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Portale della chiesa di sant'Agostino
CHIESA DI S. AGOSTINO DI MODENA
La Chiesa di sant'Agostino si affaccia sul piazzale contiguo al Palazzo dei Musei e all'Ospedale. Sorge nei quartieri a ovest della città, sulla linea che congiunge la parte antica città con la moderna periferia. Ad est della chiesa si sviluppa Piazza sant'Agostino che probabilmente è il più importante spazio urbano, dopo Piazza Grande, della città vecchia, lungo la direttrice che porta direttamente in centro città. Secondo il Soli, l'antica chiesa degli Agostiniani, fondata nel 1245, sorgeva tra le porte Cittanova e Ganaceto "circa ove è attualmente il Foro Boario." L'attuale Chiesa di S. Agostino, nel luogo in cui oggi è posta, fu eretta solo nel 1338 su di una chiesa preesistente dei frati Apostolini dedicata a S. Donnino, costruita nel 1266. Divenuta pericolante, la chiesa di S. Agostino fu riparata nel 1607, ma è solo nel 1663 che il tempio viene completamente ristrutturato per opera di Gian Giacomo Monti, su incarico della duchessa Laura Martinozzi.
La nobildonna voleva una chiesa degna per celebrarvi le esequie del marito e destinarlo a sepolcreto della Casa d'Este: tempio duraturo volto a sottolineare, con la sua imponente presenza, non tanto la caducità della vita, quanto la stabilità delle istituzioni politiche che sostenevano la monarchia e la continuità della dinastia Estense. Si fece avanti così l'idea di trasformare la Chiesa di S. Agostino in un Pantheon delle glorie, terrene e celesti, della Casa d'Este: un monumento stabile che conserva tutte le caratteristiche di un struttura funebre barocca, riccamente addobbata, con la sola differenza di non essere temporaneo (come erano i complicati apparati funebri seicenteschi ricchi di ornamenti e statue, rimossi e demoliti dopo la celebrazione delle esequie), ma di costituire una stabile scenografia al grande catafalco funebre, unico elemento mobile da erigersi al centro della navata a ogni ducale decesso.
L'effetto ottenuto restituisce eleganti apparati decorativi della chiesa, che costituiscono la parte stabile dell'allestimento scenografico finanziato, tra il 1662 e il 1663, dalla duchessa Laura Martinozzi, con i denari dell'eredità dello zio cardinale Mazzarino, per celebrare le solenni esequie del marito Alfonso IV d'Este, duca di Modena, morto in giovane età nel 1662.
Come se si trattasse della scenografia di un teatro l'allestimento scenografico fu realizzato sul soffitto per la maggior parte in legno dipinto con supporto di canne e lungo le pareti in stucco. La duchessa Laura si era avvalsa della consulenza del gesuita Domenico Gamberti, che descrisse, come aveva fatto per il predecessore Francesco I, in una monumentale orazione funebre per il Duca, il progetto della "pompa stabile e funerale", che fu affidato all'architetto bolognese Giovanni Giacomo Monti (1614-1678) e al capomastro Beltrami di Reggio Emilia, che ne curò la realizzazione. Le figure femminili di sante e beate legate alla Casa d'Este dominano in maniera preponderante dalle grandi otto nicchie delle pareti della chiesa e in quattro delle sette dello pseudotransetto e dell'abside, ma sono anche ben visibili negli sfondati dipinti sul soffitto da Francesco Stringa (1635-1709), Olivier Dauphin (1674 ca. 1673), Sigismondo Caula (1637-1724), Giovanni Peruzzini (1629-1694) e negli affreschi di Giovanni Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi (1614-1678) del presbiterio e dell'abside.
Il programma iconografico voluto dalla duchessa Laura voleva suggerire, in modo davvero singolare per quei tempi, e non solo per quelli, che le donne potevano assumere un ruolo determinante che dalla sfera religiosa poteva passare a quella civile e politica. Messaggio importante questo, se si pensa che la chiesa di Sant'Agostino, ovvero Pantheon Atestinum, è il primo monumento con il quale la casa d'Este attesta la propria presenza nella città di Modena, dove erano ancora in piena attività altri due importanti cantieri avviati per volontà di Francesco I, il loro palazzo cittadino e la chiesa di San Vincenzo dei Padri Teatini, il luogo devozionale per eccellenza scelto come cappella estense da un'altra donna, la duchessa Isabella di Savoia, moglie di Alfonso III e madre di Francesco I, come si legge nel suo testamento del 1626. La scelta della duchessa Martinozzi non fu casuale poichè la chiesa si affacciava su Piazza Sant'Agostino, un luogo vitale per la città che esisteva già prima del 1300. Su essa insisteva anche la Porta sant'Agostino che costituiva uno degli accessi alla città. Nel 1546 la porta originaria era permanentemente situata in questo punto. Quando nel 1774 il numero delle parrocchie di Modena venne ridotto a cinque, ad una di queste fu data come sede la Chiesa di S. Agostino, sotto il nome di Parrocchia di S. Michele in S. Maria Pomposa.
Nel 1790 il Duca Ercole III eresse la "Casa dei Poveri" vicino alla chiesa e alla Porta sant'Agostino, costruendo vicino, in seguito, nel 1835 un monumento a Francesco IV. Tra il 1866 e il 1876 la chiesa fu chiusa al culto e adibita a ricovero di soldati e magazzino militare; una parete venne eretta per dividere la navata dal presbiterio in modo da lasciare almeno un luogo consacrato. Vi si poteva accedere dalla porta laterale. La facciata della chiesa è segnata da lesene piatte che la dividono in tre scomparti: in quello centrale trovano posto il portale ornato da colonne reggenti due timpani spezzati con rovesci a chiocciole e sormontato da un timpano triangolare e da un grande occhio. Un altro timpano più grande poggia sulla leggera trabeazione che sostiene il grande frontone ricurvo che corona la facciata. Sulla porta d'entrata si legge l'iscrizione PANTHEON ATESTINUM. Porta Sant'Agostino che costituiva un prolungamento architettonico della chiesa venne demolita tra il 1912 ed il 1913.
L'omonima Piazza che era sempre stata l'entrata e uno spazio pubblico fondamentale di Modena perse una delle sue principali attrazioni. L'interno della chiesa ha una struttura architettonica a croce latina a braccia poco sporgenti con due altari nella crociera, sei altari laterali e un'abside ricurva. La crociera è rialzata di quattro gradini e il presbiterio di un altro gradino. Nelle due ultime arcate stanno le cantorie. Il Soli attribuisce l'architettura del restauro della chiesa ad Antonio Loraghi e al modenese Pietro Piazza, mentre indica Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi come autori delle pitture del coro del presbiterio e di altri dipinti. La chiesa è riccamente ornata di stucchi che assumono forma di statue, busti e bassorilievi che celebrano la Casa d'Este e che si fondono con gli elementi architettonici così da formare un'immane scenografia che ricalca l'apparato funebre provvisorio e mobile disegnato dal Vigarani per i funerali di Francesco I celebrati in questa chiesa. Nelle nicchie poste tra gli intercolumni si trovano altre statue di personaggi illustri o famosi che erano imparentati con la Casa d'Este.
La piazza di Sant'Agostino nella città di Modena in una veduta settecentesca
Al piano superiore si incontrano cartelle mistilinee contenenti ognuna un bassorilievo con un episodio della vita del personaggio rappresentato nella statua sottostante. Superiormente si vedono timpani ornati da figure allegoriche alla cui estremità, incorniciati da medaglioni, trovano posto una serie di busti di grandi personaggi, ognuno dei quali reca scritto il proprio nome. Tutta la decorazione in stucco è opera di Marchio Lattanzio e di Antonio Contraversi o Traeri detto il Cestellino e fu eseguita nel 1662. Una lapide commemorativa posta sopra alla porta ricorda la trasformazione della chiesa voluta dalla duchessa Laura Martinozzi. Il bellissimo soffitto a cassettoni è pregevole opera di diversi artisti: è noto che Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi dipinsero gli ornati, mentre a Francesco Stringa sono attribuibili le figure del terzo e quarto specchio; Oliver Dauphin, nipote del Boulanger, Sigismondo Caula e Giovanni Peruzzini dipinsero, secondo il Soli, gli altri tre specchi (l'attribuzione è comunque controversa). Nel primo specchio si osserva S. Margherita d'Ungheria; nell'ottagono di destra S. Guglielmo di Aquitania, nel sinistro il Beato Umberto III di Savoia. Nella cornice si notano: al centro il busto di S. Prassede Imperatrice, sostenuto da due angeli e due santi chierici con la corona (nei rombi). Nel secondo specchio è rappresentata l'apoteosi di Enrico II Imperatore. Nei quattro rombi si vedono angioletti con corone di fiori. Nella cornice: al centro il busto di S. Riccardo Imperatore d'Ungheria; nei rombi: due santi in gloria. Nel terzo specchio è raffigurata S. Beatrice in gloria genuflessa davanti a Cristo risorto (F. Stringa). Ottagono destro: S. Edmondo Re (F. Stringa).
Ottagono sinistro: S. Teodorico I (firmato da Michele Colonna e datato 1670). Nel quarto specchio: tondo con Cristo e la Madonna in gloria e i Santi Geminiano, Gregorio Papa, Gregorio Magno e in basso, da sinistra, S. Edoardo II Re d'Inghilterra, Carlo Magno, S. Contrano, S. Rodolfo di Borgogna, Beato Lotario Imperatore, Beato Torrilore (F. Stringa). Nel quinto specchio è raffigurato S. Benedetto Abate fra quattro Santi: Arnoldo Duca, Carlo Magno a sinistra e Ulderico Conte ed Ermanno Conte a destra. Ottagono destro: Beato Carlo Principe di Danimarca; ottagono sinistro: S. Leopoldo V Marchese. Tre riquadri portano raffigurati: al centro S. Domenico, a sinistra la Beata Agnese di Boemia e a destra il Beato Lodovico di Savoia. Nella volta dell'altar maggiore è raffigurata l'apoteosi di S. Francesco di Sales e negli ornati i busti di quattro vescovi: S. Isidoro, S. Leandro, il Beato Ottone e il Beato Contardo. La volta dell'abside è affrescata con l'allegoria della munificenza religiosa della Casa Estense e negli ovali sono ritratte le figure del Beato Roberto, della Beata Clotilde e della Beata Gisella.
Interno della chiesa
Nella prima cappella a destra entrando è collocato il bellissimo gruppo in terracotta raffigurante la Deposizione dalla Croce, opera pregevole del celebre plastico Antonio Begarelli. Questo gruppo fu eseguito attorno al 1530 per la Compagnia di S. Bernardino che aveva il suo oratorio nei pressi della Chiesa delle Grazie (in Via S. Agostino). Soppresso l'oratorio nel 1762, il gruppo fu qui trasportato nel 1785. Restaurato da Giuseppe Malavasi nel 1823, durante il lavoro di ripulitura si osservò che nel piede di Nicodemo (figura sulla destra con le tenaglie) si leggeva "HORATIO GRILLENZONE MODENESE F. 1572" e nella mano destra di S. Giovanni (figura a destra della Madonna), sotto il pollice era scritto "HORA. GRILLENZONE FECIT". Ciò fa ritenere che il gruppo già nel 1572 fosse stato restaurato dal Grillenzone, forse allievo del Begarelli stesso. Alcuni ritengono che nel volto di Giuseppe d'Arimatea (figura reggente Cristo) l'autore abbia voluto ritrarre la propria fisionomia.
La seconda cappella ospita una tela con S. Michele Arcangelo, opera settecentesca del modenese Giacomo Zoboli. Sul terzo altare si può ammirare un quadro raffigurante S. Andrea Avellino, iniziato da Geminiano Vincenzi e portato a termine da Luigi Manzini che vi aggiunse la Gloria sovrastante (sec. XIX). Sotto la cantoria, ove un tempo si trovava la grotta della Madonna di Lourdes è stato recentemente collocato un affresco proveniente dalla vecchia chiesa risalente al secolo XIV e raffigurante la Madonna della Consolazione con Bambino, opera di Tommaso da Modena. In fondo alla crociera di destra si trova un ricco altare in legno intagliato e dorato del secolo XVII. Il coronamento è costituito da una trabeazione sorretta da grosse mensole che presenta lateralmente due timpani spezzati, con rovesci a chiocciole, su cui poggiano due angeli a tutto rilievo. Al centro si trova una grande cartella sagomata con timpano tondo. Ai lati stanno due alte colonne e fra queste e le centrali si trovano due edicole, pure a colonne, sormontate da timpani triangolari. Il tutto poggia su un alto basamento con intagli decorativi. Il quadro raffigurante S. Agostino con un San Guglielmo d'Aquitania inginocchiato è opera di Francesco Stringa.
A sinistra si vedono S. Monica e S. Tommaso di Villanova che venerano l'immagine della Madonna col Bambino chiusa in un ovale retto da due angeli: la Vergine, dipinta di recente e qui collocata al posto dell'affresco di Tommaso da Modena, conserva la stessa iconografia dell'opera trecentesca. Nel riquadro superiore: S. Andrea apostolo e S. Nicola da Tolentino con a lato un putto recante un cartiglio (F. Stringa).
Nel paliotto: la Madonna della Cintura. L'altare maggiore, di marmi bianchi e gialli di Verona, fu disegnato dall'architetto Sante Cavani nel 1837. Nella tribuna destra si trova un monumento al matematico Paolo Ruffini eseguito da Giuseppe Pisani nel 1831. Nella tribuna sinistra: busto di Carlo Sigonio, morto nel 1584 e sepolto nella chiesa, opera attribuita al Begarelli. Nel coro da notare le statue di S. Contardo re e delle Beate Beatrici prima e seconda. Nella crociera sinistra troviamo un grande altare in legno intagliato con decorazioni in oro Ai lati, nel coronamento, si vedono ornati e fregi e due grandi scudi. Al centro, in corrispondenza con le colonne che li sorreggono, stanno due tronchi di timpano spezzati su cui poggiano statue sedute. Nel mezzo una grande cartella con timpano e fastigio di raggi e sotto teste di cherubini. Lateralmente stanno due piloni decorati e al centro due grandi colonne tortili.
Tra questi si trovano due nicchioni contenenti statue di santi. Il tutto poggia su un basamento decorato. Al centro si vede una pregevole tela di Ercole Setti raffigurante la natività della Vergine (sec. XVI). Proseguendo verso l'entrata, lungo la navata dopo la cantoria, nella prima cappella laterale a sinistra è collocata una tela raffigurante l'apparizione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Alacoque, opera di Giuseppe Goldoni modenese. Nella seconda cappella: tela di Francesco Vellani raffigurante l'apparizione dell'Angelo a S. Giuseppe (sec. XVII). Nella terza cappella troviamo un quadro di Adeodato Malatesta proveniente dalla soppressa Chiesa di S. Antonio in Cittadella raffigurante il Santo (sec. XIX).
Alla Chiesa di Sant'Agostino a Modena, Pantheon Atestinum è stato dedicato il quarto volume della collana "Monumenti modenesi" promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, curata e diretta da Elio Garzillo, Claudia Conforti, Elena Corradini, Graziella Polidori.