nel convento. La visita alla chiesa inizia con l'osservazione della bussola lignea realizzata da Fabio Urbini (1778-79).
I dipinti
Nella prima cappella di destra c'è un dipinto di Milani con due angeli a monocromo bianco che reggono un ovale con sant'Agostino che dona l'elemosina. Sempre attribuibile a Giuseppe Milani è anche la tela che raffigura Le sante Caterina, Lucia, Agata, Apollonia, altri santi agostiniani e la Fede. Nella cornice alla parete di destra, si conserva un san Giovanni Battista, rarissimo esempio di affresco frammentario di pittura del Trecento a Cesena. Nella seconda cappella, sempre dello stesso autore sin conserva il quadro che raffigura i santi Sebastiano, Cristoforo e Rocco.
Nella terza cappella l'ancona dipinta è nascosta da un'altra ancona intagliata, opera di Michele Antonio Fava da Busca (1701-1737). Alle sue pareti ci sono altre due ancone dipinte a quadratura da Milani. L'altare maggiore è stato progettato da Fabio Urbini e fu ultimato nel 1776. Il coro con una notevole doppia fila di stalli è di Giovanni Urbini (1756). L'ancona in stucco collocata sulla parete di fondo con due angeli fu modellata nel 1772 da Francesco Callegari. Nella sua parte superiore conserva una riproduzione fotografica dell'Annunciazione di Gerolamo Genga. Sotto l'ancona si osserva una tela di mediocre qualità dipinta dal sacerdote Stefano Antonio Montanari che raffigura sant'Agostino, san Giovanni Evangelista e san Gregorio (1884). Voltando a sinistra, nella terza cappella, c'è una bussola lignea di Fabio Urbini (1778-79) sormontata da un sant'Agostino a monocromo bianco ancora di Giuseppe Milani (1716-1798). Nella cappella successiva, si trovano un san Giuseppe e una tela con La strage degli innocenti attribuita a Giambattista Razzani (1627).
Altri quadri si trovano ancora nella prima cappella a sinistra: Cristoforo Serra nel 1670 ha dipinto una Immacola Concezione e i santi Giacomo Maggiore ed Erasmo Vescovo, mentre l'ancona dei Milani offre un ovale monocromo con Dio Padre sorretto da due angeli. Nella parete di fondo della sacrestia c'è un bell'affresco di Giuseppe Milani (1771) entro una cornice che riproduce La Vergine col Bambino, sant'Agostino e santa Maria de' Pazzi.
Nella stessa sala c'è una tela di Cristoforo Serra del 1665 che raffigura san Nicola da Tolentino e, sull'altra parete, si può osservare un san Giovanni Evangelista, attribuito a Giambattista Razzani. Seguono sulla scala altri quadri di Ferretti e, Bellini. In canonica si conserva anche un ultimo quadro del Milani con san Matteo e l'angelo.