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Chiesa di S. Agostino a Caravate
CHIESA DI S. AGOSTINO DI CARAVATE
La chiesa di sant'Agostino, di modeste dimensioni, è stata costruita in stile romanico nei secoli XI-XII. Questa antica e pregevole chiesa viene citata nei documenti all'inizio del XII secolo, e rappresenta con il suo ciclo di affreschi uno splendido esempio dell'arte pittorica lombarda dei primi secoli dopo il Mille. Caravate, dove sorge la chiesa, è un centro della zona occidentale della provincia di Varese, è collegato all'altezza di Gemonio con la Statale n. 394 Varese-Laveno. La chiesa è collocata proprio nel centro del paese, ed è stata oggetto di studi e restauri recenti quanto importanti che l'hanno riportata all'antico splendore medioevale.
L'intervento ha interessato la struttura muraria della chiesetta e dell'area circostante. Sono state pulite le superfici esterne e rimossi meccanicamente i tamponamenti più recenti. All'interno sono conservati affreschi trecenteschi (una crocifissione gotica e una successiva oltre a una adorazione dei Re Magi) e decorazioni settecentesche.
In questo paese sono presenti le tracce di un remoto passato che parla di genti Liguri, della civiltà di Golasecca, di insediamenti etruschi, romani e celti. Le tracce del Medioevo sono molto più vive e conservate nel tessuto stesso di Caravate, fra cui la chiesa agostiniana. La presenza agostiniana a Caravate si comprende tenendo del singolare legame fra questo paese e il monastero di san Pietro in Ciel d'Oro. Questo monastero nel 712 aveva ricevuto in dono dal re longobardo Liutprando la terra di Calariade con le due chiese di santa Maria e di sant'Agostino.
1120 giugno 17, Como.
Alla presenza di Guido vescovo di Como, Ugo e Alberto germani, del fu Allo de Calavado, e Guido, del fu Pagano, rinunciano in favore di Anselmo, abate del monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro, ai diritti di ordinazione e di officiatura delle chiese di S. Agostino e di S. Maria di Caravate, a quattro staia di frumento, a quattro di granaglie e a due congi di vino; rinunciano inoltre ai diritti sulle vendite di pane e di vino; rinunciano infine ai diritti sugli homines, ai diritti di fodro e albergaria, al diritto di tagliare gli alberi e al districtus, ricevendo dall'abate quale launachil una crosna.
Documento falsificato in forma di originale, ASMI, FR, p.a., cart. 6105 (cl. XXXIV, Benefici). Regesto ottocentesco, ASMi, Inventario dell'Arch. Dipl., vol. IV, fasc. 77 (alla data 1120 giugno 21). Nel verso, di mano del notaio scrittore: Cartula finis ecclesiarum de Calavado.
(SN) Die iovis qui est .XV. decimo kalendas iulii. Intra civitatem Cumanam, | intra lobiam episcopii. In presentia donni Widoni episcopi et aliorum bonorum hominum quorum | nomina subter leguntur, per lignum quod in sua tenebant manu refutaverunt et finem fe|cerunt Ugo et Albertus germani, filii quondam Allonis de Calavado, et Wido filius quondam | Pagani, Anselmo venerabili abbati de Sancto Petro Celo Aureo, nominative de his rebus, id est | de investituris ecclesiarum quas ipse abbas ibi habet, id est Sancti Augustini et Sancte Marię, secundum | quod pertinet ad ordinationem et ad officiandum; et finem fecerunt de .IIII.or sextaria de frumento et .IIII. or | de annona et de duobus congiis de vino, per que ipsi dicebant quod canneva de abbatis debebat | incastellare intra castrum de Calavado; et insuper fecerunt finem de venditione canneve abbatis, | panis et vini quam dicebant sibi pertinere, et habere debere modium unum denarius Mediolanensis, si comparare | voluissent; et finem fecerunt de omnibus hominibus pertinentibus ad ecclesiam supradictam, et nullo modo aliquid tollere fotrum, | albergarias, nec arbores incidere nec aliquid districtum nec per se nec per summittentem personam. Et ita iuraverunt | se observare sicut supra legitur; et ad hoc adfirmandum acceperunt ipsi supradicti Ugo et Albertus et Wido ab eodem donno | Anselmo abbate exinde launachil crosnam unam. Factum est hoc anno dominice incarnationis | millesimo centesimo .XX.mo. Intefuerunt testes Rogerius de Sala, Adam de Piro, Ubert de Torviliano | de Vogeza, Lanfranc, Widrag Calegno, Anselmo de Pusterna, Enricus et Bilitarus. Penam inter se posuerunt centum libras argenti. Ego Iohannes notarius et iudex interfui et scripsi.