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Localizzazione della chiesa di Sant'Agostino a Genova
CHIESA DI S. AGOSTINO DI GENOVA
Attualmente la chiesa è stata sconsacrata: tutto il complesso agostiniano del convento è stato ristrutturato ed oggi è sede del Museo Sant'Agostino, realizzato su progetto di Franco Albini, Franca Helg e Ida Maria Botto. Oltre al Museo, gli edifici comprendono la chiesa duecentesca trasformata in auditorium, la sala conferenze, ambienti per mostre temporanee e per l'attività didattica e l'originale chiostro triangolare. La bellissima chiesetta gotica di Sant'Agostino fu realizzata nel 1260 dagli agostiniani, che la dedicarono a santa Tecla. E' stata rimaneggiata più volte nei secoli in forme e stili diversi e abbandonata nel 1798. E' famoso e caratteristico il campanile decorato di maioliche.
Campanile della chiesa di S. Agostino
Oggi è sala per concerti. Nel Museo sono raccolte le testimonianze di monumenti e zone della città ormai scomparse: la serie dei capitelli del X secolo provenienti dalla chiesa di San Tommaso, i leoni stilofori del XII secolo, opera di maestri campionesi, gli straordinari resti del Monumento funebre di Margherita di Brabante, moglie dell'Imperatore Arrigo VII - un vero capolavoro della scultura gotica - e la statua giacente del primo Doge di Genova, Simon Boccanegra. Entrambi i monumenti provengono dalla distrutta chiesa di San Francesco di Castelletto. Una serie di frammenti marmorei ricorda monumentali tombe smembrate, decorazioni di case e palazzi, che si inserivano nel tessuto urbano dell'antica Genova. In origine la chiesa dedicata a S. Agostino fu aperta al culto probabilmente poco prima del 1260.
Il fascino di piazza sant'Agostino è rimasto intatto nel tempo soprattutto per la bellezza della singolarissima guglia, vivacemente policroma interamente rivestita di maioliche colorate. E' su questa piazza che si affaccia la chiesa gotica di sant'Agostino, dove nel 1339 fu eletto il primo Doge di Genova, Simon Boccanegra. Al complesso di sant'Agostino appartiene anche un piccolo chiostrino.
Chiesa di Sant'Agostino
Silenzioso, verde e ... triangolare. Una forma piuttosto originale. Il Convento di sant'Agostino fu costruito a più riprese: la sua forma è mutata così come il suo chiostro che dal medioevale aspetto triangolare è passato al settecentesco aspetto quadrangolare. Oggi presenta una struttura moderna in cemento e acciaio, che ricalca uno stile compositivo settecentesco. Ospita il Museo di Scultura e Architettura Ligure inaugurato nel 1984. Scendendo da Via San Donato si giunge in Piazza Negri: nel 1702 in questa zona venne aperto il Teatro sant'Agostino, oggi Teatro della Tosse.
Il complesso conventuale agostiniano, le cui origini risalgono al XIII secolo, comprende anche la chiesa gotica - l'unica delle grandi chiese duecentesche genovesi integralmente conservata - nella quale si ammirano anche importanti affreschi medievali (di Barnaba da Modena e di Nicolò da Voltri) e seicenteschi.
da F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova. Seconda giornata, Genova 1846
La chiesa di sant'Agostino soppressa, come tant'altre, ne' torbidi della rivoluzione francese, serve ora a comoda officina di fabbro-ferrai, e sotto le imponenti volte del santuario ove echeggiavano i cantici religiosi, t'assorda il rimbombo dei martelli che percuotono le incudini, e il frastuono degli operai; ogni marmo tolto via dall'avarizia o smosso o rotto da gente indiscreta, ogni muro coperto di fuliggine nell'intorno; non v'è di tempio se non la memoria. Così cambia la fortuna de' più angusti e venerati monumenti. Nondimeno son tali di questa chiesa le memorie e l'antichità che cittadini e forestieri non isdegnano di chieder l'ingresso a quei neri ciclopi, e passeggiano con dolente meraviglia le lunghe navi, misurano collo sguardo le maestose colonne e gli archi acuti del tempio, e inutilmente vanno spiando se tra' mucchi di carboni e di ferramenti si scopra il bianco d'una lapide, di un sepolcro che loro discorra d'altro che di ferro e fuliggine. O torni la chiesa a miglior destino, o rimanga in tanto obbrobrio, non dobbiamo defraudarla d'alcuni cenni partecipando quasi alla negligenza che la condanna a sì misero stato. L'origine è incerta, come d'ogni altro antichissimo tempio. Accennammo in altro luogo un'erronea sentenza di Paolo Pansa, il quale è d'avviso che la presente chiesa fosse fondata da re Luitprando dopo che, trasportando dalla Sardegna a Pavia le reliquie di sant'Agostino, le espose in Genova alla pubblica adorazione (Vita d'Innocenzo IV). Che il Re longobardo votasse a quel Santo una chiesa, e qui in Genova fosse innalzata, sembra innegabile dopo la testimonianza di molti scrittori, e specialmente del Varagine. Alcune chiese si disputano anche l'onore d'avere accolte le preziose ceneri, cioè quella di S. Tommaso, di S. Teodoro, di S. Silvestro. Serbando queste cose a luogo più opportuno, basti per ora il conoscere, come il biografo di Papa Innocenzo credesse troppo facilmente al titolo della chiesa di sant'Agostino per trarne la conseguenza che con essa Luitprando sciogliesse il voto. Certo è, che il primitivo suo titolo non fu di sant'Agostino ma di santa Tecla, e che questo durò fin presso al XVI secolo. Ce ne assicura, oltre l'autorità de' nostri istorici, una lapide esistente già nella sacristia, e riportata dallo Schiaffino, ove si ricorda coll'appellativo di santa Tecla la chiesa di cui ragioniamo (MCCCCLXXVI die XV novembris - Mementote fratres Conventus sanctae Teclae ordinis sancti Augustini de Janua quod promisistis, in missis officiis et orationibus perpetuo celebrandis participes facere D. Jacobum Corsum q. Bondioli, et Brigidinam uxorem suam, et Thomam filium eorum cum haeredibus suis pro beneficiis ab eis receptis). È incerto quando vi prendessero stanza gli Eremitani di sant'Agostino, e chi scrisse di questa chiesa fu pago di riferire le prime memorie che vedeansi in lapidi o trovansi negli annali. In certa carticella manoscritta leggo che fu il 1260, e che gli Agostiniani vi si trasferirono dall'antico monastero di santa Tecla in Bisagno; ma non so d'onde sia tratta cotale notizia, che non mi sembra però lontana dal probabile. Posteriore di non più che dieci anni è la prima memoria che può cavarsi dalla storia del Ciprico. Egli riferisce l'annuale costume che avea la Repubblica d'offerire a questa chiesa un palio il giorno de' santi Simone e Giuda, e lo crede istituito nel 1270 all'occasione che ai due Oberti Spinola e Doria fu conferita la nuova podestà di capitani del popolo (Occasione huius novi dominii creati actum est ut opinor, ut quotannis in festo Apostolorum Simonis et Judae ad templum sanctae Teclae ordinis heremitarum sancti Augustini per urbis populum et dominium deferratur palium et cera solemniter, ibique audiatur missa major cum oblationibus populi: da Ciprico - Annali).
L'uso di questa offerta e di quasi ogni altra fu tolto nel 1402 dal dispotismo del Maresciallo Boncichart governatore in Genova pel Re Carlo VI di Francia, onde fu ordinato che i quattro rettori delle arti, i quali aveva istituito il governatore dovessero riscuotere ogni anno da tutti gli artefici duecento lire, e darle ai frati di sant'Agostino in ricompensa dell'offerta del palio. Giustiniani - Annali - sotto l'anno suddetto.), opinione sostenuta anche dal Giustiniani e da parecchi altri. Che alla fabbrica di questa chiesa quale al presente si vede dessero opera gli Eremitani suddetti parmi potersi arguire dallo stile d'architettura, conforme alle altre che furono innalzate tra il XIII e il XIV secolo. Tra quante ci rimangono di quell'epoche essa è certo la più grandiosa, e dirò anche la più elegante, ponendo mente al bel prospetto, che sebbene sformato in parte forma la delizia di chi pregia gli antichi nostri monumenti, ed è singolare ornamento di questa piazzetta. Sebbene uniformata al gusto delle chiese d'allora, che tutte si compendiano in forme e caratteri determinati, ha nondimeno un non so ché di novità e di magnificenza dal portale che a guisa di timpano si stacca in avanti dalla linea dell'edifizio, e da un finestrone rotondo che occupa buona parte del corpo di mezzo. Ora, poiché la porta sarebbe troppo maestosa ad un magazzino o laboratorio di ferrai, vedesi murata tanto che lasci un ingresso simile a quello di stallone o scuderia. Sulle colonnette che adornano gli stipiti ricordo d'aver vedute, fanciullo ancora, alcune lapidi; e queste a quel che si dice, tolte al loro posto, si mutarono in iscalini o lastre di pavimento per lusso privato. È gran fatto che rimanga sopra la porta un sant'Agostino con angioli a fresco, dipintovi con buon'arte da Gio. Batta Merani. Anche un'antica scultura ad ornamenti sussiste a dispetto di tanta barbarie, perché incastrata sul muro che fiancheggia la chiesa. Della quale abbiamo detto abbastanza, più intesi ad adombrare quel che fu ne' passati secoli, che a descriverne le misere condizioni presenti.