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Chiese agostiniane: Gravedona

Affresco con Nicola da Tolentino nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Gravedona

Affresco con san Nicola da Tolentino ai piedi della Croce

Affresco con Nicola da Tolentino nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Gravedona

Affresco con san Nicola da Tolentino ai piedi della Croce

Affresco con Nicola da Tolentino nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Gravedona

 

 

CHIESA DI S. MARIA DELLE GRAZIE DI GRAVEDONA

 

 

 

La chiesa di Santa Maria delle Grazie sorse nel luogo di un Oratorio di San Salvatore l'anno 1467 per concessione di Papa Paolo II, su richiesta degli abitanti di Gravedona e anche grazie ai benefici concessi da Galeazzo Maria Sforza. Le notizie riguardanti la fondazione della chiesa e dell'annesso convento, retto dalla Congregazione degli Agostiniani dell'Osservanza, sono conservate in un antico Codice di documenti, iniziato dal primo Priore, che ora si trova presso la Biblioteca Comunale di Corno e che fu trascritto e pubblicato da Santo Monti nel 1904.

Quando il Convento venne soppresso nel 1772 da Maria Teresa d'Austria, la chiesa passò sotto la giurisdizione della pievania di San Vincenzo, mentre il convento con il chiostro venne venduto a privati ed oggi è complesso architettonico della Comunità Montana Alto Lario Occidentale. La Chiesa, che sorge in un luogo particolarmente panoramico, è di grandi dimensioni. La sua struttura architettonica è piuttosto semplice. La pianta è rettangolare con un'abside centrale poligonale affiancata da due absidi minori quadrate, su una delle quali si innalza il campanile.

La facciata, a capanna, presenta due lunghe finestre acute ed un grande oculo; al centro si apre il portone marmoreo, finemente scolpito e sormontato da una lunetta affrescata, al quale si accede con una gradinata. Sopra il portale, ora quasi del tutto scomparsa, era una scritta attestante la duplice dedicazione della chiesa a Santa Maria delle Grazie e a san Nicola e la data di erezione 1467.

Dedicazione che casi recita: "Questo tempio insigne dedicato alla B. V. Assunta delle Grazie e al Santo Compatrono di Gravedona Nicola da Tolentino. Eretto nell'anno 1467 dai Padri Agostiniani dalla singolare pietà dei benefattori. Ornato di cappelle, arricchito da Sisto IV con le indulgenze di Santa Maria del Popolo di Roma nel 1472.

Il Tempio e gli altari sono stati consacrati nel 1532 Infine dagli stessi riparato nel 1742". Sul lato sinistro, in posizione arretrata rispetto alla facciata, sorge l'edificio del Convento che gira intorno al Chiostro definito da più autori "bramantesco". Il fianco destro presenta sei grandi finestre acute ed un secondo portale di proporzioni minori rispetto a quello della facciata, ma di altrettanta squisita fattura. L'interno della chiesa è ad unica grande navata secondo lo stile degli Ordini Predicatori. Vi dominano affreschi in gran parte ben conservati.

Contrafforti interni sorreggono le volte del soffitto e dividono lo spazio in "cappelle", ciascuna delle quali è affrescata secondo un preciso discorso iconografico. Gli affreschi, vera "Bibbia dei Poveri", assolvono ad una funzione prettamente didascalica secondo l' intento tipico degli ordini religiosi, che vedevano nella divulgazione della parola di Dio uno dei compiti più elevati.

Anche su gli archi e le capriate si susseguono mezze figure di santi e sante dell'Ordine Agostiniano; sotto ciascuna si trova una didascalia in caratteri gotici, indicante il nome e le caratteristiche del santo rappresentato. Prendendo poi in considerazione le cappelle, nella prima a sinistra, entrando dal portale principale, è raffigurata una Crocefìssione nella quale la figura del Cristo Crocifisso è una scultura su fondo dipinto; questa commistione di pittura e scultura ha riferimenti culturali di tipo nordico.

La scena è rappresentata drammaticamente come sottolinea la Vergine svenuta tra le due pie donne, la Maddalena e l'apostolo Giovanni. Nella lunetta soprastante sono rappresentati l'imperatore Costantino che vede la Croce e sua madre Elena che la rinviene. Seguono altre cappelle con scene affrescate (come quelle della vita di sant'Antonio Abate), descritte da cartigli e altre rappresentazioni sulle pareti esterne dei contrafforti, dei pilastri e dell'arco maggiore. Sotto questo, l'altare è arricchito da una bellissima ancona in legno dorato e l'affresco "La Madonna dolente Cristo in croce san Nicola da Tolentino".

Sul pilastro di sinistra un Crocifìsso tra una Madonna dolente e S. Nicola da Tolentino, caratteristico per le tinte particolarmente sfumate, è datato 1519. Cappella di Sant'Agata. Al centro "Glorifìcazione di San Nicola". Nell'abside laterale di sinistra sono dipinte ad affresco sei scene inquadrate da finte architetture. Sopra, ai lati dell'oculo, le mezze figure della Vergine e dell' Arcangelo Gabriele in alto (Annunciazione), tra le effige di san Biagio (a sinistra) e di san Gottardo (a destra), la glorificazione di san Nicola da Tolentino da parte della Vergine reggente il Bambino e di sant'Agostino inserita in una architettura "metafisica" rappresentata da lievi colonne su uno sfondo in cui predomina l'ariosità del cielo. In basso tra sant'Agnese (a sinistra) e santa Caterina di Alessandra (a destra) è il martirio di sant'Agata, la cui festa gli Statuti Gravedonesi consideravano giorno festivo come, del resto, avveniva anche per san Nicola. Affreschi nella cappella absidale di sinistra. Iscrizione: "1520/ PRIMA / FEBRUARI", in un tondo sulla cornice sotto stante il Martirio di sant' Agata.

Chiesa di S. Maria delle Grazie a Gravedona

S. Maria delle Grazie a Gravedona

Zecchinelli per prima ricorda questo ciclo: "Nel 1982 avevo notato il carattere miscellaneo dello stemma dipinto sullo sguancio dell'oculo al centro dell' Annunciazione. Nel Liber Memorialis è riportata la notizia che fin dal 1467 il Convento si impegnava a proseguire il culto dei santi Agata, Agnese e Biagio, già praticato nella preesistente chiesa di San Salvatore, e che nel 1474 la chiesa ebbe la seconda dedicazione a san Nicola da Tolentino. Riconoscevo il passaggio dai contenuti narrativi delle cappelle laterali a quello ideologico di questa ancona ad affresco, strutturata su un'impalcatura di corrispondenze gestuali e compositive quali il percorso degli sguardi dei protagonisti o l'ideale proseguimento dell' albero del Martirio nella figura di san Nicola da Tolentino. Il tono di questo colloquio è mirato all'accettazione del sacrificio, incarnato in sant'Agata e nel prigioniero, e alla speranza della glorificazione, impersonata da san Nicola.

Il carattere miscellaneo dello stemma, rispondente alla notizia di una bandiera gravedonese che riuniva i segni araldici delle principali famiglie, l'accenno della cartella centrale al martirio per la liberazione della patria e la stessa presenza di Nicola, santo paladino dell'ordine agostiniano e intercessore contro le ingiustizie, mi hanno fatto ipotizzare una stretta connessione con quegli anni difficili per la comunità gravedonese, che faceva quadrato attorno alla sua tradizione di libertà, impersonata dai santi di antico culto come Biagio, Agata e Agnese, ed alla forza culturale e politica della fondazione agostiniana qui rappresentata dall'Incoronazione di san Nicola nonché da santa Monica e santa Chiara da Montefalco."

Nel chiostro, sulle pareti prospicienti il cortile, ci sono altre immagini in parte non più visibili: i 4 Evangelisti, i 4 Dottori della Chiesa, 4 Profeti col Risorto, 4 santi agostiniani.

Altri affreschi nel chiostro si sono conservati nel deambulatorio settentrionale: Carità e Speranza, Giustizia e Fede, Fuga in Egitto, Adorazione dei Magi, Adorazione del Bambino. Nell'ex refettorio del convento si può ammirare una bella Cena agostiniana.